Tutti in famiglia davanti alla tv

Tutti in famiglia davanti alla tv Indagine Censis: 67 italiani su 100 sono teledipendenti, solo 9 pregano in casa Tutti in famiglia davanti alla tv Crollano i valori religiosi, rari i modelli di vita ROMA. Quanti italiani convivono con il loro partner senza essere sposati? In base ai modelli che ci vengono offerti dal cinema, dalla pubblicistica, dalla vita dei divi, dalla disinvoltura con cui si parla oggi di una simile eventualità, si può pensare che la convivenza riguardi almeno il 10 per cento degli italiani. Ma è un abbaglio. Soltanto una piccola minoranza vive in questa condizione: l'I,5 per cento. Quante saranno, invece, le coppie che, se nascono problemi, si rivolgono a un sacerdote per un consiglio? La presenza del clero nella società italiana è ancora capillare, attraverso parrocchie, scuole e associazioni: è logico pensare di nuovo a una quota vicina al 10 per cento. E' un secondo abbaglio. Il sacerdote è rimasto un punto di riferimento per pochissime coppie: lo 0,5 per cento. I due dati sono tratti da un'ampia ricerca sul comportamento degli italiani, che la Presidenza del Consiglio dei ministri ha commissionato all'epoca di De Mita al Centro studi investimenti sociali (Censis). La ricerca è stata svolta fra il 1987 e il 1988 su un campione di 2008 persone fra i 14 e i 70 anni. Le domande riguardavano otto ambiti di vita quotidiana: il rapporto con se stessi, la vita di coppia, la famiglia, il lavoro, l'esperienza formativa, il rapporto con il territorio, l'associazionismo, il rapporto con gli estranei. Una sintesi dei risultati è stata pubblicata in un volume intitolato I valori guida degli italiani, presentato in un dibattito, ieri a Roma, cui erano stati invitati Giuseppe De Rita, fondatore del Censis, il ministro Rosa Russo Jervolino e l'onorevole Giuliano Amato. L'obiettivo della ricerca è mettere a fuoco i processi di cambiamento che la società attraversa. Che cosa sappiamo realmente dell'Italia del 1989? Quanto ci è familiare la società in cui viviamo? Naturalmente abbiamo a disposizione le statistiche, che ci dicono quanti siamo, dove viviamo, qual è il tasso di natalità, quale quello di invecchiamento, come sono suddivisi i redditi o come spendiamo i nostri soldi. Ma non ci dicono il perché. Non spiegano la fenomenologia. Non sono in grado di misurare i valori; dei quali una volta si pensava che fossero speculari alle classi: borghesi, intellettuali, operai, contadini, ognuno aveva la propria cultura. La società di massa ha rimescolato le carte. Perciò, oggi, la sociologia studia statisticamente i comportamenti. Che cosa scopriamo, dunque, leggendo le 436 pagine del volume del Censis? Quali sono i «valori guida»? Che cosa ha sostituito «Dio-Patria-Famiglia» o «Dio-Casa-Lavoro»? Il comportamento più diffuso e costante è guardare la televisione. Cosa non sorprendente in sé; ma la dimensione del fenomeno sì. La tv è al primo posto nelle graduatorie delle attività individuali, di quelle di coppia e di quelle praticate insieme in famiglia; non solo fra gli anziani, anche fra i trentenni. Nel tempo libero che cosa fate più di frequente con il vostro partner? Il 67 per cento di tutti gli intervistati, il 61,5 per cento di quelli fra i 30 e i 44 anni, hanno risposto: guardiamo la televisione. Niente accomuna in modo così uniforme gli italiani di ogni condizione. All'egemonia della televisione si contrappone una atrofia della vita religiosa. Un tempo, la preghiera faceva parte delle abitudini domestiche; nell'inchiesta del Censis, il 61,5 per cento degli intervistati ha dichiarato di non pregare in casa mai o quasi mai; il 28,5 per cento lo fa qualche volta e soltanto l'8,9 per cento lo