Vento romano su Iri e Eni

Vento romano su Iri e Eni Le elezioni della Capitale e le nomine nelle aziende pubbliche Vento romano su Iri e Eni E' conclusa la stagione dei professori ROMA. Le elezioni romane di domenica prossima serviranno a dare un nuovo sindaco alla capitale, ma anche a fissare il nuovo peso specifico di ciascuno dei cinque parliti di governo, all'interno della maggioranza Gli spostamenti elettorali a favore o sfavore di de e psi non influiranno ancora sul destino del governo di Giulio Andreotti, ma potranno incidere sulla più prosaica divisione delle «poltrone» del potere. Quello che amministra gli enti pubblici, le banche, concede appalti, dà crediti ed è una sperimentata macchina per procurare voti Da un mese si parla della nuova spartizione e sta avvicinandosi il momento delle scelte. Pare che un «vertice» tra de. psi. psdi. pri, pli dopo le elezioni romane dovrebbe sistemare tutte le pedine della complicata partita. Di certo, per il momento, c'è che l'alleanza Forlani-Andreotti concorda nello spazzar via i «professori» che furono messi alla guida dei più importanti enti pubblici (Iri, Eni) durante l'«era De Mita». Il presidente del Consiglio. Andreotti. dovrebbe avviare incontri bilaterali con ì segretari dei partiti che lo appoggiano già da questa settimana, secondo quanto ha sostenuto il socialdemocratico Cariglia. I socialdemocratici sono i più irrequieti in questo momento. Nella ripartizione delle presidenze delle commissioni alla Camera dei deputati si sono trovati soli ed hanno perduto la presidenza che avevano, a vantaggio del pli. Ora temono che vada allo stesso modo anche per gli enti pubblici, dove a loro tocca la presidenza dell'Efìm, un piccolo ente dal dubbio destino. Qui il socialdemocratico Valiani do' vrebbe passare la presidenza al socialista Gaetano Mancini. Ma si può dar per certo che il psdi punterà i piedi di fronte a quella che considera una seconda «usurpazione» «Cosi non può continuare», ha detto il segretario socialdemocratico Antonio Cariglia. Ma non tutte le resistenze uf- fienali, nel complesso gioco delle spartizioni del potere pubblico, hanno come obbiettivo il fine dichiarato. Si può anche protestare contro una esclusione, per aver o conservare una carica da un'altra parte. E' socialdemocratico il presidente del Banco di Napoli, Coccioli, e se venisse riconfermato al suo posto per il psdi sarebbe comunque un successo, visti i tempi che corrono. Anche Antonio Gava, gran capo della corrente centrale della de, avrebbe le sue recriminazioni da fare nei confronti di Andreotti. Pare che a lui non sia gradito Franco Viezzoli come successore di Prodi alla presidenza dell'In, perché è un candidato che piace troppo ai socialisti. E viene fuori il nome di Franco Piga, attuale presidente della Consob, la commissione di controllo sulle società e la Borsa. E anche Gava, come Cariglia, potrebbe fare la mossa di sbarrare il passo ad un candidato per ottenere poi soddisfazione su un altro tavolo, come potrebbero essere le presidenze della banche. Dubbi anche per la presidenza Eni, dove si farebbe dimettere il socialista Reviglio per far posto a Gabriele Cagliari o a Lorenzo Necci. La scelta finale, per questo ente, spetterebbe però a Craxi, il quale non ha ancora deciso. Il nuovo governo ha quindi un gran da fare per risistemare la mappa degli enti e delle banche pubbliche. Rimane sempre in sospeso la sostituzione di Biagio Agnes alla guida della Rai-tv. anche lui un uomo della tramontata era demitiana. Il responsabile della de per l'informazione. Luciano Radi (forlaniano), ha proposto un «vertice» anche per ridisegnare l'assetto delle tv. L'obiettivo ufficiale è redigere un testo definitivo di riforma, ora che la Corte Costituzionale ha di fatto concesso una ultima proroga ai partiti prima di emettere la sua sentenza. E lì si potrebbe parlare anche degli incarichi nella televisioni di Stato. Alberto Raptaarda

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