Siad Barre, il boia dell'Africa

Siad Barre, il boia dell'Africa Un dossier sulle brutalità del regime somalo: massacri di donne, vecchi e bambini Siad Barre, il boia dell'Africa Anche gli Stati Uniti lo stanno abbandonando Pubblichiamo, per gentile concessione di «The Wall Street Journal», un articolo sulla Somalia di Robert Kaplan, esperto di problemi africani e dei Paesi sottosviluppati. IN termini di brutalità il regime somalo del presidente Siad Barre può aspirare al ruolo di numero uno nel mondo. La sola ragione per cui si parla poco della Somalia sono i numeri: si tratta di un territorio popolato da appena otto milioni e mezzo di persone, disseminate su un'estensione maggiore a quella di Spagna e Portogallo messe assieme. L'unico limite di Barre è nel numero di persone che riesce a uccidere e torturare. Decapitare bambini, assassinare a pugnalate i vecchi, violentare e uccidere le donne, seppellire vive le persone sono solo alcune delle atrocità che l'esercito somalo ha compiuto negli ultimi due anni. Circa 500 mila somali sono già fuggiti nella relativamente sicura Etiopia marxista per sottrarsi alle truppe di Barre. Nel porto di Berbera, per esempio, centinaia di uomini del clan rivale Issak sono stati arrestati nel maggio dell'88, imprigionati e poi prelevati di notte a gruppi — da cinque a cinquanta persone, ogni volta - per essere giustiziati senza processo. Non sono state usate pistole. Ogni vittima è stata pugnalata. Questi sconvolgenti particolari stanno solo ora venendo alla luce grazie ad un accurato documento, basato su centinaia di interviste fatte a rifugiati somali. Lo studio ò stato condotto da Bobert Gersony, consulente del Dipartimento di Stato americano ed esperto di indagini sulle violazioni dei diritti umani nel mondo. Ciò che dà a queste testimonianze un significato particolare, comunque, e il fatto che fanno parte di un dramma più vasto, che coinvolge la strategia degli Usa e dcll'Urss nel Corno d'Africa. Mai come nelle ultime I settimane, dopo gli sconvolgiI menti degli Anni 70, questa zoI na è in preda a mutamenti alI trettanto violenti. Il potere di Siad Barre si sta, infatti, rapidamente erodendo. Le sue forze armate sono scosse da rivolte e controllano ormai meno della metà del Paese. L'inflazione è a livelli record. Disperato, Barre ha dovuto chiedere l'aiuto della Libia per fronteggiare gli attacchi del Movimento Nazionale Somalo, che è solo uno dei gruppi che combattono il regime nella capitale Mogadiscio. Siad Barre, 70 anni, autodichiaratosi «socialista scientifico», gode dell'appoggio del suo clan Mareham, una minoranza che si sta ulteriormente riducendo. Gli interessi dell'America in Somalia consistono principalmente in un una pista, vicino al porto di Berbere, che l'aviazione militare statunitense utilizza per la sorveglianza del Golfo di Aden e dell'Oceano Indiano. Questa striscia di asfalto è fiancheggiata da alcune costruzioni basse, fornite di aria condizionata, dove un pugno di americani mantiene i contatti radio con il mondo esterno. Negli ultimi due anni, il deserto intorno alla base è diventato teatro di esecuzioni di massa e di totale anarchia: un luogo dove, a causa della brutalità e dell'inettitudine di Barre, nessuno riesce più a controllare la situazione. Dal momento in cui il regime nemico di Menghistu Haile Mariani, appoggiato dall'Urss, ha preso il potere nella vicina Etiopia, gli Usa si sono visti costretti ad utilizzare quella desolata pista di Berbera come ultimo avamposto per fronteggiare le numerose basi aeree sovietiche nella zona. Ma dopo i drammatici eventi sui campi di battaglia delle ultime settimane, quelle basi potrebbero essere in pericolo non meno della solitaria pista