«Solo i piemontesi sono contro l'Acna» di Angelo Conti

«Solo i piemontesi sono contro l'Acna» La protesta di Cengio: «Il Bormida irriga le viti, l'industria del vino teme un calo d'immagine» «Solo i piemontesi sono contro l'Acna» Gli operai: resta chiusa un 'azienda che non inquina più CENCIO DAL NOSTRO INVIATO Cengio unita è scesa nelle strade ieri mattina. Operai, studenti, artigiani, donne e bambini hanno percorso i 500 metri che separano i cancelli della fabbrica dalla piazza del Municipio. Qui i sindacalisti ed i rappresentanti degli operai hanno ribadito posizioni già note: «Ruffolo deve riaprire l'Acna. Ora non inquiniamo più. I lavori per il contenimento del percolato sono finiti. Tergiversare e assurdo». Sono partite nuove accuse, ancora più mirate verso i piemontesi: «Siamo di fronte alla lobby dei vignaioli. A valle c'è gente che, sull'onda del clamore provocato dalla vicenda Acna, teme che ora diventi difficile collocare vini ottenuti dalle viti irrigate dal Bormida. Ci sono imprenditori spaventati all'idea di produrre vino doc in una zona dichiarata a grave rischio ambientale. Questa gente, che pure vinificava tranquillamente quando l'Acna inquina- va davvero, ora vorrebbe un'azione dimostrativa». Attorno agli striscioni del Consiglio di Fabbrica c'erano quasi tutti i 770 dipendenti dell'azienda (per un terzo piemontesi) e rappresentanze del migliaio di operai che lavorano nell'indotto. I primi, dopo aver dato fondo alle ferie dcll'89 e del '90, temono ora un passaggio dall'«impicgo in manutenzione generica» alla cassa integrazione, considerata un preludio al licenziamento. Gli altri, in mancanza di commesse, vedono vacillare le loro imprese. La situazione è seguita anche dalle multinazionali chimiche estere, dalla Ciba alla Bayer, che potrebbero trovare improvvisamente nuovi mercati (anche in Italia) con il mancato ritorno in produzione dell'Acna. Anche di queste ripercussioni economiche si parlerà domattina ad Alba, in un incontro fra parlamentari piemontesi ed amministratori locali. La spaccatura fra piemontesi e liguri, intanto, si fa sempre più profonda. Il sindaco di Cengio, l'indipendente di sinistra Sergio Gamba, lamenta che nei comuni a valle «gran parte dello spazio di competenza delle istituzioni è stalo occupato dalle associazioni. E' un errore che finisce per condizionare pesantemente la discrezionalità dei sindaci». Nell'atteggiamento dei suoi colleghi piemontesi non vede più l'ecologismo «che ormai ha lasciato il posto a giochi di interessi». Più a valle, a Camerana, il sindaco democristiano Pier Giorgio Giacchino la pensa in modo opposto. Per 15 anni caporeparto dell'Acna («molto duro — sostengono ora gli operai dell'azienda contro chi de¬ nunciava la malsanità di certi ambienti»), ora consulente finanziario, respinge ogni illazione: «Me ne sono andato solo perché quella situazione mi fa- j ceva paura». Ora sembra molto critico sul futuro dell'azienda: «L'Acna deve dimostrare di sa- i per operare entro i termini di 1 legge. Da un punto di vista sentimentale vorrei che ce la facesse, ma razionalmente so bene che è impossibile». Valuta stra- I tegicamente l'attuale situazione: «Sino ad ora ci siamo scontrati per richiamare l'attenzione di Roma. Adesso è il momento di unire le forze». L'obiettivo è semplice: «Bisogna fare chiarezza sullo sviluppo della valle. La dichiarazione di elevato rischio di crisi ambientale può portarci sconti ed agevolazioni negli oneri sociali Possono arrivare aziende sane, capaci di prendere il posto dell'Acna. Ricordiamo che la Ferrerò ha aperto uno stabilimento al Sud proprio sfruttando la legge sul terremoto». Angelo Conti

Persone citate: Pier Giorgio Giacchino, Ruffolo, Sergio Gamba

Luoghi citati: Alba, Camerana, Cengio, Italia, Roma