VI RACCONTO QUELLA VOLTA CHE LICENZIAI ME STESSO di Achille Campanile

VI RACCONTO QUELLA VOLTA CHE LICENZIAI ME STESSO VI RACCONTO QUELLA VOLTA CHE LICENZIAI ME STESSO PUBBLICHIAMO alcuni passi di Achilli; Campanile. Il primo brano e tratto dal romanzo «Giovinotti. non esageriamo!», del 1929. Gli altri da «In campagna e un'altra cosa (c'e più gusto)», del 1931. I due romanzi sono compresi nel primo volume dell'opera omnia, edito da Bompiani, a cura di Oreste del Buono, che firma l'introduzione e un'ampia cronologia • ■ • Notate l'efficacia del carattere corsivo nei romanzi esso dà a una frase semplice in apparenza, un che di misterioso e in certi casi procura, a chi legge, un leggero brivido. Perché? Chi sa. Non potrò mai dimenticare l'impressione che, in un romanzo mi fece questa frase stampa ta in corsivo: Un pallore terribile si diffuse sul mio volto: il cocchiere aveva due dita di meno. E quest'altra frase? Provate a leggerla di' notte, soli, nella vostra stanzetta, com'è accaduto al sottoscritto, nel corso di un romanzo misteriosissimo: Eoli scorse nell'angolo il melic ciò. Che c'è in questa frase7 Nienti! Eppure, quel corsivo quando uno meno se l'aspetta dà al meticcio qualche cosa di misterioso e di spaventoso, da far rizzare i capelli) • • • Mia nonna ha la mania dei solitari Passa le sue uggiose serate ad allineare carte sulla tavola. Oliando si tratta di allineare carte coperte, le guarda furtivamente ad una ad una prima di deporle. Il che. a rigor di termini, non si potrebbe 1 niella vecchia signora ha un passato esemplare, in vita sua non s'è macchiata della menoma colpa, e stata sposa e madre perfetta, eppure la mania dei solitari l'ha talmente accecala, che più d'una volta, quando è sola nella stanza da pranzo a fare il solitario, e certa di non issare veduta, l'ho scorta che furtivamente barava, cambiando posto a una carta, mentre con la coda dell'occhio badava alla porta, che non entrasse qualcuno. Io sono molto attivo. Tanto che qualche anno fa, mi misi alla ricerca d'un sosia. Non ebbi che l'imbarazzo del- , la scelta; di miei sosia ce n'erano a bizzeffe: biondi, bruni, grassi, magri. Ce n'era persino ! uno negro; un simpatico sosia, che mi somigliava perfettamente, ove non si voglia dar troppo peso alla statura e alla forma del naso; e se il poveretto non avesse avuto la disgrazia d'una piccola gobba, la somiglianza non sarebbe siala perfetta, ma eccessiva Scelsi questo e lo incaricai di sostituirmi per molte ore del giorno fingendosi me. Cosi ogni mattina, lui s'alzava presto e andava a lavorare, mentre io restavo a letto fino a mezzogiorno. Poi andavo a dargli il cambio. La cosa andò liscia per un certo tempo. Ma dopo qualche mese m'accorsi che continuavo a deperire, a essere stanchissimo, e final mente scopersi il mistero: per un deplorevole scambio, comprensibile a causa della rassomiglianza, ero io quello che s'al zava presto e andava a sfacchinare, mentre il sosia restava a dormire beatamente fino a mez! zogiorno. Lo licenziai Inutile dire che, per un altro deplorevole equivoco, licenziai me stesso. • • • Mi crederesti se ti dicessi che quando quel pacco di fogliacci che per tanto tempo è stato sulla mia scrivania, vien chiuso e legato, e partr; alla volta dell'editore, mi portan via un pezzo di cuore? Oliando dallo studio d'uno scultore portano via la statua, e come se uscisse il morto dalla casa, questo si sa. Ebbene, quel voluminoso scartafaccio che, dopo giorni di vita comune con me, mi lascia per sempre, non parte senza che mi si stringa il cuore. La posta lo porta lontano, il proto lo afferra, lo fa a brani e lo divide fra avidi tipografi che lo trafiggono con un chiodo. Il lavoro mi appartiene sempre meno. Lo rivedo ancora, fugacemente, l'ho in mio potere per l'ultima volta quando correggo le bozze. E poi, addio. Ora è di tutti. Ora ognuno dirà la sua e chi lo tirerà da una parte, chi dall'alti a, chi lo porterà alle stelle, chi lo coprirà di contumelie, mentre l'orda famelica dei ladracchioli si scaglicrà a portar via dalle mie pagine tutto quel che può rubare. Io, zitto. Io, dentro di me. desidero che venga il giorno in cui un ragazzo passi davanti a una libreria e piagnucolando chieda il libro e tiri la mamma per la gonnella, o il babbo per la mano, per farli entrare nel negozio; intorno la citta ferva di luci e di movimento; e io sia morto e seppellito da cinquani'anni. • • • A proposito del non aver nulla da dire, ho letto che un tale ha scritto un volume di trecento pagine intitolato Vita di Numa Pompilio. Tu sai che della vita di Numa Pompilio, ad eccezione dell'episodio della Ninfa Egeria (d'altronde poco chiaro, così come la leggenda vorrebbe servircelo), non si sa nulla. Ora, com.e avrà fatto quel tale a scriver trecento pagine sulla vita di Numa Pompilio? Probabilmente il sommario dell'opera sarà questo: Capitolo I. Il mistero della na scita di Numa Pompilio. Capitolo II. l/z completa oscu rita circa i primi anni di vita di quel re romano. Capitolo III. Dimostrazione dell'assoluta mancanza di noti zie circa le scuole frequentate da Numa Pompilio fanciullo. Capitolo IV. Come e perché non possediamo lumi circa la giovinezza di Numa Pompilio. Capitolo V. Il persistente mistero sull'età matura di costui. Capitolo VI Difetto di qualsiu si informazione nei riguardi di Numa Pompilio vecchio, eccetc ra. (Quel tale ha scritto un libro di trecento pagine su un argomento di cui non aveva nulla da dire. E io mi sentirei di scriverne altre trecento per dire che non ho nulla da dire nei riguardi di quel libro). • • • A proposito di giuoco del calcio, ho saputo il caso di un portiere distratto. Abituato col portiere di casa sua — che faceva anche il calzolaio in una bottega vicina — durante una partita la sciò la porta incustodita e un cartello attaccato al palo: Il por fiere trovasi al n. 71. Il bello è che gli avversari cercarono di fare i punti lanciando il pallone nella porta dello stabile n. 71, nei pressi del campo. Achille Campanile

Persone citate: Achilli, Numa Pompilio, Oreste Del Buono