I diecimila «ribelli» di Luisella Re

I diecimila «ribelli» Manifestazione dei commercianti in Galleria San Federico contro Fisco, assalto dei supermarket e ritardi comunali I diecimila «ribelli» Gli esercenti della cintura sono arrivati con trenta pullman «Ma a far notizia è sempre soltanto la protesta di via Roma» «Vogliamo far capire che il settore del commercio crea reddito, garantisce occupazione e rappresenta un tessuto importante dell'economia e della società, anche se formato da piccole e medie aziende». Nella quiete della domenica mattina, il presidente Ottavio Guala apre la serie di interventi che concluderà la mobilitazione dell'Ascom, dopo il coprifuoco che ha coinvolto la sera prima insegne e vetrine. In Galleria San Federico un mare di folla, (oltre trenta i pullman in arrivo dalla provincia), che gli organizzatori calcolano per buon peso «sulle diecimila persone». Sul palco, lo staff dirigenziale dell'Ascom compresi il vicepresidente nazionale Erminero e il presidente della Federfiori De Maria, ormai candidato ufficialmente alle elezioni per la de. Tra il pubblico vistosamente tallonato da esponenti del msi e delle due liste «Piemont», facce di gente abituata a «ruscare», cappelli di feltro, cap¬ pottini col colletto di pelliccia. E in prima fila, insensibili al viavai di politici vicini al mondo della distribuzione, donne pronte a raccontare la frustrazione di «noi della periferia, che abbiamo spento le luci come gli altri anche se a far notizia è solo via Roma», oppure lo scoraggiamento di ritrovarsi accanto «ed è la cosa che fa più rabbia, anche quelli che guadagnano tanto e pagano poco o niente». Ed ecco l'introduzione del presidente, mentre sullo sfondo il cartellone assembleare «Uniti per il futuro» cela a malapena le locandine di «Indiana Jones e l'ultima crociata». Ma non ha toni da crociata, Guala. Al centro della sua analisi, problemi noti: il fisco che tartassa chi già paga ma tollera enormi sacche di evasione; la sanità inefficiente; le logiche di partito che sommergono qualsiasi voce politica responsabile; le pensioni irrisorie anche per le categorie con fondi in ampio attivo. E a Torino, un «livello amministra¬ tivo certamente non esaltante di serietà e capacità di governo». Dove l'assalto della maxidistribuzione risulta cruento anche per colpa di troppe esigenze irrisolte: alla riqualificazione dei mercati sino alla questione del centro storico che verrà discussa in Consiglio martedì. Schierata l'Ascom a favore di «interventi che ne favoriscano recupero e decongestionamento» ma dichiaratamente ostile «a ogni sperimentazione prenatalizia, oggi irresponsabilmente caldeggiata dalla Confesercenti». Il presidente riassume pacato i mali del commercio e della città: soltanto un grande sforzo collettivo consentirà di coagulare un commercio in armonia con una città rinnovata. Ma un po' di colore ci vuole; e tocca al vicepresidente Vinardi concederlo alla platea sciorinando l'elenco delle tasse che pesano sul settore, oppure i trasporti pubblici inaugurati in cintura per favorire certi nuovi ipermercati, «ed ecco spiegato dove finiscono i nostri soldi». Nessuna risposta invece a chi pretende delucidazioni sul centro commerciale «più grande d'Europa, che Berlusconi sta costruendo a Grugliasco». E neanche un accenno alla delibera regionale del 27 marzo 1980, tuttora in vigore, in cui su proposta di un assessore «rosso» venne approvato all'unanimità il programma di urbanistica commerciale dei tempi nuovi. Ferocemente bloccato dal dettaglio locale ottenendo come risultato (diluiti poi i vincoli regionali dal decreto Batta¬ glia) i colossi internazionali che ora si affacciano in Piemonte, approfittando di un vuoto che avrebbe potuto e dovuto esser riempito a tempo debito. Ma tornare indietro non si può, ed è così che il vicepresidente nazionale Erminero delinea un programma finale che riesce improvvisamente a trasformare una risaputa polemica di settore in una stimolante promessa collettiva. Non parla di fisco prevaricatore, il vicepresidente nazionale, ma sottolinea «la concorrenza sleale di chiunque non paghi giuste tasse, compresi i milioni di italiani impegnati in un secondo od un terzo lavoro nero». Una scappatoia impraticabile per chiunque sia legato ad un bancone di vendita, «ed è per questo che ci batteremo per orari più equi, in modo da poterci interessare alla vita pubblica». Nessuna dichiarazione di guerra contro la grande distribuzione, infine, ma una puntualizzazione carica di potenzialità. «In America i centri commerciali servono alla gente per ritrovarsi e riconoscersi, mentre l'Italia è terra di piccoli paesi e di città raggrumate intorno a vitalissimi centri storici». Proprio in rapporto a tale realtà la voce e la forza colorate del commercio saran chiamate a diventare, forse per la prima volta, di tutti. «Senza il movimento, il calore e gli stimoli dei nostri negozi si rischia di perdere il senso vero della città. Siamo dunque i primi ad auspicare centri storici pedonalizzati, accessibili, fruibili e giocosi. Nessuno come noi, inoltre, ha l'interesse e la capacità di qualificare le periferie urbane, oggi condannate ad un anonimato di percorsi perduti e di piazze tradite». Luisella Re La folla degli esercenti attorno al palco, sotto la Galleria San Federico, per l'iniziativa organizzata dall'Associazione Commercianti provinciale

Persone citate: Berlusconi, De Maria, Guala, Jones, Ottavio Guala, Vinardi

Luoghi citati: America, Europa, Grugliasco, Indiana, Italia, Piemonte, Torino