Rajiv Gandhi rischia il trono
Rajiv Gandhi rischia il trono Mezzo miliardo di indiani alle urne per eleggere il Parlamento e il governo Rajiv Gandhi rischia il trono Per la prima volta il Paese sembra stanco del premier, della sua famiglia e dei loro ricchi amici L'avversario, V. P. Singh, gli rimprovera scandali e fallimenti anche in politica estera S'immagini una elezione con mezzo miliardo di votanti, un'elezione con le urne aperte negli Stati Uniti, in Canada e in tutte le nazioni europee, sino alla frontiera con l'Unione Sovietica: ecco la consultazione cominciata oggi in India e che, in tre giorni, u 22, il 24 e il 26, permetterà a questa democrazia di scegliere il suo futuro Parlamento e il suo futuro governo. Bisogna insistere su questa parola democrazia, perche l'India lo è veramente e profondamente, nonostante la sua miseria, le sue ingiustizie, le sue mille divisioni. E' questa la nona libera votazione in oltre quarantanni di indipendenza. Contrariamente alle immagini presentate da alcune cronache, l'India non corre rischi, oltre quei conflitti che la tormentano periodicamente: l'unico in pericolo è Rajiv Gandhi, il primo ministro. A vederlo, non sembra minacciato: giovanile, aitante, sfoggia baldanzoso i suoi 45 anni, incarna con fierezza la più prestigiosa dinastia politica indiana. E' il nipote di Nehru, il figlio di Indirà Gandhi, è cresciuto accanto a un trono. Ma ora l'India sembra stanca di Rajiv e della sua famiglia, sembra desiderare un nuovo capitolo. Sembra, perché valutare gli umori di un elettorato di 500 milioni è impossibile. Un tatto è certo. Non si assiste a una crisi, bensì a una prova di maturità: per la prima volta, l'India può scegliere tra due governi, ambedue credibili. Da una parte, dunque, Rajiv Gandhi e il suo Congress Party, che, con brevi interruzioni, amministra l'India dal '48. Nel campo opposto V. P. Singh, 58 anni, un uomo schivo, austero, alla testa del National Front, un'alleanza elettorale di ben sei grappi d'opposizione, tra i quali il partito di Singh, il Janata Dal. Non vi è molta differenza tra i programmi dei due schieramenti, che abbracciano gamme multicolori. Rajiv Gandhi non aveva aspirazioni politiche, era un pilota nell'aviazione civile. Ma nell'80, una sciagura aerea lo privò del fratello maggiore San- jay e il 31 ottobre '84 la madre, Indirà Gandhi, perì trafitta dai proiettili di due guardie Sikh. Eletto premier quell'anno stesso, Rajiv fugò in pochi mesi i molti dubbi sulle sue capacità, sulla sua sagacia: e l'ascesa proseguì, costante, per tre anni. D'improvviso, nell'87. lo «scandalo Bofors» infrange l'idillio, inquina l'atmosfera. Testimonianze attendibili affermano che la ditta svedese aveva corrotto indiani anonimi ma altolocati per assicurarsi un maestoso contratto militare; la famiglia Gandhi era innocente, ma Rajiv non riesce a disperdere lo sdegno acceso dalla vicenda, appare irresoluto. V. P. Singh abbandona il governo. Adesso, lo «scandalo Bofors» non è che uno dei capi d'accusa, sciorinati dagli oppositori. Chi ha ragione? Un po' tutti. Rajiv Gandhi ha liberato l'economia dai ceppi della burocrazia, della corruzione e di un socialismo ormai sclerotico e questa economia galoppa ora baldanzosa con aumenti annui del sei per cento. Ma, nel far questo, Gan¬ dhi ha attizzato le pressioni inflazionistiche, ha acceso timori nella borghesia che pure ha beneficiato delle sue riforme, ha esasperato il dramma dei poveri. Gli avversari additano i suoi ricchi amici stranieri, persino la moglie italiana: e concordano con Singh, che tuona: «Rajiv ha dato al Paese un governo di yuppie per gli yuppie». Raiiv Gandhi è stato altresì mirabile «pacificatore». Ma l'accordo Sikh-Indù nel Punjab sembra insalvabile; il separatismo è riesploso nell'Assam e anche i musulmani del Kashmir si battono per l'indipendenza; la missione di pace nello Sri Lanka si è smarrita nella stanchezza e nel sangue. Tutte queste delusioni sarebbero perdonabili se Rajiv non sembrasse impotente dinanzi al Congress Party e alla burocrazia. Pochi giorni fa, ha detto: «Ogni volta che tento di cambiare sistema, cozzo contro blocchi inamovibili». E così forse una maggioranza voterà per Singh. Mario Cirieilo
Luoghi citati: Canada, Front, India, Stati Uniti, Unione Sovietica
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