Stecca al test della verità

Stecca al test della verità Il romagnolo, che finora ha incontrato rivali modesti, difende a Rimini il Mondiale dei supergallo contro Espinoza Stecca al test della verità Stavolta affronta un vero pugile RIMINO DAL NOSTRO INVIATO Umberto Branchini, nella sua ottica di manager esperto e prudentissimo, ha sempre giudicato con giusto orgoglio la sua maniera «soft» nell'amministrare la carriera dei suoi pugili ed in particolare di Maurizio Stecca. Proprio a Stecca, del resto, Branchini ha fatto ottenere il massimo risultato — in questo caso il titolo mondiale sia pure della WBO, la meno qualificata delle quattro sigle — con il minimo sforzo e con il minimo rischio. Nella carriera di «Stecchino» i match da l-X-2 si contano ampiamente sulle dita di una mano sola e non sono certamente quelli che gli hanno consentito di diventare campione del mondo contro il mediocre dominicano Pedro Nolasco e di garantirsi una prima conferma contro l'esperto venezuelano Angel Lewy Mayor. Questi è ormai da tempo fuori dal grande giro. I guai e le polemiche sono incominciati al momento di cercare la seconda conferma per Stecca. L'avversario scelto, il portoricano Robert Rivera, è risultato nelle indagini della Federboxe, chiamata a dare il suo nullaosta tecnico, essere quanto meno reduce da un intervento alla retina e tutt'altro che affidabile anche sotto il profilo del record. Ne è saltato fuori un mini- scandalo che avrebbe anche potuto risolversi in un «divorzio» sportivo tra Branchini e Stecca. Alla fine la «querelle» è stata invece composta saltando ad occhi chiusi la barricata della prudenza. Il traumatico voltafaccia assume il nome di Louie Espinoza, ventisettenne ex campione del mondo dei pesi supergallo, picchiatore e tecnico di assoluto valore mondiale. Espinoza stasera sul ring del palazzetto dello sport di Rimini dovrà dirci se Maurizio Stecca, il quale finora è stato praticamente condotto in braccio ai massimi traguardi, è in grado di camminare da solo. La tensione nella vigilia di questa sfida scaturita dalle po- lemica si taglia col coltello. Il settantaseienne Branchini amorevolmente assistito dalla signora Elena ha aumentato la dose di ipotensivi; anche Elio Ghelfi, l'istruttore di Stecca, si macera nell'attesa tra un caffè e un tranquillante. Ma il dado è tratto. E adesso, dopo aver rifiutato per anni di assaggiare anche solo un cucchiaino dal calice del rischio, per legittima rabbiosa reazione — di amor proprio da parte del pugile, di professionalità offesa da parte del decano dei manager — lo si vuol bere tutto in una volta sola. Stavolta nel pronostico la tripla ci sta tutta. Espinoza — che dal video Italia 1 ha proposto e riproposto in settimana da mil- le angolazioni — è campione vero, grande incassatore, valido colpitore con entrambe le mani anche se non può essere definito un vero e proprio picchiatore ad onta del numero impressionante dei suoi successi prima del limite. Il ventisettenne statunitense è uscito da pochi mesi da una terribile battaglia per la versione IBF del titolo dei piuma contro il fuoriclasse messicano Jorge Paez. Pur chiudendosi negativamente per lui con un generoso verdetto di parità che lasciò giustamente il titolo a Paez, quelle dodici incandescenti riprese hanno indirettamente confermato il valore di Espinoza. Se l'americano ha un tallone d'Achille, questo forse può essere individuato in una certa lentezza di gambe che non corrisponde all'eccezionale sveltezza di braccia e all'agilità sul tronco. Per il resto, niente da dire. Un bruttissimo cliente, insomma, ma «Icio» Stecca che ha la sua arma migliore proprio nella velocità di gambe, nella prontezza, nel «tocca e via» non accetta di considerarsi battuto in partenza. Los Angeles 1984 è ormai lontana ma anche questo per lui è il match della vita come quello che cinque anni fa gli diede la medaglia d'oro. Per una sera, dopo tante puntate facili della sua carriera, gli tocca camminare sul filo. Gianni Ptgnata

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