S'arresta la fuga, primi ritorni in Ddr di Alfredo Venturi

S'arresta la fuga, primi ritorni in Ddr S'arresta la fuga, primi ritorni in Ddr Ieri solo in 600 hanno chiesto di stare a Ovest Esuli pentiti per nostalgia e fiducia nel futuro BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'apertura del Muro e del confine intertedesco ha raggiunto il principale dei suoi obbiettivi, prosciugando l'impetuoso torrente dei profughi. Ieri, in dieci ore, un solo emigrante è arrivato attraverso la via cecoslovacca, quella stessa che la scorsa settimana scaricava in Baviera una media di otto o diecimila persone al giorno. Sempre ieri, soltanto seicento dei 245 mila visitatori tedeschi orientali hanno manifestato l'intenzione di restare in Occidente: è meno di un quarto di punto percentuale, un'inezia rispetto a certe previsioni occidentali dei giorni scorsi. Secondo quelle previsioni almeno un milione di cittadini della Repubblica Democratica si sarebbero uniti ai 200 mila che già quest'anno si sono stabiliti nella Repubblica Federale. La frontiera aperta di questi giorni ha invece mostrato di tenere, ben più della frontiera chiusa che l'aveva tanto a lungo preceduta. E addirittura si delinea un contro-esodo, sia pure dai contorni ancora sfumati. Per organizzare i rientri, contatti sono in corso fra le Croci Rosse dei due Stati tedeschi. Dall'altra parte del confine sono stati allestiti quattro centri di raccolta, ricavati in alloggiamenti militari. In uno di questi, a Roengental nei pressi di Berlino, si segnala l'arrivo di venti o trenta persone al giorno. La previsione ufficiale all'Est è il ritorno di diecimila persone entro i prossimi giorni, vale a dire il cinque per cento di tutti coloro che nell'89 hanno abbandonato la Repubblica Democratica. Questo rapporto ha del resto un valore puramente indicativo: a Roengental fanno sapere infatti che fra i reduci c'è gente che già da alcuni anni si era stabilita all'Ovest. I portavoce della Croce Rossa segnalano che sono tre i motivi che spiegano, nella stragrande maggioranza dei casi, il desiderio di rientrare all'Est. II primo è la nostalgia per il luogo di origine e per le persone che vi si sono lasciate, dai parenti agli amici. Il secondo motivo è la delusione che accompagna in molti casi l'impatto con l'Occidente: sognato come una specie di paradiso in terra, si rivela invece come un luogo in cui è difficile trovar casa, mentre il lavoro non è affatto garantito. La terza ragione è politica: la convinzione più o meno accentuata che effettivamente la Repubblica Democratica stia attraversando una fase di cambiamento, in fondo alla quale è possibile scorgere un Paese più giusto e meglio vivibile. Questa speranza è sorta solo dopo l'abbattimento del Muro: prima non avevano scalfito una profonda, diffusissima sfiducia né l'annuncio dell'amnistia per chi fosse tornato a casa né, il primo novembre, l'apertura della frontiera con la Cecoslovacchia. Il controesodo, se le sue dimensioni arriveranno a giustificare l'uso di questa espressione, sarà una vittoria non solo per i nuovi dirigenti di Berlino Est, ma anche per i movimenti dell'opposizione interna. Non soltanto Egon Krenz, infatti, aveva rivolto appelli alla gente tentata di emigrare («Non andatevene, noi abbiamo bisogno di tutti voi»), ma anche i dirigenti di gruppi come Neues Forum o Demokratischer Aufbruch. Alfredo Venturi

Persone citate: Egon Krenz

Luoghi citati: Baviera, Berlino, Berlino Est, Cecoslovacchia, Ddr