DALBESIO IN DISCO di Armando Caruso

DALBESIO IN DISCO MUSICA DALBESIO IN DISCO //pianista torinese ha inciso brani di Mozart, Chopin, Brahms TRENTANNI, torinese,docente al Conservatorio di Cuneo, il pianista Mario Dalbesio, è un uomo dall'animo mite, incline al sorriso, accarezzato da un velo di malinconia che lo spinge verso la riflessione. Si direbbe quasi incurante del mondo esterno: il suo vero mondo, nel quale si rifugia per ore e ore seduto alla tastiera, è quello della musica; anzi, della sua musica prediletta, legata alle matrici romantiche di Brahms, Schumann, Schubert, Chopin. Vincitore di diversi concorsi intemazionali, perfezionatosi prima con la grande Maria Tipo e poi con Aldo Ciccolini, è giunto alla piena maturità gradualmente, consapevole delle proprie capacità interpretative e d'una agguerrita e raffinata tecnica. Disposto più a stabilire un «feeling» con il pubblico che a incidere dischi, Mario Dalbesio ha dovuto però cedere alle lusinghe del vinile, da sempre veicolo di indispensabile «divulgazione musicale». Anche il mondo delle case discografiche è però «chiuso», soggetto alle implacabili leggi del mercato: così, qualche mese fa, cedendo alle pressioni di un gruppo di amici che lo segue da tempo, ha inciso un disco, reperibile presso la Fitzcarraldo di Torino (tel. 598.233) e uscito giorni fa, proprio in occasione del bellissimo concerto che ha tenuto all'Auditorium Rai. Un caso di sostegno professionale non raro nel nostro Paese: molti giovani concertisti, almeno nei primi anni, sono costretti a sacrifici finanziari per promuovere la loro attività, perché le grandi case discografiche ignorano chi è ancora all'inizio della carriera. Dalbesio, in disco (Mozart, «Sonata in fa magg. K. 280»; Chopin «Scherzo in si beni op.31»; Brahms «Ballata in si op. 10, n. 3»; Skriabin «Sonata n. 2 in sol. diesis minore op. 19») e ancor più l'altra sera all'Auditorium, ha decisamente sorpreso quanti non lo conoscevano: il suo pianismo, ora dettato da «affondi» di vibrante intensità, ora legato ad un'espressività ricca di intimismo (soprattutto nell'amatissimo Chopin), ha semplicemente incantato, soprattutto quando le singole note acquistano valori di assoluta purezza, costituendo esse- nesse un mondo rarefatto, di sublime bellezza. Dalbesio lo spiega chiaramente: «Non mi interessa l'ac¬ cademismo, quella che si potrebbe chiamare con un termine poco piacevole "dattilografia". Mi interessa la musica che vive nel rapporto con il pubblico, che costituisce per me il momento più importante per esprimermi». Ci riesce sempre? «Ci provo in ogni occasione, e sempre con una emozione profonda». Armando Caruso // pianista Mario l)aH»'sio

Luoghi citati: Cuneo, Torino