Padre dimezzato di Ferdinando Camon

Padre dimezzato La pillola abortiva dà alla donna potere assoluto non solo sul figlio ma anche sul partner Padre dimezzato LE donne non gradiscono vedere un articolo sulla pillola abortiva scritto da un uomo: hanno sempre rivendicato la maternità e la procreazione come un campo riservato, e l'aborto, con tutti gli immensi problemi che comporta (e che il maschio non conosce sperimentalmente), come un campo esclusivo; non a torto: la comprensione di questi problemi ha progredito soprattutto per il contributo che vi hanno portato le donne. Ma il fatto è che la pillola Ru cambia completamente il ruolo dell'uomo nella coppia e nella famiglia, e si può dunque vederla, oltre che come un farmaco «per la donna», anche come un farmaco «contro l'uomo». C'è una stortura, nel modo in cui la discussione è impostata finora (soprattutto per influenza della Chiesa), per cui nell'aborto si realizza una contrapposizione della donnamadre al figlio-feto, come una persona potente e crudele contro un altra persona, tale a pieno titolo, debole e inerme, in una battaglia così spietata e ì ingiustificata, che il minimo che si possa desiderare è che il vincitore ne esca almeno ferito e sanguinante. Cosa che il vecchio aborto chirurgico consentiva e garantiva, e che il nuovo aborto chimico previene ed esclude. Ma in realtà l'aborto è tutt'altra cosa: è lo stadio finale di un'altra lotta, quella della donna per sé e per la propria vita, e se ora si combatte qui, in questo stadio finale, è perché la donna ha già perduto gli altri stadi: sicché il maschio deve riconoscere che, anche se vince questa battaglia, per l'aborto indolore, la donna resta comunque complessivamente sconfitta: che razza di vittoria è mai questa, se concede di farsi intossicare chimicamente invece di farsi tagliare chirurgicamente? Tuttavia, questa è una vittoria che l'uomo teme mortalmente, perché gli toglie potere non soltanto in campo coniugale, ma anche, per estensione, in quello esistenziale: la condizione del maschio diventa una condizione minore, esautorata, ininfluente. Il maschio non sarà più veramente padre, ma soltanto fecondatore. Già con l'aborto chirurgico il ruolo del maschio era fortemente sminuito: il maschio poteva mettere incinta una donna, ma non diventare padre: questo dipendeva da lei. Non dobbiamo dimenticare quell'uomo, che aveva messa incinta la sua compagna, consenziente, per avere un figlio, e dopo, quando lei decideva unilateralmente di abortire, si è trovato nell'assoluta impossibilità di opporsi, e per salvare il frutto del proprio seme non ha potuto far altro che entrare in ospedale e sparare con la pistola. Era il segno della nuova situazione in cui era venuto a trovarsi il maschio: per diventare padre, doveva conquistarsi questa possibilità (che non era più un diritto) con le armi. L'uomo era abituato a depositare il seme nella donna, e dimenticarlo per nove mesi: lì era garantito, nessuno poteva toccarlo, un sistema di leggi e di morali lo proteggeva. Questo sistema è crollato. Adesso il seme deposto nella propria compagna è come consegnato a un nemico, o a un amico provvisorio e inaffidabile. L'introduzione dell'aborto chimico (che elimina ogni necessità di assistenza medica è rende inutile il preavviso al partner) moltiplicherà questa situazione: d'ora in poi la nascita sarà una concessione della madre al figlio, e la.paternità sarà una grazia della donna al compagno. Questo c'è, nel timore del maschio. La donna avrà in sé il massimo dei poteri. Poiché potrà decidere sul momento della nascita, che è il più importante di tutta la vita, potrà decidere anche sugli altri, su tutti gli altri. Ferdinando Camon