Cossutta: rimarremo comunisti di Gigi Padovani

Cossutta: rimarremo comunisti Cossutta: rimarremo comunisti «Una scissione? Non la possiamo escludere» ROMA. Il professor Gianmaria Cazzaniga, direttore della rivista Marxismo Oggi e docente universitario di filosofia morale a Pisa, non poteva mancare alla riunione fissata da Occhetto per discutere un argomento così importante. Ieri si è precipitato a Roma con il primo volo: è infatti rimasto l'unico membro della direzione comunista di provenienza cossuttiana. Dopo il congresso di marzo i fedelissimi di Armando Cossutta, il leader rimasto solo a battersi contro il nuovo corso di Occhetto, hanno ancora ridotto la loro presenza: ora i membri del comitato centrale sono otto, due sono in commissione di garanzia (Guido Cappelloni e Fausto Monfalcon) e solo uno, appunto l'ex dirigente pisano di Potere Operaio, è rimasto in direzione. Ora tutti gli occhi sono puntati su questa sparuta pattuglia di irriducibili oppositori, rimasti vicini all'Urss dopo lo «strappo» berlingueriano, scandalizzati dalla richiesta di aderire all'Internazionale socialista, decisamente contrari a cancellare l'aggettivo comuni¬ sta dal nom© del partito. Potrebbero infatti essere loro la prima scintilla di una scissione in nome dell'ortodossia marxista: da Botteghe Oscure forse qualcuno spera anche di ridurre a questo «zoccolo duro» l'emorragia interna, sebbene l'area dei contrari ad un cambiamento così radicale sembri molto più ampia. Si vedrà dopo il congresso straordinario di gennaio proposto dal segretario. Per intanto Cossutta, in attesa del dibattito in direzione, di prima mattina ieri ha fatto sapere alle agenzie di stampa che, «congresso o non congresso, io non credo proprio che i comunisti presenti nel pei siano disposti a non chiamarsi comunisti». Difficile strappare dichiarazioni ufficiali alla corrente. Luigi Pestalozza, musicologo e segretario dell'«Associazione culturale marxista», uno dei club nati intorno al gruppo, è uno degli otto del comitato centrale. Con lui, nel parlamentino pei, ci sono Cazzaniga, Cossutta, Renato Albertini (assessore a Parma), Giovanni Bacciardi (docente a Firenze), Katia Belil- lo (consigliere provinciale a Perugia), Vea Carpi (preside del Conservatorio a Trento), e Gianni Favaro (professionista di Torino). «Non vedo alcun nesso — dice a titolo personale Pestalozza — tra quello che sta avvenendo all'Est e la vita interna del pei; là si è avviato un nuovo processo di rivoluzione democratica, a dimostrazione della vitalità di quei Paesi, che sta mettendo in difficoltà il mondo occidentale. La storia non mi spaventa, vediamo come si aprirà questo dibattito, ma rifuggo dalle classificazioni che i giornalisti ci hanno affibbiato: non siamo né kabulisti né ortodossi. Le vie del marxismo sono infinite, vedremo come andrà a finire». Se Pestalozza evita di avventurarsi in previsioni sul futuro, con Gianni Favaro, 34 anni, segnalato sulle schede del congresso all'Eur come «imprenditore» (ma lui ama definirsi un «professionista dell'informatica») è più facile delineare qualche scenario. «Sul piano teorico una scissione è possibile — afferma Favaro — ma tutto dipende da come verrà affrontato il dibattito. Vedremo se la ricerca di una "grande casa comune per la sinistra", come l'ha definita Occhetto, lascerà uno spazio aperto anche per chi vuol continuare a sentirsi comunista». L'abolizione del centralismo democratico dovrebbe essere una garanzia in tal senso, ma i giochi sono tutti aperti. Aggiunge Favaro: «Il momento è grave, si impone un dibattito aperto, si deve fare chiarezza nel partito, più di quanto si è fatto con l'ultimo congresso. La crisi all'Est non indica affatto un fallimento del comunismo». Fra i leader dello zoccolo duro c'è anche uno dei «padri storici» del pei, Ambrogio Donini, fondatore, con altri, dell'agenzia milanese Interstampa. Nonostante i suoi 87 anni, non riuncia alla battuta polemica: «Non vedo perché rinnegare la storia: la Chiesa è cambiata assai più di noi e non ha sentito affatto il bisogno di modificare il suo nome. Scissione? Non so, è presto per dirlo, non voglio anticipare giudizi: sono però sicuro che perderemo voti». Gigi Padovani

Luoghi citati: Firenze, Parma, Perugia, Pisa, Roma, Torino, Trento, Urss