SUD DEGLI EDITORI di Bruno Quaranta

SUD DEGLI EDITORI SUD DEGLI EDITORI Parlano Sellerie*, Novecento, Rubbettino, Pironti, Guida dT\à HE cosa rivela la viAg ■ cenda Laterza, ovvero flj 1 l'operazione Rizzoli1 Leonardo diretta ad acquisire la casa barese? Secondo alcuni è I una minaccia al plurah I lismo culturale. Altri ■ j la considerano l'ennesimo capitolo del braccio di ferro fra Nord e Sud, con finale scontato. Altri ancora danno, dell'«affaire», una versione mercantile: un esercizio di compravendita, uno fra i tanti. Insomma: «La realtà è complessa e complicata», come direbbe Benedetto Croce, a lungo ispiratore dell'editrice pugliese. E' la terza lettura — quella mercantile — la più diffusa da Roma in giù. Domitilla Alessio, direttore editoriale della palermitana Novecento, fustiga il vittimismo meridionale: «Ma perché — si domanda — circondare sempre d'esagerato sospetto certi fatti, in sé normalissimi? Il Sud sotto il tallone del Nord, il Settentrione sopraffatore, cattivo...: sono luoghi comuni, alimentati da un regionalismo duro a morire». Domitilla Alessio esemplifica la concezione «laica», paritaria, che ha del gioco editoriale: «I cataloghi delle mostre. Succede che le varie amministrazioni comunali indicano gare d'appalto e case del Nord le vincano. Subito, qui al Sud, a salire in cattedra è la mania di persecuzione. Ho sentito gli editori locali avventurarsi in discorsi del genere: "Uniamoci, coalizziamoci per difenderci". Ma difenderci da che? Non è assurda questa mentalità? Se la tal casa dimostra di possedere carte migliori è giusto che si aggiudichi la posta in palio, sia, questa, anche un'altra sigla editoriale. Sono a favore di una corretta, sana concorrenza, destinata a migliorare la qualità dell'offerta». Alla signora di Novecento (in catalogo De Quevedo e Stevenson, Gide e Apolinaire, Carlyle e Flaubert) fa eco Elvira Sellerio, l'altro editore di Palermo: «Il vittimismo è il virus da combattere. Certo: l'editoria industriale non abita qui, ma è insieme vero che non è la sola via al libro. Il problema è differente: la carenza di punti-vendita. Il rapporto librerie-lettori (reali e potenziali) è assolutamente inadeguato, non regge il confronto con l'alta Italia». Nord, Milano: se fosse nata in piazza Scala e dintorni la pur prestigiosa Sellerio avrebbe forse conosciuto un destino più alto, si sarebbe magari imposta come la gemella di Adelphi... «Nessun rimpianto — oppone la signora —. Qui, è indubbio, i tempi sono meno veloci. Se a Milano, per raggiungere determinati traguardi, occorrono dieci anni, a Palermo ne servono venti. Ma i vantaggi bilanciano gli svantaggi. Intendo dire che sulla piazza ambrosiana il rischio d'essere plasmati, financo corrotti e, quindi, deviati dagli obiettivi professionali non va sottovalutato. Tallonare la concorrenza, studiarne le mosse, rintuzzarle, raccogliere la sfida — in voga — dei bilanci, gareggiare cioè nell'imbottirli di zeri: è defatigante. L'emarginazione, la solitudine, invece nobilitano, garantiscono la serenità, aiutano a veder chiaro, a scegliere con intelligenza». Sui punti-vendita pone anche l'accento Carlo Carlino, direttore editoriale della Rubbettino di Catanzaro, ultimi titoli i «Ritratti in rosso» di Massimo Caprara e «Le tentazioni di Cristo» di Giovanni Franzoni, l'ex abate di «San Paolo»: «Al Sud le librerie scarseggiano, dominanti sono ancora e sempre le cartolibrerie, gloriose forse ieri, ma oggi fuori del tempo. E poi: la distribuzione. Per chi, come noi, non è legato alle Messaggerie, arrivare è