«Marcia su Roma per l'Acna»

«Marcia su Roma per l'Acna» Il 3 novembre la protesta dei lavoratori di Cengio: Fattività deve riprendere «Marcia su Roma per l'Acna» Ma Ruffolo non cede: servono prima i collaudi CENGIO. Anche ieri, come ormai da dieci giorni, l'Acna e il Comune di Cengio sono rimasti presidiati da picchetti di operai. Intanto, mentre le confederazioni sindacali incalzano più da vicino il ministro Giorgio Ruffolo, cui chiedono l'immediata convocazione del Comitato Stato Regioni, prologo obbligato per la ripresa dell'attività produttiva, e la revoca dell'ordinanza di chiusura dello stabilimento, i lavoratori preparano l'assedio di Roma, dove il ministro dell'Ambiente, il prossimo 3 novembre, riferirà alla Camera sul «caso Acna» che verrà discusso in Parlamento l'otto o il nove dello stesso mese. A Roma saranno presenti in mussa sindacalisti, lavoratori dello stabilimento, la popolazione di Cengio e degli altri Comuni della Valle Borniida ligure. Per il 3 novembre e prevista una manifestazione davanti alla Camera. Per la discussione in Parlamento del «caso Acna», da Cengio e da Savona partiranno treni e pullman di gente decisa a fare sentire la propria voce al ministro Ruffolo e a tutti i parlamentari. Ma il ministro non recede di un passo. Ieri, parlando a Milano, ha detto che «prima di qualsiasi decisione definitiva sull' Acna, decisione che avverrà prima della scadenza della mia ordinanza di chiusura il 7 gennaio, faremo un collaudo di tut te le complesse e numerose opere previste per la messa in sicurezza della zona. Non crediamo — ha aggiunto — che I problemi vecchi di decenni, co- | me quello dell'Acna, possano essere risolti con un colpo di spugna o con l'improvvisazione ma solo attraverso un preciso processo di ristrutturazione degli impianti; questo è un importante banco di prova della politica ambientale industriale». Ma la polemica continua. E il presidente dela Provincia di Savona, Guido Bonino (psi), afferma: «Non è in gioco soltanto il destino dell'Acna, ma dell'industria chimica dell'intera provincia che, dopo il turismo, rappresenta l'attività economica prevalente. Le prescrizioni del ministro Ruffolo, giustamente preoccupato della tutela ambientale, sono state rispettate e quindi l'attività produttiva deve riprendere». uà parte dei 41 Comuni piemontesi — che con un referen dum hanno detto «no» alla riapertura dell'azienda e il cui territorio è stato avvelenato, in passato, dagli scarichi inqui nauti dell'Acna — resta la diffi denza e si replica: «La ripresa produttiva significa ulteriore inquinamento. E' necessario trovare soluzioni alternative di lavoro per i 740 dipendenti dello stabilimento e gli altrettanti dell'indotto». In questa situazione di estrema incertezza, sospetti e tensione, i lavoratori dell'Acna sono pronti ad alzare il tiro della protesta. Pensano alla ripresa produttiva della fabbrica anche senza l'autorizzazione del ministro Ruffolo. Il Consiglio di fabbrica ha già predisposto un piano per una nuova occupazione dello stabilimento, questa volta ad oltranza, e di rimettere in moto gli impianti. Gianni Pregliasco, del Consiglio di fabbrica, afferma: «E' una soluzione da ultima spiaggia, ma siamo pronti a metterla in pratica. Ci sono scorte sufficienti di materie prime e abbiamo già studiato con i tecnici le modalità di cui definiremo i particolari domani (oggi, ndr)». Oggi, a Genova, presso la Regione, viene presentata e discussa con il sindaco di Cengio, Sergio Gamba, e amministratori provinciali, la bozza definiti va del piano di risanamento. Sono in programma anche riunioni sindacali per definire nuove azioni di lotta. Martedì Ruffolo incontrerà a Roma i segretari delle tre confederazioni. Intanto, oggi, gli oltre 250 dipendenti Acna che risiedono nei Comuni piemontesi cercheranno di convincere i loro compaesani che l'Acna non è più pericolosa. E' l'ultima offensiva diplomatica. Se fallisce e Ruffolo non revocherà l'ordinanza di chiusura, sarà lo scontro frontale. Bruno Balbo