Adesso il sindacato fa l'assicuratore di Francesco Bullo

Adesso il sindacato fa l'assicuratore Benvenuto presenta i primi sportelli Unilabor in funzione a Torino, Roma, Bologna Adesso il sindacato fa l'assicuratore // delegato Uil venderà le polizze dett'Unipol in fabbrica TORINO. «In un Paese dal prestito facile a tassi da strozzini, dove la copertura assicurativa non copre nulla» la Unipol scende in campo e getta sulla bilancia un'alleanza con la Uil, testa di ponte per un sindacato dei cittadini. Un sindacato, insiste Enea Mazzoli, presidente dell'Unipol (la quinta compagnia in Italia su 220 presenti, la prima per i bassi costi praticati) che quasi da solo ha combattuto una battaglia d'avanguardia, in alcuni casi provocatoria, e la sta vincendo. E per presentare l'iniziativa, nata contemporaneamente a Torino, Roma e Bologna, nella capitale subalpina arriva persino Giorgio Benvenuto. La novità è quella di un servizio di consulenza (si chiama Unilabor) assicurativa e finanziaria, figlia di una convenzione nazionale tra Unipol e Uil: metterà a disposizione degli iscritti al sindacato una gamma di prodotti assicurativi ispirati a logiche di servizio «chiari nelle condizioni e vantaggiosi nei costi». Così il sindacato diventa finanziere e assicuratore, buttando alle ortiche i pregiudizi e le remore di tipo ideologico. Per Benvenuto, e per le tesi da lui sostenute anche al congresso Uil di Venezia, è una vittoria. «I lavoratori, per contare maggiormente, devono entrare nella finanza e, in particolare, avere un controllo sulle indennità di fine rapporto (cioè la liquidazione). Ogni anno, infatti, circa 30 mila miliardi di salario differito vengono esclusivamente gestiti dalle imprese, senza l'intervento del sindacato — dice Benvenuto —; speriamo che l'esperienza di Torino, Bologna e Roma contagi il resto d'Italia». E torna a ripetere un ritornello noto. «Oggi il lavoratore non ha soltanto più la ricchezza del suo lavoro. Ha una ricchezza maggiore che è quella del suo risparmio, e su questo aspetto il sindacato è stato fin troppo distratto». Le cifre: su un milione di miliardi del debitp pubblico il 40% è costituito dal risparmio delle famiglie. Ancora: «Ammonta a 30 mila miliardi l'anno — insiste Benvenuto — il salario differito in mano agli imprenditori. Utilizziamo questa ricchezza senza remore ideologiche, nell'interesse dei lavoratori e delle loro famiglie; l'avessimo fatto nell'80 con il fondo di solidarietà». Ancora: il sindacato oggi è debole in un mondo di economia e finanza nel quale crescono le imprese e i monopoli, si fanno accordi, si controllano banche e giornali. «Siamo indietro, rispetto all'Europa di 50-70 anni, mentre è indispensabile sperimentare forme nuove di partecipazione. Una stra¬ da è quella del polo Bnl, Ina, Inps». Ma oltre al matrimonio tra Uil e Unipol, altre alleanze sono in cantiere. E coinvolgono la Cisl e Cgil (anche se in quest'ultima non tutti i muri sono stati abbattuti). Mazzoli ha annunciato il battesimo di una nuova compagnia, «Lavoro e Previdenza», con quattro soci (5% a testa di Cisl, Uil, Cgil, che presto passeranno al 10%, il resto di Unipol) che si occuperà in particolare delle pensioni integrative. Obiettivo: una raccolta minima di 10 miliardi nel '90, «molti di più, a moltiplicatore — sussurra Mazzoli — se si troveranno spazi nei rinnovi contrattuali. Resto comunque dell'idea che resti indispensabile, in tema di pensioni integrative, l'accettazione volontaria e individuale». Francesco Bullo

Persone citate: Enea Mazzoli, Giorgio Benvenuto, Mazzoli