un'impresa. E la difficoltà a trovare ascolto nei giornali... Anche se la qualità infine premia, stimola i recensori». «Uscire dall'anonimato, ottenere udienza dai mass-media, moltiplicare i punti-vendita nel Sud (dove collochiamo solo il 12 per cento del fatturato, frastagliatissimo): ecco i problemi — riepiloga Tallio Pironti, titolare dell'omonima casa editrice napoletana —. Il libro della Cardella, se l'avessi pubblicato io, di sicuro sarebbe passato inosservato. E dire che dovreb¬ be essere nostro compito, di noi piccoli-medi editori, lanciare i giovani. I grandi autori, per le ragioni ricordate, preferiscono la grande casa. Comunque ci ostiniamo a inseguirli: rappresentano infatti un volano notevole, un "mezzo" privilegiato per farci conoscere. L'ultima conquista della Pironti? Il Nobel Mahfuz: esce ora "Tra i due palazzi", il primo volume della trilogia. Seguiranno i rimanenti due». Pironti fonda la speranza che l'editoria del Sud conosca stagioni migliori anche su un convegno intemazionale (speranza, beninteso, in contrasto con la filosofia di Novecento e Sellerio): «Si terrà a Napoli il prossimo anno. Saranno invitati gli editori che operano nel Meridione dei vari paesi del mondo. Vedremo». «I problemi dell'editoria meridionale? Sono quelli di cui soffrono un po' tutte le aziende del Sud — analizza Clotilde Izzo, direttore editoriale della napoletana Guida —: un divario tecnologico con le aziende del Nord che, alla soglia dell'integrazione europea, si accresce anziché diminuire; la mancanza di una rete di servizi esterni efficiente; la carenza di marketing adeguato ai tempi». Nonostante ciò la Guida (letteratura, mitologia, antropologia, filosofia, storia, religione, arte e scienze) è in ascesa: «Firme prestigiose e consulenti editoriali di spicco si rivolgono a noi per la prima volta, i librai ci riservano un'attenzione finora sonosciuta e di riguardo — aggiunge Clotilde Izzo —. In aprile inaugureremo una nuova collana di scrittori contemporanei (Volkoff, Benet, Hàrtling». Progressi considerevoli, che non annullano però un'impressione: «Se agissimo al Nord — spiega la signora Izzo — le nostre iniziative avrebbero un'eco maggiore. Costruire una casa d'alta cultura a Napoli, lontano dai maggiori giornali e periodici, significa infatti af- frontare una sorta di inevitabile isolamento». Presidente della Guida è il professor Giuseppe Galasso, fra i nostri storici più autorevoli, senatore, curatore delle opere di Croce nella «versione Adelphi». «Va riconosciuto con franchezza — osserva — che l'editoria nel Mezzogiorno ha dato luogo finora solo a qualche caso isolato di grande impresa moderna. In questo senso Laterza è un'eccezione ed esige una spiegazione a sé, che fa perno su due elementi: lo spirito d'iniziativa della famiglia barese e il suo rapporto con Be- riale nedetto Croce». Ma — continua Galasso — con Laterza, «dall'Unità d'Italia a oggi, sono state molte le case editrici meridionali di grande livello e interesse culturale che hanno dato un contributo sostanziale e innovativo alla cultura italiana ed europea. Da Morano a Sandron, da Principato a Guida, da Ricciardi a Sellerio, tanto per fare solo alcuni nomi». Tutte caratterizzate da «una sfasatura profonda tra il piano culturale e quello imprenditoriale — sottolinea Galasso —. Io vedo anche in ciò un episodio estremamente significativo di come ha proceduto lo sviluppo complessivo del Mezzogiorno verso un'economia moderna, dall'Unificazione italiana ad oggi. Aggiungo che alcune di queste case meridionali hanno dovuto