Che «incanto» di gioielli
Che «incanto» di gioielli Due appuntamenti d'elite in Svizzera, offerti da «Christie's» per collezionisti dal gran portafogli Che «incanto» di gioielli Incasso record all'asta di Ginevra GINEVRA. Oltre cento miliardi di lire sono passati di mano nella settimana di aste internazio-, nali appena conclusa a Ginevra. Intere collezioni di gioielli, argenti, oggetti Art Déco e Art Nouveau si sono disperse nel mondo. Con un totale di 46 milioni di franchi (circa 39 miliardi) Christie's ha conquistato il suo nuovo record ginevrino per gioielli. «Metti insieme pezzi con una storia alle spalle, materiale di alta qualità, aggiungi il nome dei Rothschild e il gioco è fatto» assicura il presidente Frangois Curiel, che ha battuto personalmente la vendita all'incanto. Poco importa se quello che era considerato uno dei diamanti rettangolari più grandi del mondo (53,74 carati) è stato ritirato (il proprietario sta trattando la vendita privata per circa sei miliardi). Proprio i Rothschild, con una collezione di 18 pezzi, tutta smeraldi e diamanti, hanno avuto successo, non per un intrigo d'alta finanza, ma per un'opera benefica: il ricavato (10 miliardi e mezzo) va a uno degli ultimi Charitable Trusts fondati da mrs. James A. de Rothschild. Una tiara di 19 gocce di smeraldi in gradazione è contesa da cinque persone (quattro in sala, una al telefono): se l'accaparra un collezionista degli Stati Uniti che spara due milioni 860 mila franchi (due miliardi e 400 milioni di lire). Un record mondiale per una «pistola» potrebbe essere un simbolo negativo dei giorni nostri. Ma l'oggetto pagato quasi un miliardo e mezzo, è un innocuo automa in smalto, oro e perle, con il canto di un uccello, opera di Freres Rochat (1810), comparso adesso per la prima volta sul mercato internazionale: Patek Philippe lo ha considerato un pezzo degno del suo museo, un tesoro nazionale della Svizzera. Certo l'arte che ha accompagnato la storia d'Europa affascina il mondo. Habsburg-Feldman, casa d'aste svizzera con un breve passato alle sue spalle sul mercato internazionale e un capitale italiano (Finarte) nel suo pacchetto, sbaraglia tutti nel campo dell'Art Nouveau e Art Déco: per un vaso di 74 cm di altezza, vetro giallo con decoro floreale blu, un pezzo «in¬ dustriale» firmato Galle, all'hotel des Bergues la contesa tra un giapponese e una signora europea raggiunge lo spasimo; da una base d'asta di 200 mila franchi, si raggiunge in un batter d'occhio il mezzo milione. Con un incredibile self control, ormai più giapponese che inglese in queste aste, quello che il banditore Georges de Bartha ha definito «a relaxed gentleman» si aggiudica poi il vaso per quasi un milióne di franchi (800 milioni). Ma non tutto è andato secondo le attese. Le sorprese sono venute dai diamanti: solo il bianco purissimo ha retto le elevate quotazioni del mercato. Molti pezzi sono rimasti sul banco del banditore. Sotheby's ha fatto fiasco con la sua collezione di diamanti colorati. Uni¬ ca tardiva roddisfazione: il diamante grigio-blu tondo, 14,07 carati, per il quale in asta tre milioni di franchi di offerta non sono stati sufficienti, trova un acquirente con trattativa privata. Bruno Muheim preferisce puntare l'attenzione sui tre record mondiali ottenuti da Sotheby's: una tabacchiera d'oro, dono di Caterina II di Russia al suo medico inglese Thomas Dimsdale (1768) e ora venduta dai suoi eredi, oro in quattro diversi colori e diamanti, spunta due milioni e 35 mila franchi (ben più di un un miliardo e mezzo) dal londinese S.J. Phillips, lo stesso che non bada a spese per due secchielli da ghiaccio per vino, firmati JeanBaptiste de Lens, Parigi 1732, un record da un milione 815 mila franchi. E un orologio da polso, raro cronografo d'oro bianco di Patek Philippe (1945) segna ancora un record mondiale con 209 mila franchi (oltre 170 milioni). Due italiani hanno avuto un riconoscimento alle aste di Christie's: una miniatura di Giovanna Garzoni, dipinta a Torino nel 1635 (ritratto di un mulatto) conquista un suo primato di 16.500 franchi, mentre tra le ceramiche moderne le «Blue standing stone» di Gianni Tosin (1959) raggiungono 11 mila franchi (più di nove milioni). Simonetta Conti
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