«Il giudice?E' meglio donna» di Ruggero Conteduca

«Il giudice? E' meglio donna» Parla Fernanda Contri, la prima vicepresidente del «tribunale dei magistrati» «Il giudice? E' meglio donna» Cura femminile per i veleni del Csm ROMA. Fernanda Contri, componente laico del Consiglio superiore della magistratura per conto del Psi, è il nuovo vicepresidente della sezione disciplinare di palazzo dei Marescialli al posto del comunista Massimo Brutti. E' la prima volta che al vertice del «tribunale dei giudici» viene designata una donna. «Sono davvero contenta — dice — non tanto per me quanto per il fatto che si spezza una tradizione. Mi auguro a questo punto che il prosssimo vicepresidente del Csm possa essere una donna». Avvocato civilista, esperta in diritto di famiglia dopo una tesi in diritto amministrativo con il professor Lucifredi, Fernanda Contri ha iniziato giovanissima la carriera forense a Genova, dove, nel 1948, ad appena tredici anni, si trasferì con la famiglia da Ivrea dove è nata nell'agosto del 1935. «Nella mia nomina — aggiunge — c'è anche un altro motivo di soddisfazione, sempre indipendente dalla mia persona. Io credo che le donne siano veramente più concrete degli uomini e nonostante siano aggressive, come lo sono io, cercano sempre la pace. Anche se nella discussione mettiamo il massimo della passionalità puntiamo poi sempre ad una soluzione positiva. Distruzioni non vorremmo farne mai. Non creiamo danni, o comunque ci preoccupiamo di non produrne. Ho conosciuto donne avvocato come me, oppure magistrati o esponenti di consigli d'amministrazione. I loro interventi sono stati sempre più sintetici e conclusivi di quelli dei colleghi uomini. Noi donne, in sostanza, valutiamo sempre il costo economico della parola». Per una piemontese che a Genova ha frequentato il liceo Doria e l'Università e che qui ha mosso i primi passi di una folgorante carriera che l'ha portata poi ad occupare un seggio nel Consiglio superiore della magistratura, apprezzare il costo economico di ogni cosa può apparire cosa normale. E forse anche per questo Fernanda Contri si spinge oltre. Nonostante l'elezione — non di no¬ mina presidenziale come nelle altre commissioni, ma favorita dai suoi stessi colleghi — dice di sentirsi «distrutta e avvilita» perché pensava ad un Consiglio «meno rissoso». «All'inizio — ricorda — sembrava meglio». Poi, però, sono venuti al pettine i «veleni» di Palermo e già si preannunciano quelli di Bologna, dove una decina di magistrati sono accusati di aver condotto assieme ad esponenti del pei le indagini sulla strage alla stazione del 2 agosto 1980. Il suo partito, il psi, è quello che più di tutti sta soffiando sul caso Bologna. E lei che ne pensa? «Credo che nessuno di noi abbia interesse a tenere Bologna sotto pressione. Al di là delle valutazioni che ciascuno potrà fare, penso che non arriveremo a strumentalizzazioni eccessive. Nessuno cercherà di trarne vantaggi o svantaggi. Non si verificherà insomma un secondo caso Sicilia. La Sicilia purtroppo, e Palermo in particolare, ha la facoltà di incendiare tutto quanto. Non a caso a Palermo c'è la mafia e a Bologna no. Questa perlomeno è la mia sensazione, gli atti relativi al caso non li ho ancora letti». Il suo partito ha sempre accusato la sezione disciplinare di essere un tribunale corporativo, tanto che si fece promotore assieme ad altri del referendum sulla responsabilità civile dei giudici. «Diciamo che l'attuale composizione della disciplinare è di nove consiglieri. Tre laici e sei togati. Certo che se il rapporto cambiasse cadrebbe ogni sospetto di corporativismo. Non mi faccia dire altro...». Che ne pensa del pei che vuol cambiare nome? «Sono di famiglia cattolica, ma ho sposato un capo partigiano iscritto da 41 anni al psi. E per amore sono diventata socialista anch'io. Nello studio di mio suocero, l'avvocato Dante Bruzzone, fu fondato il Cln ligure. Sono orgogliosa di questo e queste sono le mie radici: ma a me il cambiamento del pei sentimentalmente dispiace». Ruggero Conteduca L'avvocato Fernanda Contri

Persone citate: Dante Bruzzone, Doria, Fernanda Contri, Lucifredi, Massimo Brutti