Diktat di Kohl a Berlino Est

Diktat di Kohl a Berlino Est Aiuti solo in cambio di libere elezioni Diktat di Kohl a Berlino Est BERLINO EST DAL NOSTRO INVIATO Il governo di Bonn è disposto ad allentare i cordoni della borsa e ad aiutare quello della Ddr a uscire dalla crisi economica. Ma pone tre condizioni: indire libere elezioni, instaurare il pluralismo, riformare ia Costituzione (in particolare l'articolo 1 che assegna il ruolo guida al partito comunista). A prescrivere ai governanti di Berlino Est quello che devono fare se vogliono salvarsi dalla catastrofe della quale nessuno conosce le dimensioni (i dati conosciuti sono falsificati), è state il ministro alla Cancelleria di Bonn, Rudolf Seiters, venuto nella capitale della Ddr per preparare la visita che il cancelliere Helmut Kohl farà a dicembre, probabilmente tra il congresso straordinario del partito comunista (dal 15 al 17 dicembre) e Natale. In Occidente è usanza che, se un governo impone a un altro le sue condizioni, ciò avvenga a porte chiuse e che poco o nulla trapeli all'esterno. Qui a Berlino Est, dove ormai la glasnost è totale, l'inviato di Bonn ha potuto enunciare coram populo il suo diktat, perché la televisione trasmetteva in diretta le sue parole, al termine di un colloquio di oltre tre ore con il capo dello Stato e del partito Egon Krenz, il primo ministro Hans Modrow e il ministro degli Esteri Oskar Fischer. Seiters ha parlato con il tono di un governatore che visita la provincia, i tre uomini di Stato della Germania comunista sono rimasti ad ascoltare in silenzio, come sudditi in soggezione, anche quando ha detto: «La misura dei nostri aiuti dipenderà dalla inequivocabilità e precisione delle vostre risposte». «E* stata una scena umiliante» mi ha detto ieri un giovane funzionario del partito comunista che desidera non venire identificato. E mi ha raccontato che migliaia di compagni, delusi e frustrati, hanno riconsegnato la tessera del partito negli ultimi giorni, ieri altri si so no aggiunti. La fiducia nel «rinnovamento democratico» sta venendo meno, la base del partito è in effervescenza, sempre più numerosi sono coloro che chiedono la rimozione di Krenz. - Critico nei confronti del segretario generali! è un commento del quotidiano «National Zeitung», il quale rimprovera a Krenz di essersi «comportato penosamente» l'altro giorno alla televisione quando, interrogato sui brogli elettorali da lui commessi nel maggio scorso, ha detto che «si è trattato di un errore del computer». C'è poi in circolazione (clandestiv «mente) la registrazione di una seduta del comitato centrale del partito nel quale il membro del Politburo Werner Schabowski induce i compagni a dichiarare il falso sulle violenze commesse dalla polizia il 7 e l'8 ottobre, «per salvare Egon*. I! nastro è stato registrato da un tecnico infedele poi fuggito a Berlino Ovest, i dati falsi sono quelli che il procuratore generale dello Stato, Wendland, ha fornito come verità al Parlamento e all'opinione pubblica della Ddr. Ci sono insomma abbastanza elementi perché il congresso straordinario del partito neghi a Krenz quella fiducia di cui ha assolutamente bisogno. Pochi a Berlino Est credono che il segretario generale supererà indenne la prova. Ma chi può ve nir eletto al suo posto? Sempre più insistente ricorre i) nome del primo ministro Hans Modrow, l'unico uomo politico comunista che impersona 'e speranze e la stima tanto delle opposizioni quanto di buona parte della base del partito. L'inviato di Bonn, Seiters, è rimasto anche ieri a Berlino Est, dove ha incontrato il vescovo luterano Forck, quello cattolico Sterzinsky e alcuni esponenti delle opposizioni. Forck gli ha chiesto aiuti urgenti «per non lasciar dissanguare la Ddr» e la collaborazione dei doganieri della Germania federale «per bloccare il traffico illegale di valuta» che sta rovinando il Paese, gli altri lo hanno pregato di non intervenire negli affari interni della Ddr, i cui cittadini sono «maturi per trovare da soli la loro strada». Di riunificazione nessuno vuole parlare. A tale proposito, viene messo in evidenza che durante la dimostrazione di lunedì sera a Lipsia, c'era «un solo cartel lo» con la scritta «Germania patria unita» e «solo una ventina di persone» hanno chiesto la riunificazione. Tutti gli altri, ed erano centomila, cantavano l'Internazionale. «Vi è il sospetto che il cartello sia stato messo ad uso (o addirittura preparato) dalla televisione delia Germania federale» ha detto il già citato funzionario. THo Sansa