I «Cobas» sfidano Schimberni
I «Cobas» sfidano Schimberni Aerei, traghetti, ferrovie: sarà un autunno di fuoco per i servizi in Italia? I «Cobas» sfidano Schimberni Trasporti pubblici, prepariamoci a giorni neri ROMA. Ancora caos nei trasporti dai prossimi giorni fino alle soglie del Natale. I «ribelli» delle ferrovie, cioè i macchinisti dei Cobas, sono pronti a riprendere la lotta con una nuova ondata di scioperi di «particolare durezza». Il 6 novembre i collegamenti con le isole resteranno bloccati per un'astensione proclamata dai sindacati autonomi e confederali dei marittimi. Il traffico aereo rischierà un parziale black-out (salvo precettazione) in seguito ad alcune astensioni indette dalle organizzazioni confederali e autonome dei controllori di volo: il 6 novembre, dalle 7 alle 13, dovrebbero essere sospesi numerosi voli nazionali; l'I 1, dalle 13 alle 20, verrebbero cancellati non pochi voli nazionali ed intemazionali. Dopo aver atteso invano segnali di disgelo, il coordinamento dei Cobas dei macchinisti si riunisce oggi per valutare la situazione e adottare «conseguenti decisioni». L'atmosfera è esplosiva. Al malcontento per il fallimento delle trattative si aggiunge l'allarme per alcune ipotesi di riforma dell'Ente delle ferrovie «lanciate in assoluto dispregio delle opinioni di tutti i lavoratori del settore». «Schimberni — dice Ezio Gailori, un dirigente del coordinamento — ci ha strizzato l'occhio fin quando non è riuscito a ricompattare con i sindacati. Ora ha deciso di scaricarci ma se l'Ente non tornerà sui suoi passi, chiederemo ai macchinisti forme di lotta durissime». Le proposte dell'azienda per la riorganizzazione del lavoro sono giudicate da Gallori «provocatorie, irresponsabili e in funzione di una politica avventuristica delle ferrovie»: in no me di una «esaltata produttività», si vuol far rivivere alle Fs «l'esperienza di tragedie che tutti noi vogliamo evitarci. Per i macchinisti significherebbe «dare la vita e scavarsi una fos sa» accettare un piano che preveda la riduzione in organico di 8 mila macchinisti, un aumento della produttività del 40%, l'al¬ lungamento senza limiti dei chilometri di condotta (cioè di guida effettiva dei locomotori). In particolare su tre punti — precisa Fausto Pozzo, coordinatore nazionale dei Cobas — le posizioni sono molto distanti: il conducente unico per alcuni treni, la sicurezza, l'orario di lavoro. L'agente unico è considerato dai Cobas «assolutamente insufficiente», mentre l'Ente sostiene che la formula è già applicata in altri Paesi europei e che entro il '93 dovremo adeguarci. Per i Cobas, le condizioni di sicurezza sono carenti mentre sull'orario di lavoro rilevano che «i macchinisti non possono pagare le spese per la disorganizzazione del lavoro dell'Ente». Pozzo aggiunge: «Siamo disposti ad aumentare il periodo di condotta, ma è as surdo che per qualche ora in più di guida ci si chieda di moltiplicare le ore di impegno lavorativo». Intanto, mentre i sindacati continuano a contestare la proposta di Schimberni per la trasformazione dell'Ente in Spa, entrano in fermento anche i dirigenti delle ferrovie aderenti al Sindifer-Cida. Al termine di una affollata assemblea, il Sindifer ha deciso di disdire l'attuale contratto e di chiedere un accordo separato per i dirigenti, che preveda l'introduzione del principio della liccnziabilità in perfetta analogia con quello della dirigenza privata. «Su questo terreno — sottolinea il segretario generale, Cirino Carroccio — intendiamo sfidare l'Ente: i dirigenti ferroviari vogliono rischiare per il rilancio dell'impresa, l'Ente dimostri con i fatti che questa è anche la sua volontà». Il Sindifer rivendica in dettaglio: retribuzioni congrue ai risultati gestionali, maggiore coinvolgimento nei processi decisionali, massima trasparenza in tutte le deliberazioni riguardanti la categoria. Gian Cario Fossi
Persone citate: Cirino Carroccio, Ezio Gailori, Gallori, Gian Cario, Pozzo, Schimberni
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