Imbarazzo a Londra Una fetta di Christie's alla mafia di Tokyo
Imbarazzo a Londra Una fetta di Christie's alla mafia di Tokyo Scoperto l'azionista misterioso Imbarazzo a Londra Una fetta di Christie's alla mafia di Tokyo TOKYO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Cattive compagnie per la Christie's, fiore ali occhiello dell'establishment britannico e regina, con Sotheby's, del mercato artistico intemazionale. Il gruppo giapponese che il mese scorso ne ha acquistato per 80 miliardi di lire una consistente fetta, diventandone il secondo maggior azionista, rimasto fino a ieri misterioso, si rivela non propriamente crema della finanza e dell'imprenditoria nipponica. Si presenta piuttoso come autentica crema della criminalità organizzata. Ciò spiega l'imbarazzo e la riluttanza con cui la famosa casa d'aste due settimane fa ha confermato la voce, diffusasi a fine settembre, dei nuovi venuti nel suo azionariato, rifiutandosi però di svelarne l'identità. L'acquisizione è stata fatta dalla Aska, una galleria d'arte controllata da una chiacchierarissima finanziaria, la Aichi, cinquecento dipendenti, giro d'affari di 1430 miliardi di lire nell'88, di cui è presidente onorario un personaggio negli ultimi anni entrato e uscito di galera, Takemichi Morishita, 57 anni. Morishita occupa questa carica decorativa soltanto perché coi suoi trascorsi non può per legge avere alcuna responsabi lità giuridica. Nominalmente è quindi alla testa della società un oscuro ex impiegato statale, protetto da un altro discusso finanziere, Kenji Osano, a suo tempo maneggione delle tangenti Lockheed, per le quali finì in galera l'ex primo ministro Tanaka. Ma il cervello della Aichi rimane Morishita: personaggio che gira in Rolls Royce con temibile scorta, spostandosi in elicottero per raggiungere uno dei suoi sci campi da golf dalla sua villa-fortezza, proprietario anche di un castello in Francia. Morishita è diventato il secondo azionista della Christic's acquistando la quota del 7,3 per cento fino a ieri detenuta dal finanziere australiano Robert Holmes Court. Questi l'a¬ veva acquisita un anno fa, ma si era trovato contro tutta la christic's, che con la puzza sotto il naso guardava con disdegno il nuovo venuto, senza permettergli di metter becco nell'andamento della casa. Avendo ora ceduto la sua partecipazione a Morishita, Robert Holmes Court si è preso una sottile vendetta: far provare alla Christie's nostalgia, se non rimpianto, d'un tipo come lui, forse parvenu, ma senza le esperienze del suo successore. Nato agli affari nel '68 con una botteguccia di tessuti, Morishita è cresciuto presto passando alla finanza, nella quale usa metodi spicci. La Aichi da lui fondata è nota come «becchino delle imprese»»: in un sistema bancario riluttante a largheggiare nel credito, la Aichi concede prestiti a tassi di usura a aziende medie e piccole in crisi di liquidità, sbranandole poi per rientri immediati con tecniche intimidatorie, incamerando i loro immobilizzi prima di mandarle alla bancarotta. Un soccorso fatale per chi lo riceve. Arrestato nel '75, e condannato a un anno, Morishita è tornato in prigione nel settembre 1985 per due anni, per una complessa operazione di finti aumenti di capitale sociale per una società di illuminazione che gli aveva chiesto soccorso. Un losco affare da alcune centinaia di miliardi di lire. La galleria Aska, controllata dalla Aichi di Morishita, ha acquistato il 18 ottobre in un'asta a New York da Sotheby's sette opere di Picasso, Monet, Van Gogh, per 35 miliardi di lire. C'è chi dubita tuttavia che l'ingresso dell'equivoco gruppo nella Christic's sia dovuto a autentica passione per il mondo dell'arte. Molti pensano che l'operazione sia stata fatta solo per essere pregati di uscire dalla prestigiosa casa, previo congruo pagamento della quota acquisita. Con ciò, sarebbe Christie's stessa a metter parte di se medesima all'asta per liberarsi di cattive compagnie. Fernando Mozzetti
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