Sabato all'Ovest,come nei sogni di Tito Sansa

Saboto all'Ovest, come nei sogni \ Mèzzo milione di tedeschi dell'Est hanno preso d'assalto l'altra metà di Berlino Saboto all'Ovest, come nei sogni A spasso per un po' di shopping, andata e ritorno Negozi aperti fino a tardi per gli «amici dell'Est» BERLINO DAL NOSTRO INVIATO Berlino Ovest è stata ieri presa d'assalto e conquistata dai cittadini della Ddr. Mezzo milione di persone hanno invaso il centro della città, provocando il più grande caos che si sia mai visto nell'ex capitale. Mète privilegiate i grandi magazzini intorno al Kudamm, le edicole dei giornali, i sex-shop e quelli di peep show, degli audaci spogliarelli e delle scene erotiche. Era notte fonda quando migliaia di persone si sono messe in movimento verso i passaggi attraverso il Muro. Al sorgere del sole le code erano già lunghe più di un chilometro, i tempi di attesa in media di due ore. Abituati da sempre a fare la fila dappertutto, nei negozi, negli uffici, nei ristoranti, i cittadini della Ddr si sono messi pazientemente in fila. Passati dall'altra parte senza formalità, quasi travolgendo le guardie di frontiera, si sono subito rimessi in coda dinanzi alle banche, eccezionalmente aperte, per ritirare il cosiddetto Begrùssungsgeld, il soldo di saluto offerto dal governo di Bonn. A ciascuno vengono dati 100 marchi, circa 73 mila lire, che per i cittadini della Ddr sono una somma di tutto rispetto. Al cambio libero infatti equivalgono a milleduecento marchi orientali, che sono più di un salario medio mensile. Tutti in fila dunque, per altre due ore per ricevere questa mensilità straordinaria. C'è stata qualche eccezione, come quella di una giovane coppia orgogliosa che ha detto alla gente in fila: «Rifiutiamo l'elemosina dei capitalisti». Per venire incontro ai pacifici invasori, anche tutti i grandi magazzini e gran parte dei negozi di Berlino Ovest (che di sabato chiudono alle 14) sono rimasti aperti fino alle 18. Le linee di autobus della metropolitana e della sopraelevata sono state rinforzate, sessanta autisti sono stati fatti arrivare dalla Germania Federale in aereo. Il popolare magazzino Bilica era un formicaio. Come affamati, i tedeschi dell'Est si buttavano sui banchi dei cosmetici alla caccia di saponette, dentifrici, rossetti, detersivi; su quelli della cioccolata, delle arance e delle banane. Prima di sera, gli scaffali erano vuoti. Nel magazzino Kadewe un signore anziano ha festeggiato il primo giorno di libertà scialando il «soldo di saluto» con mezza dozzina di ostriche della Normandia e una flùte di champagne: 35 marchi, l'equivalente del terzo di uno stipendio. «Si vive una sola volta — avrebbe detto — un giorno come questo non si ripeterà mai più». Grande ressa dinanzi alle edicole per comperare giornali sportivi e per bambini, e davanti ai negozi dove si vendono oggetti erotici. Nella coda per entrare nella bottega della «maestra del sesso» Beate Use, molte erano le coppie e anche le donne sole. Una ragazza ha detto: «Dobbiamo pure farci una cultura». E due anziani coniugi: «Andiamo a cercare qualcosa per rinfrescare il nostro amore». Il Muro di Berlino è ancora in piedi, ma in alcuni punti è bucato come un colabrodo. Al Potsdamerplatz, che negli Anni Trenta contendeva al londinese Piccadilly Circus il primato del «più ingorgato crocicchio del mondo», decine di persone armate di scalpelli lo sbriciolavano pezzo per pezzo, e chi poteva si portava via come souvenir una scheggia di cemento. Dall'altra parte del Muro si sente rumore di macchinari, e attraverso i fori si vedono squadre di soldati della Ddr che spianano il terreno, versano una gettata d'asfalto, tendono cavi per l'illuminazione. Lavorano alacremente perché tutto dev'essere pronto per domattina, lunedì, alle 8, quando il passaggio verrà aperto. Qualcuno si è arrampicato sul Muro, «dall'altra parte» si sono irritati, hanno minacciato di sospendere i lavori, sono intervenuti gli agenti occidentali per calmare la folla eccitata. I comandanti della polizia dell'una e dell'altra parte si sono incontrati (per la prima volta dopo 28 anni) e hanno concordato misure comuni per mantenere l'ordine. Alla porta di Brandeburgo l'atmosfera è tesa perché i gruppi di giovani definiti «di destra» cercano nuovamente di passare a Berlino Est, hanno già staccato un piastrone di cemento. Di nuovo vengono bloccati con gli idranti, poi i Vopos si schierano con una decina di cani lupo e i disturbatori ritengono prudente battere in ritirata. Decine di poliziotti della Germania comunista prendono allora posizione sul cornicione del Muro. «In questo punto — mi ha detto un ufficiale di Berlino Ovest — non potremo passare mai. La porta di Brandeburgo, ne sono sicuro, rimarrà chiusa per sempre. E' il simbolo della divisione della Germania al quale il regime della Ddr si aggrapperà. Aprire la Porta significherebbe per Egon Krenz la resa totale». Fino a iersera, in 48 ore — è stato comunicato — la polizia della Ddr ha concesso 2 milioni 700 mila visti di espatrio. Ingorghi paurosi si sono formati sulle autostrade: 35 chilometri quello in direzione di Hanno• ver. La cifra dei visti non comprende i passaggi da Berlino Est verso Berlino Ovest, che sono avvenuti senza controlli. Difficoltà abbiamo trovato soltanto noi stranieri, perché dobbiamo sottostare alle formalità dei visti. Quando mi sono lamentato per questa discriminazione, al Checkpoint Charlie una poliziotta ha risposto: «Così dev'essere. I tedeschi devono passare senza problemi. Così è giusto, finalmente». A tarda sera, quando le banche e i grandi magazzini avevano chiuso, Berhno Ovest era sempre in mano ai tedeschi dell'Est. Sempre impossibile circolare, il traffico era totalmente bloccato, le birrerie e le discoteche erano occupate, la terza «lunga notte» è cominciata mentre interminabili processioni di pedoni tornavano verso quella parte di Berlino nella quale erano rimasti prigionieri per quasi tre decenni, ciascuno portando il suo bravo sacchetto di plastica pieno di acquisti. La prima grande sagra del consumismo stava terminando. - Stravolti dalla fatica, ebbri di esperienze mai vissute, mezzo milione di cittadini rientravano alle loro case, dicendo: «Wahnsinnig», pazzesco. Dalla settimana prossima i passaggi attraverso il Muro saranno nove (ieri sono stati riaperti un passaggio pedonale e una stazione della sopraelevata), d'ora innanzi si potrà andare e tornare come e quando si vorrà. «Wahnsinnig, Wahnsinnig» continuava a ripetere la gente. Nessuno ci avrebbe mai sperato. Tutto cominciò un mese fa, il 6 ottobre, quando Michail Gorbaciov in visita a Berlino disse a due ragazzi tedeschi: «Non siate tristi, non lasciatevi prendere dal panico, abbiate pazienza». Tito Sansa \

Persone citate: Bilica, Egon Krenz, Michail Gorbaciov