Bologna, processo in panne

Bologna, processo in panne La strage della stazione: respinte altre istanze di rinvio Bologna, processo in panne Continua il braccio di ferro Corte-imputati BOLOGNA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Sono bastate poco più di due ore di camera di consiglio perché la corte d'assise d'appello di Bologna respingesse un'istanza di rinvio e una richiesta di inammissibilità presentate da alcuni imputati del processo per la strage della stazione. Anche ieri, negli interventi della difesa ha tenute, banco il «caso Montorzi». L'avvocato Adriano Cerquetti, difensore di Valerio Fioravanti e Francesca Mambro. aveva chiesto la sospensione dell'appello in attesa che la Procura di Firenze chiudesse l'inchiesta aperta verso i giudici accusati da Montorzi di «connivenze» con il pei. «Se verrà accertato che le accuse sono vere — aveva sostenuto — quella sentenza sarebbe inesistente». E per avvalorare la sua tesi, Cerquetti ha presentato in aula la certifi¬ cazione sui fascicoli aperti dalla Procura fiorentina. Le parti civili hanno reagito. Dalla certificazione prodotta - hanno sostenuto - non risulta alcun provvedimento nei confronti dei magistrati e de! primo grado. Un'appassionata difesa di Bologna come sede naturale del processo e contro ogni ipotesi di sospensione ò stata fatta dal pg Franco-Quadrini. Il rappresentante della pubblica accusa ha difeso, in particolare, le motivazioni dell'appello contro la sentenza di primo grado contestate con una richiesta di inammissibilità da Stefano Delle Chiaic, il dirigente di Avanguardia Nazionale assolto per insufficienza di prove. Quadrini ha ricordato di avere presentato appello perché convinto che ci siano prove sufficienti perché Licio Gelli, i neofascisti e i vertici dei servizi segreti «deviati» vengano condannati anche per associazione eversi¬ va. «L'ipotesi di un complotto giudici-pci non sta in piedi», ha detto Quadrini. La sentenza di primo grado ha colpito gli autori della strage, ma non i mandanti che il piti aveva individuato nell'intreccio tra terrorismo nero, P2, criminalità organizzata. Secondo il Pg, è questa la dimostrazione più evidente che «nessun "teorema accusatorio" è stato precostituito al di luori dell'aula, dove i giudici hanno lavorato in piena autonomia». Superati anche questi problemi procedurali, il processo prosegue. Ma con una riserva: la pronuncia della Cassazione sull'istanza di trasferimento del processo da Bologna presentata dall'avvocato Antonio Lisi, difensore di Sergio Picciafuoco. A Bologna, sostiene l'imputato, non ci sarebbe un clima tale da consentirgli di essere giudicato con serenità. Marisa Ostolani

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