Bruxelles «boccia» la Renault

Bruxelles «boccia» la Renault Aiuti di Stato Bruxelles «boccia» la Renault BRUXELLES. La commissione Cee ha assunto una linea dura sulla questione degli aiuti dello Stato francese alla Renault, stabilendo che la casa automobilistica dovrà restituire 12 miliardi di franchi al governo di Parigi. La commissione ha dato al governo francese tre mesi di tempo per comunicare a Bruxelles come intenda attuare la decisione odierna. Se la richiesta non avrà un seguito, la commissione farà ricorso alla corte di giustizia europea. La commissione Cee nota, in un comunicato, che la sua decisione del marzo 1988 di autorizzare fino a 20 miliardi di franchi in aiuti alla Renault «non è stata correttamente eseguita dalle autorità francesi». In particolare, il governo di Parigi non ha assolto a due condizioni-chiave poste da Bruxelles: un taglio produttivo del 25% alla Renault e la modifica della posizione legale della casa in società a partecipazione statale e non, come è attualmente, società totalmente controllata dallo Stato. La commissione ha comunque lasciato aperto uno spiraglio sia pur esiguo per un ammormidimento della propria linea. Richiamandosi a una proposta di compromesso formulata in settimana da Parigi, la commissione esprime «la speranza che si arrivi a proposte soddisfacenti», mancando le quali «il governo francese dovrà esigere la restituzione di 12 miliardi di franchi dalla Renault». La decisione di Bruxelles mette in forse le speranze della Règie di chiudere l'anno con un utile netto compreso tra i dieci e i 12 miliardi di franchi. La casa automobilistica, dopo la drastica cura iniziata da Georges Besse, tragicamente scompar- so, e proseguita da Raymond Lévy è quasi rinata, dai tempi in cui la si considerava sulla via del tramonto. Adesso la megazienda di Boulogne-Billancourt sta cercando un partner che le consenta di affrontare in tutta tranquillità i prossimi Anni 90. Le premesse ci sono già: un accordo appena concluso con la Daf e trattative con la stessa Volvo (una fusione, che darebbe vita al massimo raggruppamento europeo nel settore automobilistico). I metodi seguiti da Lévy nella ristrutturazione dell'azienda sono quelli messi in atto da altre società, dalla massiccia introduzione dell'automazione (con conseguenti riduzioni degli organici) allo studio di nuovi modelli. Tutto questo però ha funzionato anche perché Lévy ha avuto un appoggio determinante dal «padrone» della Renault, lo Stato francese, che ha azzerato debiti per 12 miliardi di franchi, che toglievano ossigeno al bilancio. La cosa però, fin dall'inizio, non è andata giù al commissario Cee alla concorrenza, Leon Brittan, che aveva subito chiesto al vertice di Bruxelles contromisure per bloccare gli aiuti del governo alla Règie. Per lasciare una via d'uscita alla Renault l'esecutivo della Comunità aveva proposto di dare ilsuo consenso all'operazione se la Renault fosse stata trasformata in una società per azioni. Il progetto però, attentamente vagliato e delineato nei particolari dal governo Chirac era stato bloccato dai socialisti. [r. e. s.]

Persone citate: Boulogne, Chirac, Georges Besse, Leon Brittan, Raymond Lévy

Luoghi citati: Bruxelles, Parigi