Fumata bianca per il «tetto» Rai di Maria Grazia Bruzzone

Fumata bianca per il «tetto» Rai La commissione di vigilanza approva i limiti pubblicitari con soli 12 voti favorevoli Fumata bianca per il «tetto» Rai Ma sul casoAgnes si spacca il consiglio ROMA. Imbarazzati e divisi sul caso Agnes, partiti e correnti sono apparsi uniti ieri sui quattrini da attribuire alla Rai attraverso il meccanismo politico del tetto pubblicitario. «Sufficientemente» uniti almeno. Il nuovo «tetto» pubblicitario per 11 1989, dopo mesi di attesa, è stato votato in venti minuti da 12 dei 40 parlamentari che compongono la commissione di vigilanza. Assente la sinistra de e contrario il pri. Sulle dimissioni di Agnes, nessun commento. Il dibattito immediato, chiesto dai comunisti, è stato rinviato a data da destinarsi. Identiche spaccature si sono riprodotte nel consiglio di amministrazione della Rai che doveva pronunciarsi sulle dimissioni del direttore generale. Dopo una giornata di estenuanti riunioni di corrente e di continui rinvìi, alle 22 dal consiglio sono usciti tre documenti: uno di maggioranza, proposto dal presidente Enrico Manca, che fino all'ultimo momento aveva cercato una mediazione. Un altro, durissimo, del pei. Un terzo presentato dai tre consiglieri della sinistra de, Zaccaria, Grazioli e Follini. Il repubblicano Ferrara non ha votato. Il documento Manca esprime «rammarico per le dimissioni del direttore generale», al quale viene ribadito «apprezzamento e solidarietà per la competenza, la professionalità e l'impegno». Manca, ricordando che Agnes ha sollecitato certezze legislati- ve e risorse certe, auspica inoltre che «tutti i soggetti istituzionali competenti assumano iniziative utili per superare le attuali difficoltà». E tuttavia si ammette che il consiglio «non avendo il potere di nominare il direttore generale non può di conseguenza esprimersi nel merito delle dimissioni». In pratica, si solidarizza con Agnes ma ci si guarda bene dal trarne le conseguenze, facendo esplicitamente propri i motivi delle sue dimissioni. A viale Mazzini la tensione era cresciuta per tutta la giornata, dopo che il consiglio, convocato per le 9,30, slittava di ora in ora. Né l'attivismo del presidente Manca riusciva a cucire le diverse posizioni. Alle 14 i consiglieri pei Bernardi, Menduni e Roppo scendevano dai piani alti, denunciando le «riunioni parallele» fra i rappresenanti della maggioranza. «Fino a questa mattina — spiegava Bernardi — le posizioni in campo erano chiare. La de avrebbe sostenuto Agnes, riconoscendo che le ragioni delle dimissioni erano le stesse del consiglio». Su cosa era successo, si fanno solo ipotesi. Un elemento nuovo sarebbe stato la lettera inviata dal Papa ad Agnes, che avrebbe rafforzato le posizioni di chi punta ancora sul direttore dimissionario. Ancora di più avrebbero pesato le pressioni sul successore. Al candidato forlaniano Pasquarelli, Gava e Andreotti preferi¬ rebbero Sergio Bindi, vicino al grande centro ed ex consigliere dell'azienda. E un Bindi candidato «in pectore» come direttore, o almeno come vice, potrebbe approvare un documento troppo solidale con Agnes? Più efficace ma non meno ricca di polemiche è stata la votazione sul tetto pubblicitario. La verifica del numero dei votanti posta anche questa volta dal deputato pei Quercioli è stata respinta, regolamento alla mano, dal presidente Borri. Quercioli e Bordon erano del resto i soli comunisti presenti. Il documento firmato da Caria (psdi), Aniasi (psi), Battistuzzi (pli) e all'ultimo dal democristiano Abis è così passato coi voti di 5 de, 4 socialisti, un libe¬ rale e un socialdemocratico. Contrari, oltre ai comunisti, gli esponenti di pri, msi e dp. Un «documento assurdo», ha detto il de di sinistra Lipari, che ha espresso a nome del suo gruppo preoccupazione «per l'assedio che punta alla delegittimazione della Rai». La sua dichiarazione è stata firmata anche da Azzolini, Lauria e Silvestri, tutti significativamente assenti dalla votazione. «Non ho capito perché gli uomini della sinistra de erano fuori nei corridoi ma non sono entrati a votare» ha commentato ironico il senatore pri Gualtieri, che ha definito «alquanto strana» la votazione. Maria Grazia Bruzzone

Luoghi citati: Lipari, Roma