C'è il terremoto, ma i soccorsi sbagliano strada

C'è il terremoto, ma i soccorsi sbagliano strada Militari e Protezione civile hanno impiegato quattro ore per arrivare sul luogo del disastro simulato C'è il terremoto, ma i soccorsi sbagliano strada A Napoli la prova è fallita: la nave cambia rotta, camion fermi nel traffico NAPOLI. L'ora temuta del «Big one» scatta sulle pendici del Vesuvio alle 8,59. E' la voce di un radioamatore a dare il via alla prova generale di un terremoto annunciato: una scossa dell'ottavo grado della scala Mercalli con epicentro nella zona delle «Bocche eruttive», tra Torre del Greco e Boscotrecase. Questa volta data e luogo erano stati previsti a tavolino, così come studiata con largo anticipo era l'intera macchina organizzativa di un'esercitazione voluta dal ministero della Protezione Civile. Per due giorni lo scenario simulato della catastrofe ha coinvolto sei comuni — oltre a quelli del «cratere», Ercolano, Trecase, Boscoreale e Torre Annunziata — pericolosamente esposti ad un rischio tutt'altro che teorico. Per l'operazione sono stati impiegati circa 500 uomini alle prese con interventi di salvataggio, installazione di tendopoli, coordinamento degli aiuti nei «centri operativi misti» istituiti nei municipi. E sulla carta c'è anche il numero delle vittime del sisma: 45 morti, 226 feriti, oltre 8 mila senza tetto alloggiati in scuole, alberghi e roulottes. Ma che cosa accadrebbe nella realtà se la fatidica scossa segnasse il risveglio del vulcano? Efficienza nipponica e tecnologia americana sono ben lontane dai piccoli e grandi errori che il finto terremoto ha messo a nudo. Un esempio? Alle ore 11 di mercoledì scorso, c'è una nave nel porto di Napoli che attende i soccorritori: la via del mare è stata scelta perché è la più breve e sicura per arrivare in un'area che conta poco meno di 600 mila abitanti ed una rete stradale insufficiente perfino in condizioni di non emergenza. Ma la colonna dell'esercito resta ferma sulla banchina. Nel traghetto dove sono già saliti volontari e uomini della prote¬ zione civile con attrezzature e mezzi, non c'è più posto. Il programma definito nella sala operativa della prefettura conosce un primo imprevisto cambiamento. La «Sibilla» salpa dal molo Peverello e i camion dei soldati si mettono in marcia verso la zona terremotata. Venti minuti più tardi, oltre due ore dopo il sisma, la nave si avvicina a Torre del Greco, ma al capitano Mario Lucibella basta poco per scoprire che lì non è possibile attraccare: i fondali sono troppo bassi. Nessuno ci aveva pensato. Poco male: il traghetto cambia rotta e i soccorritori sbarcano a Torre Annunziata da dove la colonna torna indietro per raggiungere il «cratere». Sono le 12,45. Nel frattempo non sono stati più fortunati i militari con i loro autocarri. L'esercitazione prevede che il terremoto provochi una interruzione sull'autostrada Napoli-Salerno che col¬ lega il capoluogo con i comuni vesuviani. L'unica via alternativa d'accesso è la statale 18 percorsa ogni giorno da centinaia di veicoli e prevedibilmente paralizzata dalla popolazione in fuga in caso di calamità. I camion si fanno largo a fatica aggirando gli ingorghi per arrivare a Torre del Greco. Tempo impiegato: un'ora. Un disastro nel disastro? Ieri il prefetto di Napoli, Angelo Finocchiaro, al momento del bilancio conclusivo dell'operazione, si è mostrato ottimista. «Naturalmente si sono evidenziati inconvenienti e problemi operativi — ha detto — ma era proprio quello che volevamo ottenere, cioè un quadro chiaro di un eventuale scenario successivo ad una catastrofe per mettere a punto la macchina dei soccorsi, renderla più efficiente e identificare le possibili soluzioni». Ma perché escludere la gente dall'esercita¬ zione? Manifesti, annunci diramati sui giornali e attraverso le tv private non hanno impedito che qualcuno vivesse la finzione come realtà. E chi non è stato preso dal panico vedendo gli elicotteri volare sulla propria testa e i mezzi invadere le strade, non ha nascosto lo scetticismo per i risultati della simulazione. E' Giuseppe Porpora, inviato del ministero della Protezione Civile, a rispondere: «La cittadinanza sarà coinvolta pienamente soltanto quando si potrà operare a livelli di efficienza tali da non compromettere l'esito delle esercitazioni». Ma in queste ore, a proposito di prevenzione, c'è chi ricorda l'esistenza di piani e progetti chiusi da anni nel cassetto, a cominciare da una mappa della «vulnerabilità sismica» degli edifici pubblici in 18 comuni vesuviani, mai approntata. Mariella Cirillo

Persone citate: Angelo Finocchiaro, Ercolano, Giuseppe Porpora, Mariella Cirillo, Mario Lucibella, Mercalli