troverò si affida alla tivù di Franco Badolato

troverò si affida alla tivù Il libero del Toro chiede scusa per il rigore, non per l'espulsione troverò si affida alla tivù «Le immagini parlano a mio favore» TORINO. Dopo Muller, Cravero. Nel giro di una settimana i due «big» del Torino sono caduti nella trappola della reazione facendosi espellere. E se per il brasiliano, giustamente, la valutazione arbitrale del gesto è sembrata severa (tanto che neppure il giudice ha calcato la mano affibbiando al centravanti solo un turno di squalifica) per il libero c'è qualche aggravante in più. La partita non aveva fino a quel momento dato modo ai giocatori di adirarsi per le decisioni del signor Longhi, tornato a dirigere con l'autorità che si conosceva. Eppoi, in quanto capitano, proprio Cravero avrebbe dovuto mantenere più di ogni altro nervi saldi. Lui, e gli crediamo, giura di non aver voluto calciare la palla addosso al suo avversario. Gli effetti sono sembrati a tutti, arbitro compreso, più devastanti delle intenzioni. Per Cravero si profila l'incubo di una squalifica doppia rispetto a quella di Muller. Ieri, dal ritiro di Cesena, città natale della moglie, Roberto Cravero ha fornito al telefono le sue sensazioni. Eccole: «Per fortuna la partita è finita bene altrimenti chissà come sarebbe stata commentata la mia espulsione. Comunque, tanto per chiarire una volta per tutte, le cose sono andate così: Piovanelli sgomitava, io cercavo di tenerlo fuori area, è intervenuto Mussi, l'attaccante pisano è finito a terra e ha cominciato a trattenere il pallone tra le gambe. Ho intuito che voleva battere a sorpresa la punizione, ho tentato di allontanare la sfera, volevo spedirla lontano, fuori dal campo, invece ho colpito Piovanelli sul braccio sinistro. L'arbitro era a pochi passi ma probabilmente non ha visto bene il tutto. Infatti quando gli ho chiesto spiegazioni, Longhi mi ha detto che avevo tirato il pallone in faccia a Piovanelli». Dopo aver rivisto in televisione la dinamica nessuno in verità può criminalizzare Cravero. E infatti Borsano non ha intenzione di multarlo. Sia il presidente che Casasco, già domenica sera a Pisa hanno cercato di consolare il ragazzo, soprattutto per il calcio di rigore sbagliato, forse all'origine di quel gesto stizzoso. Dice infatti il capitano del Torino: «Mi ha fatto piacere che presidente, tecnico e compagni mi abbiano capito. Ero abbastanza arrabbiato per il rigore sbagliato, mi spiace più per quello che per l'altro episodio. Se avessi ora la sensazione di aver commesso fallo da espulsione sarei il primo ad ammetterlo. Spero che chi dovrà giudicarmi tenga conto anche delle immagini televisive. Ma non credo che ciò accadrà». Dunque è il rigore non realizzato che angoscia il libero del Torino: «Volevamo tutti questa vittoria — spiega Cravero — e il penalty poteva essere la svolta positiva. Non ho pati¬ to alcuna remora psicologica prima di calciarlo. Del resto siamo Muller ed io i rigoristi, mancando lui non poteva che toccare a me, mi sono assunto le mie responsabilità senza aspettare che altri me le ricordassero. Purtroppo quando si sbaglia dagli undici metri l'errore di chi tira è sempre superiore al merito del portiere. Ma mentre col Pescara, nella primavera scorsa, l'avevo sbagliato completamente, qui Simoni è stato abile a intuire la direzione del tiro». Passiamo ad analizzare la partita nel suo sviluppo completo: «Una gara sentita, soprattutto nella ripresa — commenta Cravero — in quanto la sfida con l'altra capolista ci solleticava molto. Alla vigilia tutti evitavamo di dire che era decisiva, ma l'importanza s'è sentita in campo. Era l'unica partita di un certo livello che questa B presenta, contro l'unica vera antagonista, la squadra che può competere con noi per il primato assoluto. E, nonostante il pareggio, abbiamo dimostrato di essere più bravi di loro, siamo noi migliori della B, il risultato per una volta non conta. Eppoi abbiamo evidenziato quanto sono bravi i giovani come Venturin e Lentini, è la dimostrazione che in questa squadra non siamo solo in undici, ma almeno in sedici allo stesso livello». Franco Badolato

Luoghi citati: Cesena, Pescara, Pisa, Torino