Se il film comincia a mezzanotte

Se il film comincia a mezzanotte Se il film comincia a mezzanotte Le ragazze di Tempie ed il pistolero di Wong TORINO. I film di mezzanotte rappresentano secondo l'attuale evoluzione dei festival il momento della distensione. Nel concorso o nella retrospettiva si fa sfoggio di filologia, nelle ore notturne si anticipano i programmi commerciali della stagione. E d'incanto, poiché i «cinéphiles» tendono a giudicare il prodotto in sé al di là della storia e della cultura, ecm fiorire i sorrisi e crepitare gli applausi. Una sorte non diversa tocca in questi giorni d'inaugurazione anche al Festival Cinema Giovani, con un eccesso d'indulgenza in quella che non è più una selezione ma una vetrina di mere pellicole commerciali. Potrà interessare i sofistici il fatto che di stagione in stagione Hollywood estenda ed esporti le sue banalità più che i propri irresistibili pregi di tecnica e fantasia. A Torino ne abbiamo colto due esempi in registi ormai sulla quarantina: l'inglése Julien Tempie di Earth girls are easy («Le ragazze della terra sono facili») e il cinese di Hong Kong, «Kirk» Wong di Tien Lo diwan C«Gunmen» o «I pistoleri»). Nonostante il successo di La grande truffa del rock 'n roll e soprattutto di Absolute Beginners, Tempie non gode in patria di un prestigio vero dal punto di vista economico. E dire che girare i più divistici videoclip musicali con fior di talentacci da prendere con le molle, non lo ha certo precocemente rimbambito. Se al contrario vuole un piano di lavorazione costoso e un gruppo di attori nati per il cinema, deve trasferirsi a Hollywood. Non è una novità che la maggior parte dei titoli che battono bandiera britannica, in realtà sono indirettamente finanziati dai dollari d'oltre Oceano. A questo punto Julien Tempie, con la proposta di parodia d'un genere popolare come la fantascienza e con la disponibilità d'una coppia bella e incisiva come il Jeff Goldblum e la Geena Davis de La mosca di Cronenberg, si sarà in anticipo ritenuto vincitore della partita. Non aveva fatto i conti con una sceneggiatura allentata, la quale gl'impedisce di aggiungere alla parodia la satira. In Le ragazze della terra sono facili si favoleggia di tre alieni piombati sul nostro pianeta con l'intenzione di prodursi in facili conquiste. Non è mica facile per chi ha un pelo spesso da lupo e una tinta unica (per esempio Goldblum è tutto in azzurro) fare colpo sulle ragazze. Ci vuole il colpo di genio della sciocca Val, in rottura con il fidanzato, per trasformarli in tre schianti di ragazzoni grazie alle cure di un'estetista che in California deve averne visto di peggio. Avranno successo e susciteranno scompiglio. Per Val si prospetta addirittura un matrimonio interplanetario e l'estetista canta il motivetto di congedo. Julien Tempie capisce infine di avere troppo confidato nelle sue forze di europeo curioso. A Hollywood lo avranno giudicato un alieno, dandogli poca corda. Quando scherza sul consumismo il regista ha in ogni modo la mano felice. Per sfogarsi con il fidanzato, Val manda una boccia di bowling a schiantarne il personal computer e, per un corso di lingua agli extraterre¬ stri, non rimane che scorrere a caso i programmi televisivi. Che poi vi appaia un Jerry Lewis al massimo della capacità trasformistica, in Le folli notti del dottor Jerryl, non può che provocare l'invidia dei meno dotati attori qui venuti dallo spazio. Al cinese Chi Keung Wong l'americanismo è entrato nel sangue e nel nome mediante un Kirk che ha cancellato sia il Chi sia il Keung. Ora gli entra nel portafoglio, perché copiando Gli implacabili di Brian De Palma, ha impiantato una proficua operazione commerciale grazie al culto per la violenza e alla bravura nel montaggio. Rivedendo con calma i suoi «Pistoleri», si capirebbe che è desunto da altri modelli fotogramma per fotogramma. Ebbene poiché il massimo successo della stagione, cioè Batman, è a sua volta un'antologia di citazioni, nessuno oserà rimproverare Hong Kong quando copia Hollywood, dal momento che Hollywood è la prima a celebrarsi. Gli «implacabili» di Shanghai vengono dalla guerra civile e combattono i trafficanti d'op¬ pio nei disordinati Anni Trenta. I loro modelli americani per una delazione conoscevano lo scacco di un'irruzione in un presunto spaccio di liquori dove invece si tessono ombrellini? E i cinesi capitano in un circolo della mala dove apparentemente si gioca a majong. La solidarietà del gruppo, le difficoltà della burocrazia e la ferocia dei gangsters passano quindi dall'una all'altra produzione. Il ritmo è forsennato, la recitazione fumettistica. L'importante è stupire e stordire con torture, sparatorie ed esecuzioni. Wong prende da Leone la brutalità dei colpi bassi contro le donne e da Peckinpah i funesti colpi di pistola con spruzzi di sangue al rallentatore. Al fine di non affaticare lo spettatore avvicina l'inquadratura alla fissità del fotoromanzo e manda tre volte a morte il cattivo. Anche per mano d'una bambina. La gente è contenta e magari domani si ricorderà delle retrospettive sul neorealismo 1945-49 o sugli indipendenti italiani Anni Ottanta. Piero Perona Cinema Giovani. Una scena di «Gunman» firmato da Kirk Wong