fa spesso. Abbiamo già visto come si sia sbiadita l'autorevolezza del sacerdote. La partecipazione alle funzioni domenicali coinvolge il 35,8 per cento degli intervistati; ma quando si è parlato dell'atmosfera della domenica, essa è sentita anzitutto come un giorno di riposo (56,5 per cento) oppure una vacanza (31,8 per cento); per il 29,2 per cento ha a che fare con la tradizione, solo per il 18,4 per cento la domenica è qualcosa di religioso. E' troppo facile concludere che la televisione è la nuova re¬ ligione. La sociologia non batte queste scorciatoie. Non ammette confronti così disinvolti. De Rita ci darebbe delle bacchettate sulle mani. Quello però che viene a galla, leggendo e studiando i dati della ricerca, è lo scenario di uno sradicamento. Molte persone, diceva una delle domande dell'inchiesta, hanno un modello o un maestro al quale si ispirano nelle varie circostanze della vita: lei può dire di averne uno? Il 61,1 per cento ha risposto: «No, nessuno». Solo il 14,7 per cento ha indicato il padre, solo il 7,3 la madre. Il 3,5 per cento fa riferimento a un amico, il 2 per cento a un partner. Alla domanda, già citata, sulle figure alle quali ci si rivolge in caso di problemi di convivenza, l'85,4 per cento delle coppie ha risposto: «Ne parliamo solo tra noi». Gli amici? In caso di difficoltà, li cerca il 4,4 per cento delle coppie intervistate. I genitori? L'I per cento. Il medico? Lo 0,5 per cento, come il sacerdote. Lo psicanalista? Lo 0,1 per cento. Abbiamo tagliato i cordoni ombelicali. Ciò che domina il comportamento dell'italiano d'oggi è la discontinuità rispetto alle culture tradizionali: il familismo, il localismo, i pregiudizi ideologici, gli orgogli nazionalistici; anche aver messo in soffitta una visione religiosa delia vita fa parte di una corsa in avanti, verso il nuovo. Queste rotture sono alla base della nostra modernità. La sua relazione di coppia, è stato domandato agli intervistati, ha incontrato o incontra particolari impedimenti familiari o sociali? Il 90,5 per cento ha risposto: «Nessun impedimento». La tolleranza è diventata un punto fermo della società italiana. All'interno delle famiglie, i problemi sono le difficoltà economiche (27,6 per cento) e lo spettro della disoccupazione (24,4 per cento), non il conflitto generazionale fra genitori e figli che preoccupa solo il 23,6 per cento degli intervistati. Ma quanto nella modernità della società italiana è abbandono di comportamenti considerati vecchi e quanto è scelta di nuovi valori? La ricerca comprende un originale paragrafo: quali storie si raccontano in casa? Nel 65,3 per cento delle famiglie non si raccontano mai o quasi mai storie sul paese di origine. Nel 68,6 per cento non si parla mai o quasi mai del passato del luogo in cui si vive. Nel 41,9 per cento non si ascoltano racconti sui nonni, nel 30,4 per cento non si rievoca la giovinezza del padre. Il volume del Censis suggerisce un interrogativo crudele: diventiamo una società priva di memoria storica? Isolati nella contemporaneità, individualisti, pragmatici, moderni, forse per questo guardiamo tanto la televisione. Alberto Papuzzi GUARDIAMO LA TV LEGGIAMO ANDIAMO AL CINEMA ASCOLTIAMO MUSICA VEDIAMO I PARENTI 67,2% CURE Al PARENTI ABBIAMO UN HOBBY SPORT IN COMUNE JJj VEOIAMO AM1CI f EUS PULIAMO LA CASA | CUCINIAMO m LAVORI DENTRO CASA FACCIAMO GITE STESSA ASSOCIAZIONE VOLONTARIATO | 0,9 COME VIVONO LE COPPIE IN ITALIA LEI HA ATTUALMENTE UN RAPPORTO FISSO DI COPPIA? IN PERCENTUALE LE ATTIVITÀ1 DI TEMPO UBERO PRATICATE INSIEME CON MAGGIOR FREQUENZA !N PERCENTUALE*

Persone citate: Alberto Papuzzi, De Mita, De Rita, Giuliano Amato, Giuseppe De Rita, Rosa Russo Jervolino

Luoghi citati: Italia, Roma