QUANTO ERI BELLA ROMA di Mirella Serri

QUANTO ERI BELLA ROMA QUANTO ERI BELLA ROMA La capita le in una rassegna di foto A linari (1870-1920) Lo sguardo al passato e un confronto con Voggi CROMA I sono gii occhiali di Pio IX e i! suo ricamato sacchetto per le reliquie, l'originale della Costituzione della Repubblica romana, e la ghigliottina che nella Roma papalina ha smesso di funzionare nel 1868. Una raccolta di oggetti rari e di curiosità insieme ad una scelta di centocinquanta bellissime fotografie costituisce il tracciato della mostra «1 percorsi della memoria. Roma e il Lazio negli Archivi Alinari» a cura di Wladimiro Settimelli inaugurata nella chiesa di San Michele a Ripa lunedì scorso. Un cinquantennio di storia, dal 1870 al 1920, e una Roma inattesa si affacciano da questi preziosi archivi. Roma è una città deserta, fantastica e lunare nei primi esemplari quando è ancora lontana l'invenzione delle foto «animate» da presenze umane. Con monumenti strade e palazzi, da San Pietro al Colosseo, dai Fori Imperiali al Tempio di Vesta, pallidi e sognanti, affrescati di colori tenui, giallino celeste, rosa nelle fotografie colorate a mano. Affollatissima invece e piena di vita con i negozi, le piazze, i caffè punti di ritrovo e di gran viavai, con sciami di preti, lunghe file di omnibus, carrozzelle, collegiali e orfanelle a spasso, nelle luminose riproduzioni in bianco e nero fino agli Anni Venti. Ed è proprio nel cinquantenario a cavallo del secolo ripreso non solo dagli Alinari, ma da Brogi e dagli Anderson che matura il progetto di Roma capitale. Alle immagini di un paesaggio che sta scomparendo, dove le pecore transitano di tanto in tanto per piazza del Popolo, il latte si può comprare direttamente dalle capre in «sosta» ai Fori imperiali e nei pressi di Castel Sant'Angelo ci sono larghi prati e tanti panni stesi, si sovrappone il ritratto delle grandi trasformazioni e dei grandi sventramenti. «All'origine di questa mostra c'è anche l'idea di una provocazione. Intanto c'è l'anniversario per i centocinquant'anni della fotografia — afferma Wladimiro Settimelli, giornalista, autore di libri di storia della fotografia, non nuovo ad esperienze di esposizioni tratte dall'archivio Alinari —. Ma la raffigurazione di "come eravamo" vuol dire mettere il dito sulla piaga del come siamo: e cioè una città dove non si può più passeggiare, camminare, e nemmeno respirare». Qual è stato dunque il criterio orientativo nella selezione delle fotografie? «La descrizione di un arco cronologico. Il periodo delle immagini qui raccolte parte dall'episodio di Porta Pia e si con¬ clude dopo il 1920. Con il consolidamento del regime fascista cambia completamente il tipo di progetto urbanistico e anche di configurazione della città». Come mai questo insieme di oggetti storici e di fotografie? E in questa combinazione di splendide immagini e di curiosità, non ne esce soprattutto un quadro troppo idilliaco di Roma agli inizi del Novecento? «Le foto degli Alinari sono caratterizzate soprattutto dall'impegno artistico. Non ci sono gli eventi drammatici, i fatti storici, ma i monumenti e gli squarci di vita quotidiana. Che è anche un modo di offrire un'ottica su tutta un'epoca. Per renderla più dettagliata e particolareggiata ed anche più tragica, ho aggiunto i "reperti"». E' molto grande la nostalgia per il tempo passato? «Non proprio. Sono ben note le malsane e terribili condizioni di vita di tanta gente nei secoli trascorsi. Nella sua introduzione al catalogo Luigi Magni scrive che quando De Amicis vide Roma nel 1870 nel pieno delle sue trasformazioni profetizzò "Tra dieci anni sarà la città più bella del mondo". Sbagliava. Lo era già. Credo che il dato più interessante che offre la mostra oltre il valore artistico sia dunque purtroppo il paragone con l'oggi». Mirella Serri Miliari: I illu l'ani/ihi/iDaria. I edula ili S. l'iridi (/alla terrazza del parco

Persone citate: Alinari, Brogi, De Amicis, Luigi Magni, Pio Ix, Vesta, Wladimiro Settimelli

Luoghi citati: Archivi Alinari, Castel Sant'angelo, Lazio, Roma