«Cartografico, restituite i soldi»

«Cartografico, restituite i soldi» La Corte dei conti vuole i miliardi (cinque?) di un'opera mai entrata in funzione «Cartografico, restituite i soldi» Accuse a presidenti e assessori (dal 75 all'85) Lo Stato rivuole i soldi del Cartografico. Li pretende tutti e in fretta. Li ha chiesti alle giunte regionali che si sono alternate dal '75 in piazza Castello: la prima maggioranza «rossa» guidata da Aldo Viglione, la coalizione pci-psi-psdi capitanata da Ezio Enrietti e l'ultima presieduta da Viglione, morto un anno fa. Le delibere «incriminate» sono parecchie. Assessori e presidenti non più in carica dovranno difendersi, spiegare di aver agito in perfetta buona fede, dimostrarlo. I nomi sono segretissimi. In Regione nessuno ne parla, ma la notizia è certa. Sono in gioco danni per miliardi. Sarà una lunga battaglia processuale, un'altra pagina che racconterà di sprechi, rinvìi, ritardi non tutti giustificati (secondo la Corte dei conti). L'istituto, costato almeno dieci miliardi, non ha infatti mai prodotto una cartina, solo polemiche. E la Corte dei conti oggi chiede i danni: a chi l'ha voluto, creato, sostenuto o non se n'è semplicemente occupato lasciando che strumenti costosissimi restassero inutilizzati in qualche angolo dei palazzi regionali. Scoppia un altro scandalo, partono le richieste. L'hanno deciso i giudici dopo aver ricevuto le relazioni dell'ispettore che, a Torino, ha rivoltato come un guanto l'affare più sconclusionato, mal riuscito ed incredibile delle giunte di sinistra che dal 1975 hanno governato il Piemonte. Con le lettere in arrivo da Roma ad ex assessori e consiglieri sfuma un bel sogno nato, cresciuto e naufragato malamente. Gli «007» dello Stato a Torino dalla scorsa primavera, con l'aiuto di esperti della prefettura, hanno ricostruito la storia complessa e sofferta di un progetto fiore all'occhiello, diventato istituto lanciato verso l'Europa, inaugurato addirittura dal presidente della Repubblica Sandro Pertini, ma mai entrato in funzione. La sfortu¬ na, un incendio, lo scandalo delle tangenti lo hanno trasformato in un affaire oggi senza padri. La giunta dc-psi-psdi-pri-pli di Vittorio Beltrami ha scelto di regalare tutto. Così all'Università, all'Ipla, alla Provincia, al Centro di calcolo di corso Unione Sovietica sono arrivati computer, stereocartografi, plotter, raddrizzatori, sistemi ortofoto nuovi di zecca. A fornirli alla Regione era stato Adriano Zampini, grande faccendiere, finito poi sotto processo. Del centro cartografico regionale s'è occupata già la magistraura scrivendo uno dei capitoli della «tangenti-story», poi gli ispettori, ora l'ultima pagina: i danni. Si chiude così, in un modo per nulla esaltante, un progetto che ha radici lontane e, forse e anche frutto delle manie grandezza dei primi anni di vit^. delle Regioni. E' il 1975. In piazza Castello arriva la prima giunta rossa. L'urbanistica viene affidata al professor Giovanni Astengo. E' lui a credere per primo nel Cartografico. Illustra il progetto ai colleghi ma pochi ne sono entusiasti. L'operazione è contrastata. Tant'è che il Commissario di Governo blocca la prima legge. Ma la seconda passa. E' il 30 giugno 1981. Due miliardi e mezzo se ne vanno per i primi macchinari. Li portano in via Ventimiglia a Palazzo Nervi. Alla sede e alle macchine ci pensa Adriano Zampini, allora poco conosciuto, poi suo malgrado più famoso. Le prime fatture ammontano a tre miliardi. In corso Bolzano, al posto di Astengo, arriva Claudio Simonelli. Tocca a lui occuparsi di quella «patata bollente» che avrebbe volentieri evitato. Che fare? I La giunta (pci-psi-psdi) decidi andare avanti e mettere .malmente in moto un «centro» ! che fornisca carte del PiemonI te, delle Province, dei Comuni: I uno «strumento indispensabile per la programmazione». Perché lo sia ci vogliono una società, dipendenti, sede e macchinari. Mentre, uno dopo l'altro, i tasselli del mosaico si compongono, l'imprevisto: la notte del 7 ottobre '81 un furioso quanto misterioso incendio aggredisce i locali dove sono stati accatastati i macchinari. Danni gravi, non irreparabili. Il «centro» continua a restare fermo. L'architetto Giovanni Picco chiede spiegazioni alla giunta. Con lui altri. Per rispondere, Claudio Simonelli, illustra un progetto definitivo. Lo scandalo delle tangenti che porta in carcere assessori e consiglieri blocca tutto. Passano altri mesi e i preziosissimi strumenti del Cartografico, pagati miliardi, restano chiusi. Si riparte: nascono società, corsi per il personale, ecc. Ma gli arresti dalla tangenti-story, gli interrogatori, le dimissioni bloccano di nuovo tutto. Ora, il conto. Gian Mario Ricciardi A 7 ottobre 1981, l'incendio che danneggiò il Cartografico

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