In fabbrica dall'Africa di Susanna Marzolla
In fabbrica dall'Africa Un accordo fra i sindacati e le piccole imprese milanesi In fabbrica dall'Africa Dal '90 il 10% dei nuovi posti di lavoro riservati agli extracomunitari Aspettativa di sei mesi per i tossicodipendenti in fase di recupero MILANO. Le porte delle piccole imprese milanesi si aprono agli immigrati extraeuropei: dal prossimo anno, ogni 100 nuovi posti di lavoro, 10 saranno riservati agli stranieri. E' uno dei punti centrali di un accordo firmato ieri tra l'Api (l'associazione delle piccole e medie impreso) di Milano e le confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil. Per raggiungere questo obiettivo occupazionale sono previsti diversi strumenti: la pubblicazione delle offerte di lavoro presso le aziende associate, iniziative «volte all'orientamento scolastico, all'apprendimento della lingua italiana e dell'ordinamento istituzionale, alla formazione professionale». L'accordo viene valutato positivamente sia dall'Api sia dai sindacati. Le aziende apprezzano soprattutto la flessibilità prevista dall'accordo, che permetterà di reperire senza troppi vincoli manodopera attualmente inesistente sul mercato del lavoro. Osserva Franco Terruzzi, presidente dell'Api milanese: «Lo sviluppo delle nostre imprese passa attraverso la trasformazione e l'innovazione. Per fare ciò sono necessarie energie nuove, professionalità adeguate e anche manodopera modellata sulle esigenze produttive». Per il sindacato questo è un «accordo laboratorio — dice Gianni Bombaci della segreteria della Camera del Lavoro di Milano — che potrà permettere di passare, per i lavoratori immigrati, da una fase di mera assistenza ad un effettivo inserimento nel mercato del lavoro». Condizione essenziale è però che questi immigrati escano da una situazione di clandestinità: attualmente, solo il 5 per cento di loro è inserito nelle liste di collocamento. Una spinta potrà venire dalla conoscenza delle possibilità che offre il nuovo accordo: saranno pubblicizzate con manifesti e inserzioni in diverse lingue (francese, inglese, arabo). L'accordo firmato ieri non si occupa solo di lavoratori immigrati, ma anche delle «fasce deboli del mercato del lavoro», in particolare tossicomani e handicappati. Per i lavoratori tossicodipendenti «che abbiano in corso un programma di recupero» è previsto un periodo fino a sei mesi di aspettativa non retribuita. Impegni anche per i portatori di handicap come il «rimuovere gli ostacoli anche di ordine fisico che impediscono l'inserimento sulla posizione di lavoro». Lo strumento essenziale per arrivare all'attuazione dell'accordo è stato individuato in «Milanolavora», un vero e proprio osservatorio territoriale del mercato del lavoro. Per quanto riguarda la flessibilità è prevista un'estensione dei contratti di formazione lavoro (in questi anni a Milano sono stati assunti sotto questa forma diecimila giovani; l'87 per cento ha avuto il posto confermato), di contratti a termine e di «contratti di inserimento di breve durata», questi ultimi destinati a quanti, per ragioni di età non possono usufruire dei contratti di formazione. Susanna Marzolla
Persone citate: Franco Terruzzi, Gianni Bombaci
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