Italiano assassinato a Tripoli di Andrea Di Robilant

Italiano assassinato a Tripoli Un grave, e ancora oscuro episodio, accresce la tensione tra il nostro Paese e la Libia Italiano assassinato a Tripoli La Farnesina a Gheddafi: subito la verità ROMA. La morte di un italiano, ucciso a Tripoli in circostanze poco chiare, rischia di complicare ancora di più i rapporti tra Italia e Libia, già abbastanza tesi dopo l'arrivo inaspettato di oltre 800 libici senza visto a bordo della nave «Carnata». Roberto Ceccato, un padovano di 35 anni, padre di un bambino di due anni, è stato ucciso mercoledì sera da due colpi di arma da fuoco sull'autostrada che collega la capitale all'aeroporto. Il suo corpo è stato trovato nelle vicinanze delle officine Facco, dov'era impiegato. Secondo fonti locali, Ceccato sarebbe stato ucciso a scopo di rapina. Ma la Farnesina è ancora in attesa di ricevere informazioni più dettagliate: ieri, infatti, a Tripoli era in vigore ;:n «black-out» dell'informazione per la giornata di lutto in memoria dei morti della guerra coloniale. Il direttore generale degli Affari politici, Enzo Perlot, ha convocato l'ambasciatore libico, Abdul Rahman Shalgam, al ministero degli Esteri. Al diplomatico, Perlot ha chiesto tra l'altro «l'adozione immediata di adeguate misure di protezione per la collettività italiana in Libia». L'altro ieri l'ambasciata d'Italia a Tripoli era stata circondata da dimostranti che lanciavano insulti e accuse. Fochi giorni prima la rivista «Marcia verde», organo dei comitati rivoluzionari libici, aveva usato toni incendiari nel reclamare nuovi indennizzi di guerra. Poi la «Gamata», con i suoi 800 passeggeri, era stata mandata allo sbaraglio fino a Napoli. Perlot ha richiamato l'attenzione dell'ambasciatore sul pericolo di fomentare ondate emotive contro gli italiani. «L'uccisione di Ceccato potrebbe anche essere una pura coincidenza — ha detto un portavoce della Farnesina —, ma desta particolare preoccupazione proprio perché è avvenuta in un momento assai delicato». Se non verrà immediatamente chiarita, infatti, la morte del giovane potrebbe far addensare nuove nubi sui rapporti italo-libici, proprio quando l'atmosfera sembrava avviarsi ad una schiarita. La «Garnata» ripartirà oggi per la Libia. Andreotti le ha augurato un frettoloso «buon viaggio», quasi a voler mettere fine a questo episodio il più presto possibile. Tornerà in patria anche la delegazione di circa 170 libici, venuta regolarmente a Roma per incontrarsi con le autorità italiane e risollevare la questione degli indennizzi di guerra. La visita è stata deludente. Il previsto incontro con il presidente della commissione Esteri della Camera, Flaminio Piccoli, è stato annullato. Soltanto in extremis, quando sembrava ormai che nessuno nella capitale avrebbe ricevuto i libici, è stato organizzato un breve incontro al Senato con il segretario della commissione Esteri, Antonio Graziani. La delegazione, guidata dal presidente dell'Asso¬ ciazione Italia-Libia, Mohammed Abu Sitta, ha reso noto il suo «disappunto» per la fredda accoglienza riservata dal governo italiano. Questo rimpianto dei libici non ha affatto impietosito il ministro degli Esteri De Michelis, che ha definito «propagandistiche» le iniziative escogitate da Tripoli per risollevare la questione degli indennizzi. L'Italia, ha ricordato, considera chiuso il capitolo dei risarcimenti di guerra sin dal 1956, quando versò quasi 5 miliardi di lire a re Idriss. «Non possiamo che ribadire con molta fermezza la nostra posizione», ha detto il ministro. «Penso — ha aggiunto — che tutta la vicenda si risolverà senza danni». Ma De Michelis non è passato illeso attraverso le polemiche di questi giorni, ricevendo frecciate anche da esponenti della maggioranza. «E' ora di finirla — ha detto il democristiano Pierferdinando Casini — con le aperture di ere dito al regime di Gheddafi che non siano strettamente neces sarie. «Maggior cautela an drebbe consigliata anche al nu¬ nistro De Michelis». Anche repubblicani e liberali se la sono presa con il ministro degli Esteri, sostenendo che bisogna seguire una linea più dura nei confronti del colonnello. E perfino il senatore Guido Cerosa, compagno di partito di De Michelis, ha presentato un'interrogazione per sapere quali sono ì motivi che hanno spinto la Farnesina ad agevolare l'arrivo in Italia della delegazione libica. Ma la protesta più dura è venuta dai missini, che non si sono limitati a manifestare le loro critiche a parole. Circa una cinquantina di loro si sono recati davanti all'ambasciata libica a Roma. Al grido di «Viva l'Italia! A morte Gheddafi!», hanno gettato uova marce e tentato di scavalcare il cancello. Sono stati respinti con qualche difficoltà dai carabinieri. Un giovane è rimasto contuso ed è stato portato al Policlinico. Altri tafferugli sono avvenuti in una via poco lontano. Il traffico è rimasto bloccato per più di un'ora. Andrea di Robilant