Spaak, ilfascino discreto di un Harem intelligente
Spaak, ilfascino discreto di un Harem intelligente LA NOSTRA TV Spaak, ilfascino discreto di un Harem intelligente A un pezzo le chiacchiere in tv dilagano in modo impressionante; al limite, ci sono piii parole che immagini, e capila che anche quando le immagini basterebbero da sole a rendere evidente un fatto o un problema, il commento affannoso cerca di soverchiarle e guastarle. In una situazione del genere è fatale che ci sia stato un proliferare di talk-show a tutti i livelli: Maurizio Costanzo, inventore del talk-show italiano, stenterà a riconoscere, o rifiuterà sdegnosamente, la stragrande maggioranza degli epigoni, di regola sullo sbracamene) o sul giochetto e sul mero esibizionismo. Qualche eccezione, rarissima, esiste. Ad esempio una rubrica, un po' nascosta su Raitre di sabato sera, e per niente reclamizzata, «Harem» con Catherine Spaak. La rubrica ha esordito nella clandestinità — la settimana scorsa. Una piacevole sorpresa. Il titolo, malizioso, richiama oleograficamente odalische velate, il pascià col narghilè e soprattutto l'eunuco enorme con l'insegna delle forbici sul turbante, quella figura mitica di eunuco su cui un viaggiatore francese del primo '800 scriveva con pudica cautela «Ritengo che abbia subito un'operazione tale per cui gli è stata tolta la gioia di diventare padre». Ma in «Harem» non ci sono né odalische né pascià né eunuchi; l'ambiente e discreto e raccolto, e l'unico elemento orientaleggiante è l'abbondanza di cuscini e tendaggi. Ci sono soltanto donne, questo sì: nella puntata di partenza — auguriamoci che la seconda di stasera sia dello stesso tono — la Spaak ha colloquiato con Tina Anselmi militante politica. Patrizia Carrano giornalista e scrittrice, e Alice cantante di successo. Ho ricordato prima il padre del talk-show, e devo dire che «Harem» si rifa alla trasmissione primigenia di Costanzo, «Bontà loro»: solo tre ospiti — con un numero superiore l'incontro ravvicinato non è più possibile, e si entra in una dimensione diversa di grosso salotto e varietà — tre ospiti che la Spaak ha interrogato con garbò e finezza inducendo sia l'Anselmi, sbarazzatasi d'ogni corazza politica, sia la Carrano e Alice, spogliate per così dire di ogni veste professionale, a parlare con accenti di acutezza, meditazione e semplicità della loro vita e in particolare dei loro rapporti con gli uomini. Nella parte conclusiva c'è stato l'intervento di un uomo in carne ed ossa, Ugo Gregoretti, che sfoderando risorse di elegante ironia s'è adeguato al clima pungente ma pacato del programma dove finalmente si discute senza duelli astiosi e dove si ragiona senza smanie di protagonismi reclamistici. Continui così «Harem» e si conquisterà un piccolo ma significativo ruolo di alternativa ad una tv che mira allo schiamazzo. Di tutt'altra pasta la trasmissione, ancora su Raitre, del giovedì, gestita da Amanda Lear che fa interviste in pigiama e sotto le lenzuola nere. Qui siamo sul piano dello show da camera, punteggiato di allusioni sessuali, in cui in primo piano ostentatamente sta l'esibizionismo un po' ingenuo e persino un po' provinciale di una star esperta come Amanda, e l'esibizionismo calcolato di chi partecipa per ricavarne personale pubblicità. L'obbiettivo sarebbe quello di sbalordire e scandalizzare (!) il pubblico con incontri tra lo snob e il prudentemente arrischiato. Ma ci vuol altro, oggi; e così la rubrica non riesce a tirarsi fuori dalle secche di un'amabile intellettualistica futilità parolaia. Ugo Buzzotan
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