Il riscatto dei titoli Eurogest

Il riscatto dei titoli Eurogest Perché tanti risparmiatori ingannati: dal caso-«atipici» ad altri crak Il riscatto dei titoli Eurogest Attenti ai venditori «porta a porta» Per circa 17 mila risparmiatori che negli anni passati si lasciarono convincere a partecipare alle iniziative immobiliari dell'Eurogest il calvario non è finito. Dopo aver quasi tutti accettato nel 1987 di cedere i propri certificati di partecipazione in cambio di titoli della Scotti, non vedono che vantaggio ne hanno avuto. Il loro investimento continua a essere illiquido, perché la Scotti non è stata affatto riammessa alla quotazione di Borsa. C'è però qualcuno dei possessori di certificati Eurogest che nelle scorse settimane ha tirato un sospiro di sollievo. Alcune delle operazioni immobiliari iniziate anni fa si sono infatti concluse. Hanno così avuto la conferma di aver fatto la scelta giusta quei pochi che, accortamente, avevano preferito tenersi i propri certificati, nonostante le insistenze non completamente disinteressate degli agenti Eurogest. Alla notizia non è però stata data nessuna pubblicità, a parte alcuni avvisi apparsi senza particolare rilievo sul principale quotidiano economico italiano. Si tratta invece di fatti che, opportunamente commentati, è bene portare a conoscenza di un pubblico più vasto. Nella tabella è riportato l'ammontare del rimborso per ogni certificato e, per confronto, quanto potrà recuperare, se tutto va bene, chi invece accettò di convertirli in azioni Scotti. E' infatti delle scorse settimane l'annuncio di una prossima offerta agli azionisti di minoranza della Scotti di un pacchetto di liquidità e titoli per un valore complessivo di 900 lire per ogni azione. Da tutto ciò scaturiscono due ordini di osservazioni. Da un lato sarebbe interessante scoprire perché mai le azioni Scotti varrebbero così poco. Gli immobili conferiti alla società dai clienti Eurogest erano stimati intorno ai 600 miliardi ai prezzi del 31 dicembre 1985 e non risulta proprio che negli ultimi 4 anni gli immobili siano scesi di prezzo. Semmai sono saliti e difatti le operazioni chiuse evi¬ denziano notevoli plusvalenze. D'altro lato questa vicenda si presta ad alcune considerazioni d'interesse più generale. In quest'ultimo decennio abbiamo assistito a una serie di fallimenti, dissesti e vicende poco chiare. Ma hanno qualcosa in comune fondi svizzeri come Europrogramme, titoli atipici come quelli di Sgarlata e Cultrera, fondi italiani come Fondattivo, gestioni di patrimoni come quelle della Fundus, dell'Ifm o dell'Imf, per arrivare a un tracollo delle ultime settimane? Denominatore comune di tutti questi investimenti è l'essere stati piazzati da venditori porta a porta (o a domicilio, se si preferisce). Da venditori che però spesso si sono manife¬ stati sotto mentite spoglie. Infatti parecchi agenti di diverse reti di vendita si presentavano e si presentano come consulenti finanziari, mentr'invece non lo sono affatto. Un consulente parcella al cliente il parere fornitogli, un venditore è pagato dalla società per la quale lavora. Un consulente è tutt'al più iscritto a un albo professionale. Un venditore di prodotti finanziari invece obbligatoriamente alla Camera di Commercio. Ma mentre un venditore di elettrodomestici Folletto non si spaccia per un consulente di ingegneria meccanica, molti venditori di investimenti usurpano un titolo che spetta ad altri. D'altra parte anche Albino Esposito, dirigente della principale associazione di categoria del ramo, molto correttamente ha sostenuto: «Il consulente è colui che è pagato per dare consigli. Ma questo non è il caso dell'agente di servizi finanziari, che è pagato solo se riesce a far sottoscrivere un programma finanziario al cliente». A questo punto sorge il sospetto che chi si gabella per ciò che non è, tenda poi a presentare gli investimenti che propone per ciò che non sono. In realtà le cose stanno ancor peggio e il difetto, come suol dirsi, è nel manico. Anche chi correttamente non vuol far credere di essere un consulente ed è sinceramente intenzionato a non danneggiare il cliente, quasi mai può consigliare l'investimento migliore. E' infatti legato a filo doppio all'organizzazione di cui fa parte. Se prova a vendere prodotti di altre società, ritenendoli migliori, ed è scoperto, viene sbattuto fuori. Se in certi casi consigliasse l'acquisto di titoli di Stato, non guadagnerebbe il becco di un quattrino. Ma non basta. Il punto è che le informazioni che riceve sugli investimenti che deve vendere gli provengono sostanzialmente dai responsabili della rete di cui fa parte. Nell'ambiente si dice appunto che un investimento dev'essere innanzi tutto venduto agli agenti. Cioè che occorre convincere in qualche modo i venditori della sua bontà. Così una parte non irrilevante di agenti Fundus ed Eurogest erano convinti della validità dei prodotti che vendevano. Ce n'è persino qualcuno talmente in buona fede, da trovarsi tuttora con un paio di centinaia di milioni bloccati in conti cosiddetti di liquidità. E anche dell'opportunità dell'operazione Scotti molti erano ingenuamente convinti, fermo restando che se persuadevano i loro clienti al concambio incassavano provvigioni, in caso contrario invece niente. Beppe Scienza Valore presunto Importo rimborsato Operazione delle Scolti per ogni ottenute in cambio certificate AERMARELLI 1024 1577 BAIA SANTA REPARATA 1199 1479 BAIA SARDINIA 726 1158 BASTOGI - CARAVAGGIO 1677 3255 CARAVAGGIO 2/A 1158 2009 IPERMERCATO SILOS 1135 1751 ROCCARUJA 603 868 ROMA TUSCOLANA 949 1461 UFFICICEAT 916 1103 valori si rileriscono a ogni certificato iniziale (arrotondali alla lira) nell'ipotesi di un valore di 900 lire delle azioni Scotti

Persone citate: Albino Esposito, Beppe Scienza, Cultrera, Sgarlata

Luoghi citati: Roma