PLATONE FA LA MORALE di Federico Vercellone

PLATONE FA LA MORALE PLATONE FA LA MORALE ETICA e morale, la norma sociale e le vicende dell'anima non sono destinate a conciliarsi, ma, perlopiù, danno luogo a tensioni e conflitti in cui l'una o l'altra istanza viene sacrificata. E non si tratta di un conflitto che appartiene esclusivamente al mondo moderno, dove l'individuo deve fare i conti con una realtà sociale molto complessa, come si può ricavare dalla avvincente lettura dell'Etica degli antichi di Mario Vegetti, studioso del pensiero classico e professore all'Università di Pavia. L'etica antica si sviluppa in un tragitto che va dalla faticosa conquista di una coesione sociale che prende forma nella polis (la città-Stato che costituirà poi un modello ideale dell'età aurea della grecità) sino al suo disgregarsi in età ellenistica e al suo definitivo soccombere con l'impero romano. E' una vicenda che s'inizia con i poemi omerici, dove il tumultuoso esercito greco raccolto sotto le mura di Troia prefigura l'ordinata comunità futura. Il vincolo che la tiene salda non è tuttavia lo Stato. La compattezza sociale è piuttosto garantita dalla zona intermedia e anfibia che sta tra l'individuo e le istituzioni. E' questo il luogo deputato dell'etica antica, che si configura così come un grande bacino che accoglie elementi eterogenei: dalle dinamiche che presiedono alla formazione del corpo sociale, alla sfera religioso-sapienziale, alle scuole filosofiche. In questa terra dagli incerti confini, dove si svolge il conflitto per il potere, non è mai l'umanità nel suo complesso a venir chiamata in causa come testimone. Abbiamo piuttosto sempre che fare con particolari gruppi sociali che, in quanto si vogliono depositari della virtù, esercitano il potere. E' un vero e proprio conflitto di legittimità quello che così si configura; e di qui scaturisce un processo che lascia via via dietro di sé l'esempio degli eroi omerici per i quali la virtù, l'affermazione di sé è indisgiungibile dalla violenza, mentre viene in primo piano il ruolo della mediazione sociale. Questa vige tuttavia solo all'interno della comunità. All'esterno, nei rapporti tra le diverse poleis, continuano a valere i puri rapporti di forza. Il crollo della polis dà poi luo¬ go a un processo ambivalente. Da un lato, con Platone, la città terrena si trasforma in un luogo utopico-ideale: l'orizzonte normativo si sovrappone a quello storico-reale e pretende di definirlo. D'altro lato si assiste a un proliferare di movimenti filosofici che reagiscono al disagio e al disorientamento, conseguenti al progressivo venir meno degli ordinamenti tradizionali, con il ricorso a un orizzonte peculiarmente individuale. Si profila cioè l'ideale del saggio, volto a conquistare una completa indipendenza spirituale. Anche Aristotele gioca un ruolo fondamentale in questo nuovo contesto. Egli mette in questione l'atteggiamento platonico, riconduce lo sguardo alla realtà effettiva sino a scindere il sapere teorico da quello proprio della praxis, che abbraccia l'orizzonte sempre contingente dall'agire umano. Ma è l'ideale del saggio a proporsi, dopo Platone, come un variegato filone maggioritario, a partire dalle scuole stoica ed epicurea sino ai primi secoli della nuova era. Con il declinare dell'ideale della polis (che mantiene un decisivo valore orientativo ancora per Aristotele) si afferma così sempre più una dimensione propriamente morale, volta a salvaguardare il singolo mettendolo al riparo dalle tormentate vicende dell'epoca e non a integrarlo nel quadro storico-politico. E, giunto al suo estremo, con Plotino, questo itinerario trascende addirittura se stesso abbandonando le virtù terrene e la coscienza di sé a favore dell'estasi mistica, del congiungersi, dopo un lungo itinerario preparatorio con l'«Uno», principio di ogni cosa. Oggi, all'interno del flusso della storicità si ripropone l'interrogativo, molto ampiamente tematizzato dal pensiero moderno e contemporaneo (a partire dalla polemica di Kierkegaard contro Hegel), se sia il singolo o l'universale, la totalità o il particolare a dover essere privilegiato. E, proprio a questo livello, si ripropone l'alternativa tra etica e morale. Federico Vercellone Mario Vegetti L'etica degli antichi Laterza pp. 336, L. 30.000

Persone citate: Hegel, Kierkegaard, Mario Vegetti, Platone, Plotino