Crescono le preoccupaxioni

Crescono le preoccupaxioni I risultati della 4a indagine previsionale dell'Unione Industriale Crescono le preoccupaxioni Cala la produzione, diminuiscono gli ordini a carnet, continua e si acuisce il rallentamento della congiuntura produttiva Da diversi anni l'andamento della produzione era caratterizzato da un calo fisiologico del terzo trimestre (per effetto delle ferie estive) a cui seguiva però puntualmente un'impennata degli indicatori produttivi per il quarto trimestre. Quest'ultima indagine sulle aspettative del mondo dell'industria per i prossimi tre mesi corregge purtroppo anche questa consuetudine. Così gli indicatori in questione restano nettamente inferiori ai livelli del primo semestre. Vediamo in dettaglio le aspettative per i tre mesi che portano, confrontandole con i dati relativi al primo semestre di quest'anno, alla fine dell'anno. Sulla produzione, solo 26 imprenditori su 100 sono ottimisti: erano più di 30 pochi mesi fa. Ancora più netto, in negativo, l'andamento della rilevazione sugli ordini previsti dalle imprese per i prossimi tre mesi. Qui la previsione raggiunge quota 24, rispetto al precedente 30,5. Non a caso aumenta la quota delle imprese, una su cinque, che dichiarano di avere in portafoglio un carnet di ordini inferiore ad un mese di lavoro. Le nubi che si addensano all'orizzonte cominciano a farsi sentire anche sulle esportazioni, un settore particolarmente significativo per un'industria a forte vocazione internazionale conio quella torinese se si tiene conto che in questa regione per ogni 100 lire importate se ne esportano ben 160. Le risposte delle aziende interpellate dall'indagine dimostrano che il saldo tra ottimisti e pessimisti è ora del 15,6% dopo aver raggiunto quota 19,5 nel semestre precedente. Quasi quattro punti in più delle previsioni per i tre mesi che ci stanno davanti. Pesano naturalmente sulla riduzione della nostra competitività rispetto alla concorrenza straniera (un elemento particolarmente preoccupante nella prospettiva dell'apertura dei mercati europei del 1993) ?;li effetti negativi del «cambio orte» perseguito negli ultimi mesi dalle nostre autorità monetarie e il costante aumento dei costi di produzione, in particolare del costo del lavoro e del denaro. Pur in una situazione di maggiore incertezza come quella delineata, continua fortunatamente l'impegno a sostegno degli investimenti e dell'innovazione. Sono queste le uniche voci in cui si rileva un miglioramento rispetto ai livelli già alti di sei mesi fa: gli investimenti per ampliamenti raggiungono un saldo di 33,2 contro il 31,6 della rilevazione di maggio. Gli investimenti per sostituzione arrivano a 40,3 contro 39,2 di maggio. Sul piano finanziario la situazione emergente dalla rilevazione appare stazionaria, con un lieve peggioramento nel ritardo denunciato dalle imprese nella riscossione dei pagamenti (41,1 giorni contro 40 dei sei mesi passati). Stabile anche il mercato del lavoro, con un calo ulteriore nelle pre visioni nell'uso della Cassa Integrazione Guadagni nei pros¬ simi tre mesi e una lieve flessione delle prospettive di nuova occupazione (9,1 del saldo attuale contro 10 del trimestre passato e 11,7 di maggio). Le prospettive produttive per i prossimi tre mesi, il calo degli ordini e delle previsioni di export rispetto a sei mesi fa, confermano anche dall'osservatorio torinese le preoccupazioni sulle prospettive economiche del nostro sistema industriale. Per affrontare la situazione sarebbe necessaria una politica capace di ridurre i costi interni (lavoro e denaro in particola¬ re), il ritorno a rapporti di cambio più realistici, interventi decisi per contenere il debito pubblico. Invece il rallentamento congiunturale non fa che accentuare le preoccupazioni degli industriali per una manovra economica governativa che grava in gran parte sulle imprese. In un'industria che da tempo deve fare i conti con il costante deterioramento della sua competitività internazionale, l'aggravio dei costi previsto dalla legge Finanziaria introduce purtroppo nuove penalizzazioni e difficoltà. TORINO NEGLI ULTIMI DECENNI 2500 T 2000 4 15004 1000 + Questa rubrica intende evidenziare attraverso 38 grafici — e quindi in modo estremamente sintetico e immediato — alcuni dei principali mutamenti che hanno interessato l'economia torinese. \ 1 Piov di Tonno kX] Comune di Torino 1966 LA POPOLAZIONE - Gli andamenti storici della popolazione residente a Torino e nell'intera provincia negli Anni 50 e 60. Nella provincia i residenti sono passati da 1.433.000 del '51 a 2.387.000 del '71. Fonte: Ufficio Studi dell'Unione Industriale

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