Quattro miliardi dell'epoca di Francesco Grignetti

Quattro miliardi dell'epoca Quattro miliardi dell'epoca L'Italia concesse risarcimenti nel957 ma non riconobbe «danni di guerra» ROMA. La crisi diplomatica tra I Italia e Libia ha radici lontane. ; Si può datare esattamente al 21 luglio 1970. undici mesi dopo il I colpo di Stato contro re Idriss. \ Quel giorno, alla radio, Gheddaj fi comunicò la confisca dei beni e l'espulsione di italiani ed j ebrei dal Paese: «Siano restituì ! ti al popolo libico tutti i beni immobili degli italiani, senza pregiudizio per lo Stato di ri! chiedere un risarcimento per i ! danni subiti durante l'occupazione». Il trattato italo-libico del 1957, basato sulla Risoluzione dell'Orni che sette anni prima aveva conferito l'indipendenza alla Libia, da quel momento era carta straccia. Nelle intenzioni, avrebbe dovuto far «iniziare; una nuova fase delle relazioni e instaurare una sempre più intima amicizia e cooperazione tra i due popoli». L'accordo tra Italia e Libia, firmato dal presidente del Consiglio Segni e dal primo ministro libico Ben Halim, chiudeva un lungo contenzioso. Il trattato si apre con solennità, «con lo scopo di definire in maniera amichevole e con reciproca soddisfazione le questioni in pendenza fra i due Paesi». In sostanza, l'Italia cede i diritti sul demanio pubblico allo Stato libico e la Libia riconosce che «null'altro avrà a pretendere dallo Stalo italiano». In quello stesso trattato, però, all'articolo 9, si specifica che «nessuna contestazione, anche da parte di singoli, potrà essere avanzata nei confronti delle proprietà di cittadini italiani in Libiax. E invece la decisione unilaterale di Gheddafi del 1970, fece notare da subito la Farnesina, violava clamorosamente lo spirito del trattato. Da lì lo strappo diplomatico. con una serie infinita di contestazioni che l'Italia non ha mai accettato di discutere. I danni di guerra, innanzitutto. Il trattato non ne fa cenno. «Gli italiani sostengono che sono fuori discussione, poiché durante il secondo conflitto mondiale la Libia faceva parte a tutti gli effetti dell'Italia», scrive lo storico Angelo Del Boca ricostruendo la storia dei rapporti italo-libici. Utilizzando poi una formula neutrale («Nello spirito di amicizia e di collaborazione, quale contributo alla ricostruzione economica della Libia»), l'Italia decide di finanziare un piano di «avvaloramento dell'o- fiera di colonizzazione in Tripoitania» che prevede nuove piantagioni, pozzi, trattori e canalizzazioni. E decide anche d; versare nelle casse libiche 2 milioni 2750 mila lire libiche in due trancile un milione in contanti; il resto in prodotti dell'industria italiana. Quei due milioni di lire libiche erano pari a 4 miliardi e 800 milioni, circa 65 miliardi d'oggi. «Discutere oggi i particolari dell'accordo firmato nel 1957 non ha più senso — dicono i funzionari della Farnesina —, perché il colonnello Gheddafi non critica questo o quel passaggio, ma rinnega l'accordo usando ragioni politiche. Lui sostiene che re Idriss non aveva la sovranità per firmare un accordo del genere. Ma noi non possiamo riscrivere la storia e i trattati ad ogni cambio di regime». Ci sarebbe peraltro un articolo (il numero 17) che rimanda ad un arbitrato per ogni eventuale divergenza. E un altro ar ticolo (il numero 18) in cui i due governi «nel dichiarare di loro piena soddisfazione le intese raggiunte col presente Accordo, confermano di aver definito tutte le questioni dipendenti dalla Risoluzione o con queste connesse o dipendenti dal passaggio di sovranità». Ma tant'e. Il colonnello Gheddafi da diciotto anni chiede i risarcimenti. E oggi avanza la cifra di duemila miliardi in indennizzi. Francesco Grignetti

Persone citate: Accordo, Angelo Del Boca, Gheddafi