Vicini scioglie oggi gli enigmi della Nazionale che domani sera affronterà l'Inghilterra a Wembley

L'Italia del rebus Vicini scioglie oggi gli enigmi della Nazionale che domani sera affronterà l'Inghilterra a Wembley L'Italia del rebus LONDRA DAL NOSTRO INVIATO C'è voglia di provare il trio Donadoni-Vialli-Baggio per un attacco di manovra più che di sfondamento. E' sufficiente che Azeglio Vicini la faccia sapere, questa voglia, per agitare la pre-vigilia azzurra. Non importa che il commissario tecnico ne parli in proiezione futura: «Ribadisco che per me Baggio è un uomo d'attacco, che dribbla, scambia e tira in porta, e se farà dieci-dodici gol in campionato l'idea di vederlo in tandem con Vialli senza un centravanti tradizionale prenderebbe consistenza». Ancora ventiquattr'ore di... ansia. Domani a mezzogiorno dopo l'allenamento di Wembley, Vicini snocciolerà i nomi, fra campo e panchina. Personalmente siamo sereni, non abbiamo mai giocato alla roulette: ci aspettiamo Marocchi in mediana e Carnevale in avanti, se toccherà a Berti e Baggio (ma Donadoni e De Napoli stanno meglio) vedremo con curiosità un'Italia diversa e più tecnica contro gli inglesi. Intanto Baggio è finito nel vortice di un'intervista corale che ha lasciato Antonello Valentini, capo delle relazioni esterne della Federcalcio, con le mani nei capelli: «Questo ragazzo lo rovinate» ha esclamato. C'è piuttosto il rischio che il Club Italia si spacchi fra i sicuri del posto e chi è in continua altalena. Qualche sintomo di nervosismo già affiora. Vicini in proposito si difende e contrattacca: «Intanto anche gli ottonove elementi che io dò per titolari sanno che tutto dipende dal loro comportamento. C'è chi dopo una vita integerrima ruba una mela e va in galera. E i protagonisti di una rotazione dovrebbero essere contenti di avere a turno le loro chances. E per me sono contenti. Sia chiaro che le mie prudenze, le mie variazioni sul tema squadra, non sono segni di incertezza. Io faccio di testa mia ed ho idee chiarissime. Tanto, alla fine, conterà una cosa sola: come andrà il Mondiale. E adesso non dite a Carnevale che Vicini lo ha fatto fuori, magari gioca lui». Anche questo «magari» ha aumentato le incertezze. La chiave delle ansie, non solo giornalistica, sta nel fatto che si gioca a Wembley mitico stadio che ha già offerto gloria, emozioni, bocciature e drammi. Tutti vorrebbero esserci. Gigi Riva parlando di sé stesso aggiunge involontariamente altri stimoli: «Nessuno stadio come Wembley mi ha dato tanto, sul piano emotivo. Già quei duecento metri dallo spogliatoio al campo mettono i brividi. Poi il terreno perfetto, il pallone inglese tradizionalmente più leggero, un ambiente unico. E ancora gli avversari, sempre gli stessi come caratteristiche anche se cambiano i nomi. Prima ti salutano come perfetti gentiluomini, e al fischio d'inizio giù vangate...». Per cosa rappresenta questo stadio, la formazione che Vicini manderà in campo si sottoporrà ad un esame di laurea. Baggio e Carnevale, Marocchi e Berti, stanno sulle spine. E' curioso che, passata un'epoca, il problema azzurro (di abbondanza, di qualità, quindi di formazione) abbia radici a Firenze. Giancarlo Antognoni era il pomo della discordia giornalistica attorno alla nazionale di Bearzot. Che lo sostituì nel '78 a Mar del Piata (si perdeva 0-1 con la Francia, il pareggio lo siglò il subentrato Zaccarelli), e lo lasciò fuori dalla finale del trionfo nell'82 a Madrid. «Erano esclusioni per motivi di salute — ricorda sorridendo Bearzot, sempre a fianco degli azzurri e che stasera seguirà la Under 21 —, ma ricordo bene certe polemiche. Ogni commissario tecnico passa attraverso queste situazioni. Pensate a Valcareggi, fra Mazzola e Rivera. Baggio un altro problema? Allora auguro a Vicini che gli porti fortuna. Come le discussioni su Antognoni ne portarono a me in Spagna». Baggio portafortuna, è l'ultima versione mentre lo scontro con gli ex maestri del calcio si avvicina. Si chiede sin d'ora alla squadra azzurra di saper replicare alla prevedibile offensiva inglese. Vicini anticipa i temi dicendo che non gli basterebbe il solo contropiede, vorrebbe risposte corali e non di singoli. Battere Shilton è già un traguardo, il quarantenne portiere da troppo tempo è imbattuto. Piacerebbe anche a Mancini, ovvio, tentare l'impresa. Anche perché non vorrebbe finire tra i «pensionati» della Nazionale. Nella Under 21 e al campionato d'Europa c'era anche lui. Aspetta il regalo del reinserimento, e Londra già in piena atmosfera natalizia lo fa sognare. Bruno Perucca L'Italia del rebus Tra Inghilterra e Italia si sono disputate partite esaltanti. Ma per gli azzurri è rimasta nella storia soprattutto quella giocata a Wembley il 14 novembre 1973, sedici anni fa: quel giorno la Nazionale superò per la prima volta i bianchi in trasferta con una rete di Capello. Nelle foto, il magico momento del gol: Chinaglia tira, il portiere Shilton respinge, la palla finisce a Fabio Capello che segna. La squadra era guidata da Valcareggi. Scesero in campo Zoff, Spinosi, Facchetti, Benetti Bellugi, Burgnich, Causio Capello, Chinaglia, Rìvera e Riva