Al Massimo la retrospettiva del regista romano
AUGUSTO GENINA Cinema AUGUSTO GENINA Al Massimo la retrospettiva del regista romano IL cinema di Augusto Genina spazia per quarantanni, dal 1914 al 1955, attraverso tutta la grande Europa (compresa, cioè, l'Africa colonizzata). Basterebbe questo dato per sottolineare la singolarità della sua carriera, in tempi certamente non inflazionati da coproduzioni: forse solo Rosselli ni ha viaggiato col suo cinema così tanto, partendo anch'egli da una passione per il genere cinematografico più puro, il melodramma. Di questa spinta trasnazionale ci sono nella filmografia di Genina ampie tracce, indizi ora noti ora curiosi: in «Prix de beauté» (Miss Europa), realizzato in Francia nel 1930, l'interprete principale è Louis Brooks, la famosa Lulù (mentre un ruolo marginale hanno avuto i sopravvalutati maestri Pabst e Clair, cui vengono attribuiti soggetto e sceneggiatura); in «Frou Frou del tabarin» (1955), il suo ultimo film, fanno capolino due sconosciuti e diversissimi attori francesi, Louis De Funés e Brigitte Bardot. Ma invano si cercheranno nella storia del cinema tracce della progettualità europea di Genina, testimoniata da una mise en scéne sempre elegante anche sempre passionale. Di Genina viene invece ricordato «Cielo sulla palude», melodramma sulla vita di Santa Maria Gorelli realizzato nel 1949 e considerato dalla critica uno stravolgimento delle tematiche neorealiste (utilizza infatti attori presi per la strada, come faceva il neorealismo, ma conserva la struttura del dramma religioso-femminile tipico del cinema italiano); oppure «Lo squadrone bianco» e «L'assedio dell'Alcazar», che sono tra i po chi film di propaganda realizzati sotto il fascismo. Se però si considera nel suo insieme l'opera di Genina, e lo si può fare per la prima volta con la bella retrospettiva realizzata da Vittorio Martinelli e Sergio Germani per il Museo del Cinema (dal 1 all'8 novembre) si capisce subito che il regista non può essere giudicato solo con parametri politici. Genina stesso sottolinea che bisogna giudicare non «cosa» si narra, ma «come» lo si narra. E vedremo allora che «Lo squadrone bianco» è una specie di versione italiana di quei film ambientati tra la Legione Straniera che allora andavano per la maggiore, come «Beau Ge- ste»: un tenente di cavalleria deluso dalla fidanzata si arruola in un reparto in Libia, ha uno scontro durissimo col capitano e saprà riscattarsi mostrando il proprio valore contro i ribelli (capitanati, per inciso, da Cesare Polacco, che sarà vent'anni dopo l'infallibile ispettore Rock dei caroselli). Oppure che «L'assedio dell'Alcazar», ambientato nella guerra civile spagnola (e ovviamente schierato con i franchisti), mescola i toni del melodramma (le storie d'amore nella città assediata dai repubblicani) con quelli del cinema epico di tradizione sovietica, avendo per riferimento il cinema di Eisenstein e in particolare «La corazzata Potemkin». O, ancora, che «Cielo sulla palude» è la dimostrazione concreta di quanto il neorealismo abbia toccato il cinema italiano, al di là dell'ideologia resistenziale che sottende Te sue opere più note. Si realizzavano film fuori dagli studi e con attori non professionisti anche per le condizioni in cui versava l'Italia. Si pensava ad un nuovo cinema ma si facevano i conti anche con la realtà del cinema e della vita italiana del periodo. Si parlava della vita reale, ma si attingeva alla tradizione culturale del melodramma: in «Ladri di biciclette» come nell'episodio romano di «Paisà», come, appunto, in «Cielo sulla palude». Una carriera in cui l'ideologia può essere messa continuamente in discussione, perché la cosa più importante è il cinema. E al cinema Genina si accosta appena ventenne (era nato a Roma nel 1892) dopo aver interrotto gli studi di ingegneria. Lavora come soggettista e sceneggiatore per Baldassarre Negroni, un regista-produttore molto attivo nel muto e nei primi anni del sonoro. Il suo esordio alla regia, «La moglie di sua Eccellenza» (1914), avviene in Spagna, quasi una premonizione per le sue frequenti puntate all'itero. In Italia Genina lavorerà con attori ed attrici famose, come Pina Menichelli, Ruggero Ruggeri, Amleto Novelli e soprattutto Carmen Boni, presenza costante in molti suoi film. La retrospettiva è un omaggio meritato ad un grande regista quasi dimenticato da molta critica ma per fortuna non da chi ama il cinema. Stefano Della Casa m ' *1 / ii 'immagine dui film -Ia) squadrone bianco» dì Augusto Genina Sitilo Dinlla dall'Everest»
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