La dynasty

La dynasty La dynasty Una grande famiglia tra Italia, Svizzera e Usa TORINO. «Era schivo, non vo- | leva pubblicità personale: forse j nemmeno adesso gli farebbe | piacere sapere che si parla di | lui». Enrico Perrod, collabora- | tore e «vecchio amico» di Alber- ì to Marone Cinzano, parla e non j si ascolta: come chi abbia perso una parte di sé e col pensiero la stia rincorrendo. «Alberto era un personaggio, certo. Ma so- ■ prattutto era un uomo di grande valore morale. Un manager moderno, europeo. E amava la vita». Una vita stroncata a sessant'anni, al volante di un'auto uscita di strada. La salma del conte Marone Cinzano è arrivata a Caselle stanotte alle 4, un volo privato da Madrid. A Santa Vittoria d'Alba, stamattina alle 11,30, la funzione funebre: la camera ardente è stata allestita — come fu per il padre, Enrico, nel 1968 — negli stabilimenti della Cinzano. Dopo la funzione, Alberto Marone Cinzano sarà tumulato nella tomba di famiglia al cimitero generale di Torino. Il conte Marone lascia la moglie, Cristina Camerana, i tre figli Noemi, Francesco e Enrico, e «una grande famiglia: divisa tra Ita¬ lia, Spagna, Svizzera e America, ma molto unita negli affetti e nella tradizione» dice Enrico Ferrod. Presidente della «Cinzano spa» dal 23 gennaio 1969, alla morte del padre, e presidente di «Cinzano International», Alberto Marone Cinzano ha svolto la sua attività professionale sia nell'azienda di famiglia, sia in organizzazioni nazionali e internazionali del settore: era presidente della «Fcderalimen lare» in seno alla Confindustria e, in ambilo Cee, della «Ciia», associazione europea delle industrie alimentari. Presiedeva inoltre la Commissione interministeriale sviluppo e scambi dell'Istituto italiano per il Commercio estero e l'International vermouth institute di New York. Era membro del Comitato consultivo vitivinicolo della Cee. Alberto Marone Cinzano era nato a Torino il 2 marzo 1929 da! primo matrimonio del padre: «La madre mori nel 1935, Alberto aveva appena 6 anni, e di poco più grandi erano le sue sorelle, Rosi e Consuelo. Fondamentale è stato per la sua vita il rapporto con la seconda moglifi di Enrico, l'infanta di Spagna Maria Cristina di Borbone, e con le quattro sorellastre nate da quell'unione» spiega Perrod. Oggi Maria Cristina di Borbone ha 76 anni, vive a Torino. Questa mattina sarà a Santa Vittoria d'Alba, così come i reali di Spagna e tutta quella «grande famiglia». Al momento dell'incidente, Alberto Marone Cinzano correva a un appuntamento con il re Juan Carlos: per una battuta di caccia. Ricorda Enrico Perrod: «Era la sua passione, la caccia. Un ottimo fucile. E l'altra sua passione era la barca a vela». Membro dello «Yacht club italiano», con il suo due alberi «Gael», un ventiquattro metri d'epoca, partecipava a regate storiche: «Lo skipper era sempre lui». Ma l'amicizia con Enrico Perrod risale ai primi Anni 40. Com'era, da ragazzo, Alberto Marone Cinzano? «Scapestrato senza eccessi. Certo insieme ne abbiamo combinate tante, dalle ciucche di "Anis de mono" a Barcellona giocando a bowling, ed era il 1959, alle corse pazze | in macchina tra Rapallo e Santa Margherita. Ma Alberto è stato | sempre conscio del suo ruolo, delle sue responsabilità. Il suo potere straordinario era quello di capire gli altri, di sapersi avi vicinare alle persone: con i dij pendenti approfondiva sempre j i rapporti. Non sopportava la superficialità». (e. f.)