SI RIVEDONO GLI YES di Gabriele Ferraris

SI RIVEDONO GLI YES ROCK SI RIVEDONO GLI YES Lunedì 20 al Palasport il ritorno del gruppo ESSUNO avrebbe scommesso un soldo sui Jethro Tuli, e invece Ian Anderson e soci, il mese scorso, riempirono il Palasport. Riuscirà il colpo anche ai quattro «senatori eccellenti» Jon Anderson, Bill Bruford, Rick Wakeman, Steve Howe, ossia gli Yes d'annata meno Chris Squire? La risposta lunedì 20 novembre, ore 21. Gli stagionati ex-Yes sono in tournée — Torino è la prima data italiana — per presentare il nuovo ellepì, che s'intitola semplicemente «Anderson Bruford Wakeman Howe» e che sinceramente non ci sembra un memorabile capolavoro. O meglio, sarebbe forse un capolavoro se corresse l'anno di grazia 1971, o giù di lì, e la storia del rock progressivo fosse ancora in gran parte da scrivere. Ma siamo alla fine del decennio Ottanta, il rock è in crisi profonda, la noia vince su tutti i fronti. Inventano sempre nuovi sistemi per riprodurre il suono — il ed, il dat — ma non inventano suoni nuovi. Anzi, stiamo sull'antiquariato andante. E qualche volta, più che d'antiquariato si tratta di trouvaille, robivecchi, mercatino delle pulci. Mica v'aspetterete che siano questi quattro anziani signori a portare la rivoluzione? Però, però... Facciamo un'ipotesi. Ipotizziamo una generazione cresciuta a Spandau e Madonna, che degli Yes ha sentito parlare soltanto dai fratelli maggiori, o dai padri. Vanno al concerto, e scoprono una musica entusiasmante. I quattro anziani signori, in effetti, sanno il fatto loro. Jon Anderson è stato cantante principe degli Anni Settanta (e infatti Robert Fripp volle lui, e non altri, per le parti vocali di «Lizard», il disco più bello dei King Crimson); Bill Bruford (un altro crimsoniano) è batterista tipico dell'epoca «progressive», quasi jazz, dal tocco ora raffinato, ora possente; Howe non sarà un «guitar hero» classico, ma ce ne fossero, chitarristi di simile caratura; e poi Rick Wakeman, che per anni contese a Emerson la palma di super-tastierista del rock, colonna degli Yes e fuoriclasse in proprio con album come «The Six Wives of Henry Vili» o «Miths And Legends Of King Arthur And The Knights Of The Round Table». Sono stati, gli Yes, i campioni di quel rock debordante, barocco, ambizioso e tronfio che venne definito «pop sinfonico», o «progressive» ed ebbe momenti di gloria immensa e vendite planetarie — grazie agli Yes stessi, ai Genesis, agli Emerson Lake & Palmer — e poi decadde, spazzato via dei suoi stessi eccessi e dalla rivoluzione cruda del punk. Il suo ritorno — e il prevedibile, in fondo auspicabile, successo — è segno dei tempi. Quali tempi, se buoni o cattivi, decidete voi. Il biglietto per il concerto al Palasport costa 25 mila lire, più prevendita. Da Music Center, Ricordi, Dischetto, Hot Point, Dischianto, Maxeva, Poma, Top Music, Disco Shopping, Mastersound, New My Music, Videomusic, Music Hall, Fans Shop, Punto Musicale, Birreria Marconi, Cartoleria Kennedy, Radio Veronica, Tango, Doctor Disc, Punto Audio, Discolandia, Radio Reporter, Non Stop Music, Dee Jay Disco; Disco International (Ivrea), Elvis (Volpiano), Punto Musica (Chivasso), Le Disque (Rivoli), Zona Disco (Collegno), Arte Musica (Piossasco), California Records (La Loggia), Disco Star (Grugliasco). Gabriele Ferraris

Luoghi citati: California, Chivasso, Collegno, Grugliasco, Ivrea, La Loggia, Piossasco, Rivoli, Torino