A scuola, 40 minuti in ginocchio
A scuola, 40 minuti in ginocchio Nel Veneziano un ragazzo delle medie aveva dimenticato un quaderno a casa A scuola, 40 minuti in ginocchio Punito dal sacerdote nell'ora di religione VENEZIA. In ginocchio per 40 minuti, con le braccia alzate, la durata dell'ora di religione. Una punizione d'altri tempi, inflitta da un sacerdote di 29 anni a un alunno di seconda media. Motivo: aveva dimenticato a casa il quaderno di religione. Probabilmente il protagonista di questa vicenda ha trasferito in quella scuola media, pari pari, il trattamento riservato nei seminari d'altri tempi a chi si rendeva responsabile di qualche marachella. In ginocchio, per 40 minuti: una punizione per calmare gli animi esagitati dei ragazzini ribelli. Solo che don Lauderio Dal Bianco, giovane cappellano del duomo di San Rocco, insegnante alla scuola «Reginaldo Giuliano» di Dolo, più di 400 alunni, non ha fatto i conti con i tempi che cambiano. La madre del ragazzino è la segretaria della stessa scuola. E come accade nei paesi, le cose fra lui e i genitori del bambino di 12 anni — «credenti ma non bigotti» precisa la madre — si sono presto accomodate: è ba¬ stato parlare, scusarsi, e stringersi la mano. Ma qualcuno del collegio degli insegnanti e dei genitori ha sollevato il caso, e la questione sarà dunque esaminata dal consiglio di istituto, oggi, quando il preside appena nominato si insedierà nel suo ufficio. Sull'onda di questo nuovo episodio, in paese è subito rimbalzata la voce di un'altra faccenda degli anni passati, che aveva visto il giovane sacerdote ancora protagonista di una punizione esemplare. Durante un campo-scuola estivo, don Lauderio aveva «crocifisso» un ragazzino indisciplinato: legato mani e piedi a una croce, e non era una sacra rappresentazione. A Dolo un anno fa si era avuto un episodio di pseudo razzismo fra minorenni, mutuato probabilmente da certi discorsi dei «grandi»: il figlio di un meridionale, bastonato dai figli dei paesani veneti, senza motivo. Un paese dove casi come quello dei 40 minuti in ginocchio, così come vengono montati, si sgon¬ fiano. Perché qui tutti si conoscono. E allora ecco la madre del ragazzino, umiliato in aula davanti ai suoi coetanei, accontentarsi di risolvere la questione a tu per tu con il sacerdote: lei e il marito, come precisa. Hanno capito che è stato lo scatto di un momento, tutto dimenticato. Il problema, però, per il consiglio d'istituto rimane. La vicepreside non ha molta voglia di parlare, dice che bisogna avere pazienza, aspettare che arrivi il preside da Roma. Ma a questo punto, una decisione sull'episodio che ha guadagnato la ribalta delle cronache e che fa mormorare l'intero paese, deve essere presa. Il gran vociare sulla punizione di don Lauderio ha turbato non poco la parrocchia: il cappellano si nega alle telefonate dei giornalisti; ha preferito passare la giornata — libera da impegni scolastici — al patronato. Per lui risponde don Giuseppe, un altro cappellano con qualche anno e un po' di esperienza in più. «Sono d'accordo con voi, punizioni come questa sono anacronistiche, ma mettetevi nei panni di quel benedett'uomo. Io non insegno alla scuola media, però so come si comportano i ragazzi: c'è una somma di problemi che si accumulano, e alla fine uno esplode. Ma l'ha fatto senz'altro a scopo educativo: tutti conoscono don Lauderio. Non sonp giuste le malignità nei suoi confronti. E poi, ognuno ha il suo scheletro nell'armadio». Anche questo è linguaggio di tempi moderni: in altri anni, forse, si sarebbe detto «chi è senza peccato scagli la prima pietra». Don Giuseppe annuisce, sorride. E la questione della crocifissione al campo-scuola? Non ne parla, il cappellano, un'altra storia di poco conto, da dimenticare. Intanto, però, il caso avrà i suoi risvolti, in qualche modo «giudiziari». La famiglia nega di voler adire a vie legali. Il parlamentino della scuola, però, non può più esimersi dal dare un responso ufficiale sulla vicenda. Mario Lollo
Persone citate: Lauderio Dal Bianco, Mario Lollo, Reginaldo Giuliano
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