IN RIVA AL TRASIMENO UNA STONEHENGE DEI NOSTRI TEMPI
IN RIVA AL TRASIMENO UNA STONEHENGE DEI NOSTRI TEMPI IN RIVA AL TRASIMENO UNA STONEHENGE DEI NOSTRI TEMPI STUORO I è inaugurato a Tuoro sul Trasimeno, cittadina umbra famosa per la disfatta infetta da Annibale ai Romani, il terzo ed ultimo lotto di sculture del «Campo del Sole». Iniziato cinque anni fa e ideato dagli artisti Pietro Cascella, Mauro Berrettini e Cornelia Von den Steinen, con il coordinamento del critico Enrico Crispolti, con tale progetto è stata creata, sulle rive del lago, un'opera unica nel suo genere. Consiste in 27 colonne-sculture, ciascuna di circa 4 metri di altezza, realizzate in pietra serena locale da altrettanti artisti italiani e stranieri e disposte a spirale intorno ad una grande tavola-scultura, eseguita dallo stesso Cascella. Una specie di agape artistica, all'insegna della «pace tra i popoli», ispirata a S. Francesco che sul Trasimeno era di casa. Per il primo lotto, oltre naturalmente a Cascella, Berrettini e la Von den Steinen, hanno lavorato il giapponese Azuma, l'inglese Tilson e gli italiani Balderi, Bigi, Innocenti e Staccioli. Per il secondo gruppo di colonne-sculture: il peruviano Roca Rey, il senegalese Traoré, il giapponese Ogata, il tedesco Volker Marten, il sardo-newyorchese Nivola e i nostri Liberatore, Giardini, Mainolfi e Somaini. Adesso, per completare l'opera, sono intervenuti Nagasawa, Sorensen, Stahly, De Felice, Fonseca, Canino, Oste, Giò Pomodoro, Trubbiani. A lavori conclusi, l'effetto è straordinario. Un'opera collettiva in cui ciascun artista ha interpretato liberamente il tema della colonna e, al tempo stesso, ha saputo armonizzare il proprio lavoro con quello degli altri. Tutti concordi ed uniti nello sforzo di creare un luogo magico, carico di evocazioni. Giustamente Crispolti, nel catalogo in tre volumi edito da Mazzotta, ha parlato di «ima sorta di Stonehenge del nostro tempo». Nonché di «peculiarità» del Campo del Sole di Tuoro, che lo rende differente dagli altri interventi ambientali che si sono avuti in questi anni. Per limitarci all'Italia, basti citare le sculture di vari artisti e il «cretto» di Burri a Gibellina e le opere di Consagra e di altri scultori per «Fiumara d'arte» in Sicilia. Oppure il «Giardino dei tarocchi» che Niki de SaintPhalle si è costruito a Capalbio o gli «interventi» (da Melotti a Morris e Staccioli) commissionati dal collezionista Gori per ornare il bosco che circonda la sua villa nei pressi di Pistoia. Ma in questo piccolo centro dell'Umbria, lo spirito è diverso. Probabilmente anche per la suggestione del posto, il visitatore ha la sensazione di trovarsi davvero ad un convito dove l'arte e la memoria lo invitano a sostare. E, soprattutto a godere della dolcezza della natura circostante e di quella particolare quiete che l'avvolge. Sedendo a quel «tavolo dell'incontro e del dialogo» che Cascella ha predisposto, girando lo sguardo, potrà osservare l'armoniosa spirale di colonne, ognuna distinta dalle altre, ognuna colma di simbologie ed allusioni. E in tal modo dimenticare affanni e lotte e che, sulle alture vicine, oltre duemila anni fa, secondo quanto narrano Polibio e Tito Livio, sedicimila soldati romani furono uccisi, arrossando con il loro sangue un torrente e un villaggio, che da allora presero il nome di Sanguineto. Forse in poche altre circostanze un parco di sculture ha saputo raggiungere un così intenso significato. Francesco VincKorio i 'no scorcio delle colonne del Campo del So/c a Tuoro sul Trasimeno
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