americana. Agli inizi di settembre sono stati catturati 10 mila soldati etiopi da parte della guerriglia eritrea e tigrina. Recentemente, nella provincia del Wollo. nel cuore dell'Etiopia, le forze del Fronte del Tigre hanno uc- ciso, ferito e catturato altri 20 mila governativi. L'esercito del Tigre si trova a 250 chilometri a Nord da Addis Abeba e minaccia ora la città di Dese, la cui caduta isolerebbe la capitale di Menghistu da Assab, il porto attraverso il quale il carburante e tutti gli altri rifornimenti arrivano ad Addis Abeba. Menghistu è stato cosi costretto a trasferire migliaia di uomini per presidiare la città contro l'attacco dei guerriglieri tigrini, rischiando però la perdita di altri territori in Eritrea. Menghistu si trova in una situazione sempre più compromessa. Metà del suo esercito è impegnato a difendere la città di Asmara dall'attacco eritreo. E più si indebolisce, più pressanti diventano le sue richiestedi aiuto agli Usa. Se i tigrini sono comunisti, sono tuttavia, conte gli eritrei, tra i guerriglieri più anti-sovietici del mondo, perché hanno dovuto subire per un decennio i bombardamenti dell'aviazione di Menghistu, fornitagli dall'Urss. Tutto ciò significa che l'influenza sovietica in Etiopia sta crollando tanto rapidamente quanto il regime di Barre in Somalia. Gli Usa hanno perciò la possibilità sia di chiedere con maggior decisione la tutela dei diritti umani che di rimediare agli errori commessi nel Corno d Africa negli Anni 70. Tornando alla Somalia, il Dipartimento di Stato ha già cominciato a prendere le distanze da Siad Barre, come si può capire dalla decisione di pubblicare il documento Gersony. Inoltre, l'America ha sospeso i due milioni e mezzo di dollari di aiuti militari e il milione di aiuti economici. Ma queste misure non sono sufficienti. Dato che la percezione del legame tra gli Usa e Barre è molto forte, nel caso che il presidente dovesse cadere, anche la pista di Berbera potrebbe subire la stessa sorte. Considerando come sia limitata la sicurezza della pista, comunque, l'opzione migliore per l'amministrazione Bush sarebbe di schierarsi contro il regi me, in termini sufficientemente chiari da essere evidenti a tutti i somali che contano. E' una certezza che i giorni del presidente Barre siano ormai contati. Gli Usa dovrebbero preoccuparsi quindi che la loro posizione nella regione non venga compromessa in seguito alla sua caduta. Nessuno sa con certezza chi sarà il successore di Barre e cosa succederà in Somalia dopo il suo rovesciamento. Ma, come dice un esperto: «Chiunque sia, dovrà certo fare molti sforzi per dimostrarsi peggiore di Barre». Mentre il Dipartimento di Stato si prepara al dopo Barri:, dovrebbe continuare a sostenere l'ex presidente Jimmy Carter nella sua iniziativa di mediare tra Menghistu e la guerriglia eritrea in Etiopia e, contemporaneamente, dovrebbe avviare dei contatti con i ribelli del Tigre attraverso il vicino Sudan. I politici etiopi sono i più sofisticati e reticenti di tutta l'Africa. Basta ricordare che a Menghistu occorsero diversi mesi, in quello che divenne noto come «il golpe strisciante», per rovesciare l'imperatore Haillé Selassié tra il '74 e il '75. Non c'è modo di preparare segretamente la successione, come è talvolta possibile in altre zone del continente. Ma gli Usa hanno un grande vantaggio: i sovietici sono detestati ovunque ir* Etiopia per ciò che hanno fatto al Paese. Non solo nell'Europa dell'Est gli eventi sono favorevoli agli Usa, ma anche nel Corno d'Africa. La sola responsabilità americana nella regione è ciò che rimane del legame con Siad Bar re, legame che dovrebbe essere .eciso il più in fretta possibile. Robert D. Kaplan I presidente della Somalia Siad Barre