Bonn raffredda l'unione monetaria

Il negoziato sul fisco Il negoziato sul fisco I dodici non trovano accordo sulVlva e sulle altre tasse BRUXELLES. Nessuna intesa sul fisco europeo. Incapaci di trovare un compromesso sui redditi da risparmio, i ministri finanziari dei Dodici cercavano ancora a tarda notte di salvare la giornata con qualche progresso in tema di Iva; ma con il passare delle ore la ragnatela dei contrastanti interessi nazionali sembrava ingarbugliarsi. Le speranze della Commissione Cee di chiudere il dossier prima della fine dell'anno sembrano ormai compromesse. Dei punti in discussione, quello della fiscalità sul risparmio pareva il più semplice. Già si era rinunciato nei mesi scorsi all'ipotesi di una ritenuta alla fonte, che nei progetti originali della Commissione doveva essere del 15% e che il commissario Scrivener aveva poi ridotto al 10. Ma neppure su un'ipotesi di compromesso sulle misure di cooperazione fra i Dodici, volte soprattutto a scongiurare le frodi quando il mercato dei capitali sarà liberalizzato il 1° luglio prossimo, c'è stato ieri il necessario accordo. A un'estremità ci sono Paesi come Italia, Belgio e Olanda, secondo i quali le misure suggerite dalla Commissione sono troppo timide; e l'Italia, anzi, ha rilanciato per voce del ministro delle Finanze Rino Formica la richiesta di una cedolare che nessun altro sostiene più. All'altra figurano Paesi come il Lussemburgo, che giudica troppo avanzato persino il compromesso maturato dall'esecutivo comunitario e che teme una mina vagante per il segreto bancario su cui poggia la sua fiorente industria finanziaria. In tema di Iva, i ministri avevano già deciso alla riunione del mese scorso di abolire sì le frontiere nel 1993, ma di non trasformare il quadro della ri¬ scossione dell'Iva: di continuare, cioè, con un'imposizione nel Paese di destinazione e non, come avrebbe voluto la Commissione, in quello d'origine. Il sistema delle compensazioni, avevano precisato inglesi, tedeschi e olandesi, sarebbe stato troppo complicato. S'impongono però, in mancanza di controlli doganali, altre misure per evitare colossali frodi ed è appunto sull'equilibrio fra la lotta alla truffa comunitaria e il carico burocratico per le aziende che c'è battaglia. Secondo la Commissione, le proposte dei Dodici non sono soddisfacenti. Ed è in quel dibattito che i ministri cercavano invano nuove idee. Un altro punto, toccato e poi accantonato, è quello delle aliquote Iva. In origine la Commissione aveva proposto due fasce: una normale del 14-20% e una ridotta del 4-9. Per le pressioni dei Paesi membri, contrari a una razionalizzazione che avrebbe toccato le loro entrate e modificato i loro quadri d'imposizione, si è deciso di fissare per il tasso normale soltanto un minimo, mentre accanto a quello ridotto si è accolta anche l'ipotesi del tasso zero. Ma ancora non basta. I ministri parevano dover rinunciare a qualsiasi discussione sull'altro importante tema della fiscalità che è quello delle accise, le imposte di fabbricazione che gravano su alcol, tabacco e prodotti petroliferi. Ma si cercava perlomeno di ottenere qualche progresso su quel progetto di armonizzazione; di precisare, in qualche modo, un periodo transitorio per rivolgersi a un comune obiettivo capace di trasformare in una realtà più concreta l'immagine sempre più sfilacciata dell'Europa '93. lf. gal.]

Persone citate: Rino Formica, Scrivener

Luoghi citati: Belgio, Bruxelles, Europa, Italia, Lussemburgo, Olanda