A Napoli continua l'assedio ai libici di Fulvio Milone

A Napoli continua l'assedio ai libici Il governo vieta lo sbarco, loro passano il tempo a pregare e a lanciare minacce A Napoli continua l'assedio ai libici Ma entro le 18 devono salpare le ancore e andarsene NAPOLI. Ora ci raccontano che la «Garnata», la nave della Jarnahirija bloccata dall'altro ieri nel porto di Napoli, è salpala da Tripoli all'insaputa del colonnello Gheddafi. «L'abbiamo occupata di nostra iniziativa, con la forza», proclama a gran voce Mohamed Baucs, il leader del comitato rivoluzionario che accompagna gli 845 «pellegrini» libici in questo lungo «viaggio del riscatto e della vendetta». Baues parla dal telefono di bordo, l'unico mezzo di comunicazione possibile con il vecchio bastimento ormeggiato al molo sette. Poliziotti e carabinieri armati impediscono infatti qualsiasi contatto con quella «scheggia» di Libia proiettata inaspettatamente dalla costa africana a Napoli. I passeggeri, privi del visto d'ingresso e confinati sul bastimento, sono costretti a celebrare nel salone centrale la «giornata di lutto», decretata dal governo di Tripoli per ricordare i I libici «deportati e uccisi duran- J le la colonizzazione italiana». II commissario politico continua a ridimensionare un caso | scomodo per il suo governo come quello della «Garnata», e parla di «iniziativa spontanea dei familiari dei deportati libici». Il colonnello Gheddafi, precisa, «ha saputo di questa storia a cose fatte. Non può dire nulla perché nessuno ha il diritto di contraddire un ordine del popolo, neanche lui». Anche se lontano dagli occhi delle telecamere, il «popolo» della «Garnata» piange e prega per l'intera mattinata. Si raduna nel salone «pieno di stucchi verdi», come ci racconta un funzionario di polizia che ha libero accesso a bordo. Una parete è interamente occupata da uno striscione scritto in italiano: «La rappresentatività è il cancro della democrazia». Di tanto in tanto il comitato organizza gruppi di pellegrini e li invia sul ponte, per scandire slogan anti-imperialisti. «Sono parenti dei deportati spiega al telefono Baues —. I più anziani hanno vissuto sulla loro pelle le atrocità commesse dalle truppe coloniali italiane. Hanno gambe o braccia amputate. Molti non sono neanche in grado di alzarsi dalle cuccette della nave». Un proclama letto con voce stentorea li definisce «testimoni e vittime della prima, barbarica opera di deportazione commessa nella storia dell'umanità contro il popolo libico. Avevamo chiesto alle autorità italiane di poter almeno piangere sulle tombe dei nostri padri, deportati nei campi di sterminio di Ponza, Ustica, Ventotcne e Tremiti. Ma loro non hanno voluto capire le ragioni del nostro viaggio». Un viaggio inutile, perché tanto dalla «Garanta» nessuno può sbarcare. La decisione del governo Andreotti di negare i visti d'ingresso in territorio italiano provoca proteste e qualche velata minaccia: «Quando torneremo a casa ci recheremo in tutte le città per raccontare alla gente come siamo stati trattati. Ci rivolgeremo ai con¬ 1 l ! [ I! I J | gressi popolari», ammonisce Mohamed Baues. Se al «commissario politico» della «Garnata» spetta il compito di dare un contenuto ideologico al pellegrinaggio, al comandante Fauzi Mohamed tocca pensare alla sopravvivenza del suo equipaggio e dei passeggeri. Sin dal mattino chiede a un funzionario di un'agenzia marittima acqua, farina per il cuscus ed altre derrate alimentari per un costo che si aggira sui 140 milioni. Ma sorge subito un problema: chi paga? I fornitori hanno bisogno di una garanzia, ma parlare con le autorità libiche nel giorno del lutto nazionale è un'impresa difficile: ogni via di comunicazione è interrotta, perché cosi ha deciso il colonnello Gheddafi. L'ennesimo ostacolo viene finalmente superato nel pomeriggio, quando un funzionario 1 dell'ambasciata di Tripoli a Rol ma dà l'«ok» all'imbarco della ! merce. Ieri un funzionario di polizia [ ha consegnato al comandante I della «Garnata» un decreto che impone l'allontanamento della nave entro le 18 di oggi. Sarà ri! spettato l'ultimatum? «La nostra azione era e rimane del tutto pacifica risponde Mohamed Baues . Se le autorità italiane non autorizzano lo sbarco ce ne torneremo a casa, senza aver potuto piangere i nostri morti». Fulvio Milone Ultime proteste dei libici a bordo della "Garnata', la nave che nel pomeriggio lascerà Napoli Nel riquadro: Roberto Ceccato. l'italiano ucciso in Libia

Persone citate: Andreotti, Fauzi Mohamed, Gheddafi, Mohamed Baues, Roberto Ceccato, Rol