a un certo momento trasferire la loro sede fuori del Sud (pure qui Laterza è esemplare, ma non è il solo). E anche questo la dice lunga sul rapporto fra ambiente sociale e materiale ed economia moderna nel Mezzogiorno». E gli scrittori indigeni? Quale il rapporto con gli editori di casa? A sentirli: fragile, sfilacciato, talvolta all'insegna della disistima. Domenico Rea («Spaccanapoli», Mondadori; «Il fondaco nudo», «Pensieri della notte», Rusconi), una voce partenopea: «Hanno un peso irrilevante gli editori del Sud. Scarsità d'iniziativa, pubblicità e distribu¬ zione deficitarie... Io sono l'unico autore che di tanto in tanto offra loro un libro: la verità è che non m'importa neppure un po' d'essere letto. L'ultima apertura di credito? L'ho fatta a Marotta, da cui sta per uscire "Il valzer dei mendicanti", un saggio seguito da una scelta di "Cartastraccia", la mia rubrica settimanale sul "Mattino"». Luigi Compagnone, altra voce napoletana diffusa da Rusconi («L'oro nel fuoco», «L'ultimo duello»): «All'inizio mi rivolsi al Nord per caso. A distanza di tanti anni mi ritrovo ancora suo ospite». Il caso diventato necessità: «Solo ora l'editoria meridionale lascia intravedere spiragli, comincia ad offrire richiami seri agli scrittori. In particolare, svetta Guida: può ereditare il prestigio, il ruolo di Laterza. E insieme vorrei segnalare — ma è scontato — Sellerio. Io e il Sud? Due, tre anni fa diedi a Pironti "Mater Camorra", cronaca meditata di un episodio del 1911, ma intonatissimo ai nostri giorni». Vincenzo Consolo, siciliano, una comparsa a Palermo (Sellerio) con «Retablo», quasi un'eccezione nell'altalena fra Einaudi («Lunaria») e Mondadori («Le pietre di Pantalica»): «C'era una volta l'editoria di periferia, da Palermo a Firenze, a Trieste. Poi, a cavallo fra gli Anni Cinquanta e Sessanta, il fenomeno dell'industrializzazione accentrò le occasioni editoriali. Il segno della svolta? Tornasi di Lampedusa. Non è emblematico che l'editore Flaccovio abbia invialo il "Gattopardo" a Vittorini? Torino e Milano sono oggi i veri poli. Lì sono le rase maggiori, inserite in gruppi proprietari anche di canali televisivi, quotidiani, riviste i veicoli per eccellenza del libro. Ovvio, quindi, che gli autori si rivolgano a Einaudi, Mondaduri, Rizzoli, e via elencando. Umberto Saba e Italo Svevo, se vivessero oggi, credo che non pubblicherebbero le loro opere a Trieste». Ed Elena Croce, la figlia di don Benedetto, il filosofo che sta conoscendo in questi mesi una nuova giovinezza dopo il cambio d'editore? Nella sua casa romana la signora, che ha preceduto il genitore in casa Adelphi con «L'infanzia dorata » e «Due città» e torna adesso in libreria (un ritratto di Pancrazi per Passigli), non nasconde l'intenso disamore per il Sud: «Una situazione terribile, uno sfacelo. Napoli, com'è ridotta! Ma, in verità, sono male informata: perché mi rattrista informarmi. Mio padre, il suo abbandono della Laterza come segnale del degrado culturale che conosce il Meridione? E' un'interpretazione corretta. Negli ultimi anni Croce era stato relegato in spazi indecenti dalla casa che aveva contribuito in maniera determinante ad allevare. Chi non sa rendere omaggio al suo passato, ai suoi "maggiori", inevitabilmente si arena, non può andare lontano». Bruno Quaranta Galasso: la regola è la sfasatura tra piano culturale e piano imprenditoriale lìenedetto ('rare, a lungo ispiratore del/a Laterza, la casa editrice che Hizzolie Leonardo correi'iluro oro acquisire ita storico (Giuseppe (kilasso Elvira Sellerio