Il Pesce d'Oro di Scheiwiller

Il Pesce d'Oro di Scheiwiller Da 65 anni fine editore Il Pesce d'Oro di Scheiwiller Milano, willer 1957. (Foto CTORINO HE strana la vita. Ricevi un cartoncino d'invito per la presentazione d'un 1 libro («E' invitato... giovedì 23 novembre ore 18,30... alla "Bloomsbury Books & Arts"») e ti si apre un mondo di ricordi, scopri incredibili coincidenze, si spalanca una finestra su un panorama, anzi su un micropanorama, reso prezioso e godibilissimo non da vette innevate o verdi colline, da fiori o fontane gorgoglianti; bensì da quelle innumerevoli sensazioni, violente o impalpabili, che solo il contatto con l'autentico, indomito amore per la parola scritta, per il peso fragile della carta stampata vissuto da un «editore come creatore» (programma ideale di Gobetti, 1925) può donare. Il mondo di ricordi. L'occasione è la presentazione di II sangue del colore, raccolta di scritti, riflessioni, dialoghi, in versi (una sezione s'intitola «Poesie dipinte») e no, di un pittore raffinato qual è Claudio Parmiggiani, modenese da anni trapiantato a Torino: coedizione italofrancese di Vanni Scheiwiller e Les Musées de la ville de Strasbourg. E se l'autore Parmiggiani è stato per chi scrive un compagno di strada e di avventure artistico-letterarie fin dall'adolescenza, l'editore Schei willer, con i suoi piccoli libri, è un mito che si perpetua da 65 anni con puntigliosa, raffinata, indipendente puntualità. E senza essere un editore per soli bibliofili. Le coincidenze sono due. La prima: l'8 novembre è ricorso il centesimo anniversario della nascita (a Milano, da genitori svizzeri) di Giovanni Scheiwiller, il padre di Vanni fondatore, nel '25, della piccola casa editrice che dal '36, con la nascita della collana «All'insegna del Pesce d'Oro», costituisce un punto di riferimento insostituibile per i poeti e gli scrittori di cui la grande editoria si accorge in genere con grande ritardo. La seconda: proprio il 23 cade il primo anniversario della morte di un poeta, Adriano Spatola, di cui Scheiwiller ha pubblicato nel '66 una raccolta di versi, L'ebreo negro, che fu insieme aspramente criticata ed entusiasticamente accolta: proprio l'obiettivo che sempre gli Scheiwiller si sono posti, come testimoniava nel '37 Ezra Pound scrivendo di Giovanni: «Egli concepì un sistema che recava una perdita piccola, ma assoluta all'editore... entrò nel mondo di Douglas, nel quale le superstizioni monetarie cedono alla vita stessa... Come un paladino medievale mosse contro un dragone». Scorrere il catalogo Scheiwiller è un piacere sottile: Alberti, Anceschi, Apollinaire, Bacchelli, Baudelaire, Bigiaretti, Bilenchi, Buzzati, Campana, Capogrossi, Cardarelli, Carrà, Ottavio Cecchi, Chagall, Cocteau, Comisso, Cummings, D'Arrigo, De Chirico, Delfini, De Pisis, Dorazio, Dubuffet, Eco, Erba, Alberto Giacometti, Jorge Guillén, Herman Hesse, Jahier, Kavafis, Le Corbusier, Longanesi, Luzi, Machado, Mallarmé, Marinetti, Martini, Montale, Morioni, Pound, Prampolini, Quasimodo, Rebora, Saba, Sbarbaro, Tozzi, Ungaretti, Valgimigli, Valéry, Verlaine, Yeats, Zanzotto... Pubblicati quando nessuno dava loro il minimo credito. E' il micropanorama cui ci riferivamo all'inizio: e del quale la presentazione del Sangue del colore di Parmiggiani offrirà la chicca di una mostra libraria. I piccoli volumi-gioiello dell'editore milanese, i più esauriti, saranno lì a farsi godere. Anche se, come notava Prezzolini, «non fanno vetrina». Proprio Prezzolini ci aiuta a capire chi è stato Giovanni Scheiwiller e chi è Vanni, che ne ha proseguito l'opera senza cambiare l'impostazione della piccola casa editrice. «Scelse una via ! I difficile: la propria... Va alla caccia del raro e dell'inaudito. Qualche volta confonde l'artificiale col naturale. Per fortuna il meglio sincero risalta nel confronto col falso... Raramente lo trovate a casa: gira per l'Italia per recuperare i crediti dai librai, che pagano regolarmente i grandi editori, ma trascurano i piccoli». Ecco: questo ritratto di Scheiwiller (il padre come il figlio) che gira l'Italia a piazzare i suoi libretti, divenuto negli anni agiografico, non andava giù, ad esempio, a Eugenio Montale: «Non capisco perché faccia l'editore, i suoi libri non si trovano nelle librerie, non si sa dove metterli, sono... delle farfalle — affermava in un'intervista —... Ammiro il suo talento, la sua buona volontà e il suo coraggio, ma non capisco perché si ostini a pubblicare microlibri introvabili, illeggibili, inutilizzabili... Insomma tutta l'impostazione della sua vita mi sembra una pazzia». Una pazzia che però attirò Montale come una calamita, visto che pubblicò con Scheiwiller setteotto microlibri «introvabili, illeggibili, inutilizzabili»... «All'insegna del Pesce d'Oro» è rimasta la collana più famosa. Come nacque l'idea di questo titolo? «Nel 1925 mio padre si ritrovò con un gruppo di amici, fra cui Sinisgalli, Cantatore, Quasimodo, Solmi, Carrieri, Melotti, in una piccola trattoria toscana, a parlare della sua idea, nata dopo una lunga collaborazione con Ulrico Hoepli. La trattoria si chiamava appunto così...», risponde Vanni, che, per spiegare che cosa lo spinga a continuare, isolato e indipendente come il padre, cita Baudelaire: «Sappiamo che saremo capiti da un piccolo numero di lettori, ma questo ci basta». E Parmiggiani: «A volte la verità che cercavo l'ho trovata in un sogno». Maurizio Spatola iovanni Schei Uliano Lucas) Milano, willer 1957. (Foto Giovanni Scheidi Uliano Lucas)

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