Anche Praga scende in piazza di Guido Rampoldi
Anche Praga scende in piazza La protesta che sconvolge l'Est europeo si allarga alla Cecoslovacchia Anche Praga scende in piazza Ventimila in corteo, fermato Dubcek PRAGA ._ DAL NOSTRO INVIATO Dopo vent'anni di glaciazione, la Storia ricomincia anche in Cecoslovacchia. Al grido di «Libertà per Natale», migliaia di studenti ieri sera hanno trasformato la commemorazione ufficiale dei giovani ceki uccisi dai nazisti nel '39 in un'affollata manifestazione dell'opposizione, la più grande dimostrazione studentesca dal '68. Più tardi il corteo ha tentato di raggiungere la centralissima Piazza S. Venceslao, ma è stato bloccato da un cordone di agenti e disperso dopo un fronteggiamento durato due ore con il solito sistema: cariche indiscriminate, manganellate anche su una troupe di una tv americana e arresti massicci. E' stato fermato anche Alexander Dubcek, il simbolo della «Primavera di Praga», e trattenuto in commissariato per tre ore. Racconta l'eurodeputato comunista Luigi Colajanni, che era con lui alla manifestazione: «Dubcek stava firmando autografi quando è stato bloccato dalla polizia. Solo dopo molte proteste abbiamo' ottenuto il suo rilascio». Sullo sfondo, una situazione d'improvviso tutta in movimento. Dubcek si precipita a Praga e torna sulla scena. I cinque maggiori gruppi dell'opposizione che ritrovano l'unità e attraverso l'ambasciata di Francia fanno giungere una dichiarazione congiunta al vertice dei Dodici che inizia oggi a Parigi, per ricordare alla Cee che mai potrà esservi stabilità in Europa Centrale finché la Cecoslovacchia resterà prigioniera della dittatura imposta vent'anni fa dai carri armati sovietici. E il responsabile per l'ideologia del Politburo ceko, Fqjtik, convocato d'urgenza a Mosca (ha dichiarato all'agenzia «Reuters» che non è venuto in Urss per subire pressioni e che Jakes, il segretario del partito, non se ne andrà). Qualcosa ricomincia in Cecoslovacchia, e il segnale più forte viene da questa dimostrazione, forse ventimila studenti. La manifestazione è stata autorizzata perché richiesta dall'organizzazione giovanile del partito comunista; quest'ultima però l'ha concordata con alcuni movimenti studenteschi indipendenti. Si commemora Jan Opletal, lo studente assassinato 50 anni fa dai nazisti. Ma è subito chiaro che la folla ricorda anche Jan Palach, il giovane che si diede fuoco nel '68 in una Praga occupata dalle truppe del Patto di Varsavia. E' chiaro dagli striscioni e dalle bandiere: «Libera repubblica, libere elezioni», «In piedi, in piedi città di Praga», «Quando se non ora?», «Basta con le bugie», «Abolite il monopolio del partito, abolite Jakes». Gli slogan scanditi sono decine, come se la folla avanzasse d'improvviso tutte insieme le richieste represse per vent'anni. Si chiede libertà, fine della repressione, libere elezioni, nuovo governo. A nome dei circoli indipendenti dell'intellighenzia, l'accademico Katetov tiene un discorso conciliante, che spinge gli studenti a scandire più volte «Dialogo, dialogo». «Il dialogo e le riforme non sono necessari solo a noi, ma soprattutto a loro», dice Katetov alludendo al pc ceko. L'oratore dei giovani comunisti è in- terrotto più volte da fischi e slogan sarcastici: ma le sue parole attestano che anche nel più immobile pc della Mitteleuropa qualcosa si muove. Dice: «Oggi qualcosa è cominciato, e nessuno di noi può essere più muto davanti all'oppressione». Il minuto di silenzio a conclusione del suo intervento è dedicato agli studenti del '39, del '68 e della Tienanmen. Così d'improvviso la Cecoslovacchia s'impone con i fatti nell'agenda del vertice di Parigi. La leadership ceka, che «deve la sua legittimità all'ideologia imposta dopo l'occupazione del '68 — scrive l'opposizione — si sente minacciata dai cambiamenti» e non accenna a sostanziali riforme. Diventa perciò «d'importanza estrema per l'irreversibilità dei cambiamenti in Europa», la revisione del giudizio sull'invasione. Gorbaciov, afferma l'opposizione, non può sottrarsi al dovere di ammettere la verità storica. Su tutto questo si chiede una presa di posizione dei Dodici. Guido Rampoldi In 20 mila per le vie di Praga
Persone citate: Alexander Dubcek, Dubcek, Gorbaciov, Jakes, Jan Palach, Luigi Colajanni
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