L'AGGETTIVO DIETRO LE SPALLE di Paolo Mieli
L'AGGETTIVO DIETRO LE SPALLE L'AGGETTIVO DIETRO LE SPALLE ra acrimoniosa con il movimento socialista europeo, definito, in quello stesso atto di assunzione d'identità, «infetto», «sciovinista» e «fallito». Le prime reazioni di Bettino Craxi sono di cauta soddisfazione. Ma presto al compiacimento dovrà subentrare la preoccupazione. Che, se i comportamenti di Occhetto e dei suoi saranno lineari e conseguenti, il psi verrà a trovarsi in una posizione non facile. Per certi versi simile a quella in cui si trovarono i socialdemocratici negli Anni Settanta: potevano sì vantare d'aver abbracciato per primi i valori dell'Occidente, ma l'eccesso di legame con la de e lo spiazzamento provocato dall'irruzione sulla scena del partito socialista a cui Craxi aveva dato una nuova fisionomia li cacciò progressivamente nell'angolo. Tutto questo se il pei riuscirà ad essere all'altezza del passo che s'avvia a compiere. Se, cioè, non imbarazzerà i propri elettori con comiche discussioni sul nuovo nome, sull'opportunità di usare questa o quella parola per compiacere di più Craxi o Willy Brandt. Se saprà evitare d'indulgere al gesto superfluo, come quello di Antonio Rubbi il quale ieri ha annunciato nientemeno che «la rottura dei rapporti con il pc romeno e con il regime di Ceausescu». E soprattutto se le decisioni non saranno prese, con l'eccezione del solito, meritorio Cossutta, all'unanimità; se cioè, all'interno, ognuno farà la sua parte senza le tradizionali dissimulazioni e gli accomodamenti dell'ultimo minuto. Fino a ieri molti nel partito hanno coperto di contumelie chiunque chiedeva loro di cambiar nome. C'è chi, come Pajetta, Magri, il sindacalista Bertinotti, Paolo Volponi e Dacia Valent, ha tenuto anche in queste ore a ribadire le proprie convinzioni. Gioverebbe al nitore della scelta che anche altri discutessero pubblicamente e senza infingimenti la proposta di Occhetto. E che non si dovesse assistere ad una repentina conversione generale come è sempre accaduto nel vecchio pei. Paolo Mieli
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