La Ddr scopre il dibattito di Tito Sansa

La Ddr scopre il dibattito La Ddr scopre il dibattito Voto segreto per il presidente del Parlamento Tutti i deputati chiedono libere elezioni BERLINO EST DAL NOSTRO INVIATO - - \ t • Hans Modrow, esponente di punta dell'ala riformista del partito, è stato eletto all'unanimità nuovo primo ministro della Germania orientale. Con la sua elezione e, poche ore prima, con quella di Gùnter Maleuda a presidente dei deputati, la democrazia si ò insediata ieri nella Volkskammer, il Parlamento della Ddr, che per quarant'anni era stato un consesso silenzioso e obbediente agli ordini del partito comunista. Tre novità assolute: per la prima volta per la carica di presidente della Camera hanno concorso cinque diversi candidati, per la prima volta il partito al potere non ha presentato un proprio uomo, per la prima volta la scelta è stata fatta a votazione segreta. Alla presidenza è stato eletto a sorpresa il rappresentante del partito dei contadini, Gùnter Maleuda, 58 anni, dottore in agraria. Dopo un ballottaggio con il favorito candidato dei liberali, il riformista d'avanguardia Manfred Gerlach, Maleuda ha ottenuto 246 voti contro i 230 dell'avversario. Impacciati sono stati i primi movimenti dei 478 deputati presenti su 500 che, non abituati all'uso della scheda, sembravano scolaretti al primo giorno di scuola. Difficile è stata anche la conta delle schede depositate in urne di vetro, ben visibili dalle telecamere che trasmettevano in diretta. Ci sono volute ben due ore e mezzo prima che il nome di Maleuda uscisse dalle urne. Poi, passata la prima emozione, i novellini della democrazia si sono rinfrancati e quando è cominciato il dibattito (il primo nella storia del Paese) sembrava di essere in un Parlamento occidentale. A rompere il ghiaccio è stato un veterano, il capo del gruppo parlamentare comunista, Werner Jarowinsky, che ha addossato la colpa della crisi ai dirigenti spodestati, alla loro «arroganza dittatoriale», alla loro «sordità alle richieste della base». Nel suo aggressivo discorso, Jarowinsky ha fatto anche l'autocritica di tutto il Parlamento, ha chiesto a nome del partito il «rinnovamento totale» proponendo la riforma della Costituzione (cioè la rinuncia al monopolio del potere comunista) e votazioni «veramente libere e democratiche con diversi candidati e diversi partiti». Nella breccia aperta-dal ca-^ pogruppò comunista' si sono lanciati gli altri oratori di tutti i partiti, anche loro incolpando i dirigenti e se stessi (per avere taciuto per tutti questi anni). Minimo comune denominatore dei discorsi è stata la richiesta di pluralismo, democrazia dal basso mediante libere elezioni, riforma economica per attuare un socialismo orientato al mercato. Senza peli sulla lingua i neofiti hanno messo le carte in tavola cercando di ristabilire l'autorità del Parlamento. Interessante è stato l'intervento del fisico di fama mondiale Manfred von Ardenne, l'anziano scienziato ha rivelato (sorprendendo tutti) che il poco amato nuovo segretario generale del partito era da lungo tempo un segreto fautore delle riforme. Sì, proprio lui, Egon Krenz, il delfino dello spodestato Erich Honecker, in una lettera del novembre di quattro anni fa aveva convenuto con von Ardenne sulla necessità di mutare la struttura della Ddr. Ma «i tempi non erano maturi — ha rivelato il fisico — per cacciar via i dirigenti incompetenti e nocivi». Applaudito, von Ardenne ha esppsfOjuq programrna di riforme che prevede tra l'altro: l'abolizione del centralismo burocratico, la privatizzazione delle piccole imprese, la cancellazione delle sovvenzioni alle aziende, la chiusura delle imprese improduttive, la riduzione degli stipendi e il licenziamento dei parassiti, l'adeguamento dell'ideologia marxista al «carattere dell'individuo». Mentre in serata il dibattito continuava (e anziani dirigenti come l'ex presidente della Camera Sindermann e l'ex primo ministro Stoph salivano sulla tribuna l'uno per difendere pateticamente il proprio operato, l'altro per recitare il mea culpa) verso Berlino Ovest continuavano a spostarsi migliaia di cittadini della Ddr, ma in numero inferiore a sabato e domenica. Passata l'ubriacatura di libertà dei primi tre giorni, milioni di tedeschi orientali erano tornati disciplinatamente al loro lavoro. Nuovi passaggi sono stati aperti nel muro e il ministero degli Interni ha abrogato il divieto di accedere alla fascia di confine tra le due Germanie e anche l'ordine di sparare a vi¬ sta a chi si avvicinasse al muro. Mentre milioni di persone passavano attraverso il muro ormai inutile, l'ordine di sparare era rimasto in vigore. Nella gran confusione degli ultimi giorni, le autorità si erano semplicemente dimenticate di revocarlo. E' caduto anche il divieto di espatrio per poliziotti e militari. Ora, con le frontiere aperte e la glasnost in Parlamento, la Ddr è un Paese nuovo. Dalla democrazia zero dei veterostalinisti, in meno di un mese si è passati alla democrazia totale. Ma i riformisti non sono appagati. Come ogni lunedì, anche iersera circa trecentomila persone hanno dimostrato nel centro di Lipsia. Chiedono libere elezioni. In un'intervista rilasciata a «Bild», il nuovo premier Modrow ha anticipato che le nuove elezioni dovrebbero tenersi nel 1991. Sullo stesso numero del giornale tedesco occidentale il neopresidente Krenz getta acqua sul fuoco: la futura collaborazione con Bonn avverrà tra «due Stati tedeschi sovrani e indipendenti l'uno dall'altro». Tito Sansa

Persone citate: Egon Krenz, Erich Honecker, Hans Modrow, Krenz, Manfred Gerlach, Manfred Von Ardenne, Modrow, Werner Jarowinsky

Luoghi citati: Berlino, Berlino Ovest, Bonn, Ddr, Germania