IL BODONI RUBATO

IL BODONI RUBATO IL BODONI RUBATO A notte tra il sabato 26 e la domenica 27 del dicembre 1801, ignoti furfanti si erano introdotti di soppiatto nella abitazione parmigiana del rinomato tipografo Giovan Battista Bo doni (1740-18)3), asportandone molti oggetti di cospiscuo valore. Nel colorito linguaggio curiale dell'epoca, la lamentevole ruberia consumata a danno del Bodoni (f della sua gentile consorte, la signora Paola Margherita Dall'Aglio, venne registrata propriamente come «furto insigne e qualificato». Gli portatone) via, quasi per ' intero, i preziosi averi che lo stampatole aveva messo insie( me in anni di onorato lavoro, quando finalmente era arrivato, a prezzo di sacrifici e di raccomandazioni, a ricoprire l'eminente incarico di direttore della Stamperia Reale di Parma. Il «curriculum» del saluzzese non era stato dei più scorrevoli; fatto segno alle invidie e alle rivalitn nella Roma del neoelctto ' papa Clemente XIII, la carriera : di Kodoni non fu priva di asprezze. Se non avesse avuto la fortuna di entrare nelle grai zie del polente cardinale Spi nelli, forse quel giovane anima to da forte vocazione t ipografi1 ca non avrebbe fatto strada e sarebbe rimasto un modesto operaio fonditore nella Slamperia della Propaganda Fide; magari rimpiangendo l'illiberale ! Torino di Carlo Emanuele III che gli aveva offerto, anni pri I ma, poco per davvero. Confortato e protetto dal cardinale, Bodoni s'era dato agli studi dell'arabo e dell'ebraico, acquistando un'eccellente padronanza di queste esotiche lingue. Ne ricavò così buon profitto da ottenere la commissione di incidere i caratteri per la slampa di un messale arabo-copto, opera ch'egli eseguì con distinta raffinatezza; per non dire del memorabile compimento di un elegante alfabeto tibetano. Reputazione e decoro, Giovan Battista Bodoni. li ebbe a Parma. Nel feb- braio 1768, su consiglio di un religioso torinese, bibliotecario alla Palatina nella borbonica capitale, fu chiamato dal duca Ferdinando a dirigervi la Stamperia Reale e l'annessa Getteria. Tre anni dopo Bodoni creava i suoi magnifici caratteri da stampa e pubblicava un Saggio tipografico di fregi e maiuscole, cui seguirono ì'Epithalamia exoticis linguis con gli alfabeti di venticinque lingue differenti. Era la consacrazione nell'artistica professione. Con la notorietà era arrivato anche il benessere, e il matrimonio con la giovane Paola Margherita, cui l'ormai rispettabile tipografo era solito manifestare la propria venerazione, onorandola di preziosissimi doni. Nello scrigno di Madama Bodoni si ammassarono tali tesori da non sorprendere affatto che facessero gola a qualche losco birbone. Così accadde che di nottetempo, tra il 26 e il 27 dicembre del 1801, alcuni sconosciuti penetrassero furtivamente in casa Bodoni e ne asportassero gli splendidi gioielli, e con essi l'argenteria e il denaro. Lo sventurato tipografo, da rispettoso cittadino qual era, si premurò di denunciare il misfatto alle autorità; però, poco fidandosi delle indagini di polizia, fece anche stampare in caratteri bodoniani alcune copie del rapporto per dame pubblicità agli onesti parmigiani; a esso univa un dettagliato elenco dei beni trafugati, con la segreta speranza di recuperarne almeno una parte. L'ingente bottino comprendeva ben 47 «robe», tra cui orologi d'oro e di vermeil, boccole da orecchie, collane, fibbie, anelli, auree catene e uno «stucchici con tante cose». Per quanto Se ne sa, non sembra che l'illustre tipografo abbia avuto il maltolto. Un rarissimo esemplare di questo documento assai curioso è offerto dalla Libreria Viglongo di Torino (via Genova 266) a lire 200.000. Rolando Jotti otte tra il sabato e la domenica 27 dicembre 1801, oti furfanti si era introdotti di soptto nella abitazioparmigiana del rimato tipografo van Battista Bo ni (1740-18)3), e molti oggetti di ore. o linguaggio curia, la lamentevole umata a danno del a sua gentile conora Paola Margheo, venne registrata e come «furto insiato». one) via, quasi per ziosi averi che lo veva messo insiedi onorato lavoro, mente era arrivai sacrifici e di raci, a ricoprire l'earico di direttore eria Reale di Parum» del saluzzese dei più scorrevoli; le invidie e alle riRoma del neoelctto te XIII, la carriera non fu priva di non avesse avuto entrare nelle grante cardinale Spi uel giovane anima ocazione t ipografibbe fatto strada e asto un modesto itore nella Slampepaganda Fide; mangendo l'illiberale arlo Emanuele III a offerto, anni pri r davvero. o e protetto dal caroni s'era dato agli abo e dell'ebraico, un'eccellente pai queste esotiche ricavò così o da ottenere one di incitteri per la un messale , opera ch'econ distinta ; per non diorabile com un elegante etano. ne e decoro, tista Bodoni. rma. Nel feb- braio 1768, su coreligioso torinese, alla Palatina nelcapitale, fu chiamFerdinando a dirigperia Reale e l'anria. Tre anni dopo Bi suoi magnifici stampa e pubblicatipografico di fregcui seguirono exoticis linguis codi venticinque linti. Era la consacratistica professionerietà era arrivatonessere, e il matrigiovane Paola Ml'ormai rispettabera solito manifepria venerazionedi preziosissimi dNello scrigno ddoni si ammassarda non sorprendefacessero gola a birbone. Così accadde tempo, tra il 26 e del 1801, alcuni snetrassero furtivsa Bodoni e ne assplendidi gioiellil'argenteria e il deLo sventurato rispettoso cittadipremurò di denusfatto alle autorifidandosi delle inzia, fece anche stratteri bodoniandel rapporto per cità agli onesti esso univa un deco dei beni trafuggreta speranza dalmeno una parteL'ingente bottdeva ben 47 «roblogi d'oro e di veda orecchie, coanelli, auree c«stucchici se». Per quanon sembrtipografo amaltolto. Un rarisre di quesassai curidalla LibreTorino (via lire 200.0R

Luoghi citati: Parma, Torino