LE FUGHE DI ZODERER di Luigi Forte

LE FUGHE DI ZODERER LE FUGHE DI ZODERER ANCORA una volta Joseph Zoderer proietta i suoi personaggi in un vortice di fuga. Si lasciano alle spalle certezze consunte, volti e tracce familiari. Balzano su un treno, come Lukas, il protagonista del suo ultimo romanzo II silenzio dell'acqua sotto il ghiaccio (Einaudi) nella bella traduzione di Magda Olivetti, e s'abbandonano al flusso della vita. Le stazioni sfilano come fotogrammi di una realtà dilavata dalla pioggia, la distanza cresce: Lukas è incalzato dal suo stesso proposito, turbato da voci che salgono dal sogno e dalla coscienza, un nugolo di Erinni che rischia di precipitarlo nell'angoscia: «E così lo interrogarono, con caparbia insistenza, s'immaginava lui, gli domandarono che cosa provasse». Lukas è vittima e attore di un destino che coincide con lo sradicamento: fuori da sé per tornare a riconoscersi. Zoderer stesso ha affermato: «Importante è l'avventura, il rischio; ogni mutamento, ad eccezione della morte, è meglio di niente». E' una poetica dell'inquietudine che si porta dietro segnali precisi: epifanie possibili, rigenerazioni; in fondo, il segno di un'esistenza autentica. Ma all'utopia la realtà risponde con immagini di desolata solitudine, serbatoio di cose inutili, di cascami e detriti. Lukas vaga per città anonime, maleodoranti: vicoli bui, muri grigi, rappresentano il volto di questa inospitale modernità. Il protagonista ha lasciato la moglie Livia per inseguire Johanna, l'amante inafferrabile e fuggitiva. Su quest'esile canovaccio Zoderer intesse una fitta trama di ricordi, dissolvenze, sbavature oniriche: è il percorso imprevedibile di un soggetto che perlustra la realtà in attesa di segnali da un mondo svuotato e sterile. Vorrebbe forse destarsi al mistero, ma non c'è sogno che possa evocarlo. Incontri, gesti, occasioni sono l'opposto di un vertiginoso messaggio dell'assoluto (com'era ancora per P. Handke e il suo signor Georg Keuschnig nel romanzo L'ora del vero sentire); essi parlano piuttosto il linguaggio del disorientamento. Come per magia si affollano figure strampalate e grottesche in un costante gioco di rifrazioni: una gigantessa etiope, artisti falliti, puttane e ubriachi. Sembra un corteggio felliniano che si trascina dietro lembi di speranze, echi dispersi fra tante macerie. Anche Johanna è introvabile. L'amplesso liberatore Lukas 10 vive con un'altra donna. O non sarà anch'esso un fantasma del desiderio? Giacché ogni cosa riposa qui in una situazione di limite, pronta a sfocarsi e a trascolorare. C'è in questo romanzo 11 volto di un mondo ripulito del suo make-up, terribilmente vero nel proprio abbrutimento. Come contrappeso Zoderer ha sciolto non di rado, nell'incanto dell'amore, un inno alla solarità, all'intatto splendore di cielo e acque. Il tenero brontolio del mare s'accompagna allo sfrecciare dei rondoni in una luce senza tempo. Sono forse le pagine più convincenti, quelle in cui Lukas prova l'ebbrezza dell'avventura totale. Convince meno, da ultimo, il suo ritorno a casa, fra le braccia della moglie: pare bloccare e chiudere la vicenda in un esito senza invenzione. Forse Lukas medita già, in quel fuggevole tepore, «senza provare né dolore né commozione alcuna», un nuovo addio. «Nulla del resto — leggiamo ad un certo punto del romanzo — gli incuteva maggior timore che il silenzio dell'acqua sotto il ghiaccio». Luigi Forte Joseph Zoderer Il silenzio dell'acqua sotto il ghiaccio Einaudi, pp. 112, L. 16.000

Persone citate: Einaudi, Georg Keuschnig, Handke, Joseph Zoderer, Magda Olivetti, Zoderer